Narrativa italiana Romanzi Gli alunni del sole
 

Gli alunni del sole Gli alunni del sole

Gli alunni del sole

Letteratura italiana

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Un fruttivendolo guappo, un gobbo ignorante e superstizioso, un carbonaio ladro, un fattorino giovane e intrigante, un erudito ex bidello di scuola: cosa possono avere in comune questi personaggi così diversi? L'amore per la mitologia greca, naturalmente. O meglio la curiosità di conoscere amori, furori, imbrogli, battaglie degli dèi greci. Federico Sòrice, il bidello, racconta giorno per giorno una sorta di mitologia rivisitata con spirito tipicamente napoletano, perché così le avventure e i piaceri di don Antonio Pagliarulo o di don Rosario Nepeta si intrecciano a quelli di Giove, Minerva, Nettuno, Venere, Ercole...



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Gli alunni del sole 2018-02-27 15:59:50 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    27 Febbraio, 2018
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La forza del mito

Dopo due volumi (L’oro di Napoli e San Gennaro non dice mai no) con cui Giuseppe Marotta è riuscito a mostrare al lettore l’autentico spirito di Napoli e più ancora il carattere peculiare e unico dei suoi abitanti, pagine che in alcuni casi possono anche strappare più di un sorriso, ma che in ogni caso sono venate da una malinconia di fondo, ecco un’opera la cui finalità, pur restando sempre nell’ambito partenopeo, è umoristica.
Federico Sòrice, per ben trent’anni bidello del liceo di Piazza Dante, da cui in seguito era stato forzatamente allontanato a causa di un suo particolare vezzo che consisteva nel ritocco con tenui inchiostri dei disegni della stoffa dei logori soprabiti degli insegnanti, forte delle conoscenze acquisite ascoltando sui malgrado, o anche per suo piacere, le lezioni, partecipa la cultura così conquistata a un eterogeneo pubblico. E’ così che ogni giorno raduna intorno a sé, dove capita, e sempre per la strada, il fattorino telegrafico Vincenzo Aurispa, il barbiere don Antonio Pagliarulo, il calzolaio don Catello Debbiase, il gobbo don Rosario Nèpeta e il fruttivendolo guappo e becco Salvatore Cademartori.
Di che parla Federico Sòrice? Racconta, in forma colorata, la mitologia greca e romana, dalle origini del tutto, cioè da Saturno in avanti. E non è un caso se si ride, sia per degli ameni accostamenti che per gli interventi degli alunni, interessati alla narrazione forse più dei liceali, ma che di tanto in tanto trovano che c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che sfugge alla logica. A ben guardare è proprio questo l’insegnamento del libro, vale a dire che per la comprensione della mitologia occorre ricordare che la logica corrente del mondo non è l’unica esistente, perché con la mitologia appunto è ancora possibile credere che un toro rapisca una fanciulla e che attraversi tutto il mar Mediterraneo per poi giacere con lei. E don Federico racconta, come in preda a un’ossessione, fino all’ultimo giorno, quando muore, con gli amici-alunni intorno al suo letto che s’aspetterebbero una sorta di miracolo, magari che un cocchio celeste irrompa dal soffitto e se lo porti via. Ovviamente non accade nulla di tutto questo, ma “ e il Tondo di Capodimonte, poi il suo guanciale, come la sfera di cristallo dei negromanti, si screzia di varie immagini che sembrano navigarvi. Don Federico, è Napoli. Sono via Cagnazzi e il Tondo di Capodimonte, Piazza Dante e il Carmine, San Ferdinando e Santa Lucia, ...”. La mitologia, il sogno che ci permette di volare, ma sempre con i piedi per terra, non abbandona mai il mondo reale.
Grazie, don Federico Sòrice, per averci portato un po’ con te nei tuoi sogni a occhi aperti.

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L'oro di Napoli e San Gennaro non dice mai no, entrambi di Giuseppe Marotta.
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