Narrativa italiana Romanzi Finché dura la colpa
 

Finché dura la colpa Finché dura la colpa

Finché dura la colpa

Letteratura italiana

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Domenico è un solitario. Non studia, non lavora, possiede una sola passione: i libri. La lettura è per lui l'unico motivo per sopravvivere. Ogni pensiero è rivolto, come fine ultimo, a chiudersi in camera a divorare un libro dopo l'altro. Questo atteggiamento fra il rinunciatario e l'indolente indispettisce il padre, operaio siciliano emigrato in Brianza, che reagisce rozzo e violento mentre la madre, benché succube del marito, è troppo protettiva per attaccarlo. Poi arriva Anna, una ragazza che incontra per caso in stazione, che come lui ama Pasolini alla follia - tra loro nasce un sentimento anomalo, sempre sul filo dell'imbarazzo, del diniego, in fondo il riflesso della vita di Domenico. Ma questa immutabilità subisce una frattura quando il padre gli trova un lavoro da operaio. Domenico non riesce a opporsi alla sua volontà, tuttavia quando si presenta al cancello della fabbrica, non trova il coraggio e non lo varca. Se la svigna e si rifugia in un bar dove trova ad aspettarlo Agosto, un personaggio sinistro che gli offre una via d'uscita, che Domenico accetta di percorrere senza pensarci troppo: ma quale sarà il suo prezzo?



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Finché dura la colpa 2017-07-06 21:24:07 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    06 Luglio, 2017
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Andiamo a prenderci quello che ci spetta

Domenico è un ragazzo “difficile”: ha vissuto il trauma infantile della scomparsa del fratellino (“Vincenzo finì nella triste statistica dei bambini scomparsi … Vincenzo perso dietro al suo amico immaginario - ndr: Matito - io divorato dai miei fantasmi letterari. Entrambi perennemente assorti sulle nostre voragini interiori”), è vittima di bullismo, patisce l’emarginazione scolastica e le sfuriate di un padre che cerca di imporgli una schema di vita più “normale”; trova rifugio e conforto soltanto nella lettura (“Persuaso che le pupille che leggono tradiscono sempre una luce più tenue perché più usurata”), che pratica con accanimento.

Con queste premesse e pieno di complessi anche sessuali, Domenico intreccia una strana amicizia con Anna (“Provai un’istintiva simpatia per questa ragazza che, come me, era uscita di casa per leggere Pasolini nella penombra di una stazione, in mezzo al flusso di chi parte e di chi arriva”), rifiuta il lavoro in fabbrica che il padre gli ha procurato (“Io non c’entro nulla con questa pletora di umiliati e offesi”) e si lascia irretire dalle promesse di Agosto, losco personaggio (“Sai, ci sono due modi per liberarsi della mediocrità. Uno è l’arte e l’altro è l’azione. Sono connesse tra loro ma l’azione è su un gradino superiore rispetto all’arte. C’è stato un solo artista che l’ha capito, Rimbaud appunto. Prima ha scritto versi e poi è andato in Africa a vendere armi”), con il quale attua una vendetta ambivalente (“Lunedì. Questo lunedì. Andiamo a prenderci quello che ci spetta”).

Gli eventi precipitano verso un epilogo che in qualche modo riecheggia Lo straniero di Camus.

Giudizio finale: crudele, impietoso, sferzante

Bruno Elpis

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