Narrativa italiana Romanzi Fausto e Anna
 

Fausto e Anna Fausto e Anna

Fausto e Anna

Letteratura italiana

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Nella Volterra degli anni Trenta, Fausto e Anna vivono l'incanto del primo amore tra inquietudini adolescenziali e dubbi sui modelli dell'ambiente di provincia. Si ritrovano per caso anni dopo - Fausto uomo e partigiano, Anna moglie e madre - ormai divisi dal loro differente vissuto. Il passaggio a un'età più matura, pur nel riferimento a tempi e luoghi precisi, si eleva a paradigma del diventare adulti attraverso le scelte attuate, divergenti per lo scarto tra l'ideale, inseguito nell'irresolutezza dall'intellettuale Fausto, e il reale, incarnato dalla pragmaticità semplice della meno esitante Anna. E in quanto tappa della ricerca che Fausto fa di se stesso, la Resistenza, rappresentata con fedeltà alla storia, è illuminata nei suoi significati e nelle sue ombre dagli interrogativi del protagonista. Vicenda amorosa ed esperienza dell'impegno, vita e destini si fondono mirabilmente nel realismo antiretorico di Cassola, che fa di questo suo primo romanzo (apparso nel 1952 e poi riscritto nel 1958) un capolavoro della letteratura italiana del dopoguerra.



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Fausto e Anna 2022-03-03 11:24:08 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    03 Marzo, 2022
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Una storia d'amore e di guerra

«Le pareva davvero che qualcosa fosse passato per sempre, portato via dal vento che soffiava nella piccola fotografia scompigliando i vestiti e i capelli.»

Probabilmente uno dei romanzi più travagliati e contestati di Carlo Cassola è “Fausto e Anna”, opera questa pubblicata per la prima volta nel 1952 – n. 8 della collezione dei “Gettoni” diretta da Elio Vittorini, grande talent scout – e da qui immediatamente contestata per quelle che furono interpretate come delle posizioni anti-partigiane e in particolar modo per quelle critiche poste in essere alla Resistenza che tra queste pagine viene presa in esame e analizzata non solo dal punto di vista esterno dell’osservatore ma anche interno del “chi ne ha fatto parte”. Innegabile è inoltre la componente autobiografica che segna queste pagine e che conduce chi legge alla scoperta di quella che è prima di tutto una storia d’amore. Soprattutto, questo, nella prima parte del componimento ove conosciamo i due protagonisti e in particolar modo il loro tormento d’amore. Ma chi è Fausto e chi è Anna?
La storia d’amore e di guerra che conosciamo si snoda nell’arco temporale di 15 anni e più precisamente va dal 1930 al 1945. Conosciamo in primo luogo Anna, la conosciamo in un contesto contadino e solo successivamente al suo ritorno in città (Volterra) riusciamo davvero a collocarla. È una giovane donna che ha dovuto interrompere gli studi magistrali, una donna che non si ritiene particolarmente istruita e che per questo non comprende l’interesse manifesto del giovane nei suoi confronti. Al contempo è ingenua ma scaltra, matura ma incosciente. Cambia umore, muta e mette alla prova la tempra dei suoi corteggiatori. Vi si sottrae, vi rifugge, vi cede. Fausto è invece un piccolo intellettuale borghese che vive a Roma insieme ai genitori, è un po’ alter ego di Cassola, e che viene a trovarsi in quel di Volterra. È in procinto di scegliere gli studi universitari con cui proseguire il suo percorso di studi, è combattuto tra il desiderio del padre che lo spinge a portare avanti il suo studio o ancora a frequentare una facoltà in ogni caso tra giurisprudenza e medicina, e il suo desiderio di iscriversi alla facoltà di lettere.
Ed è da qui che ha inizio l’attrazione. Per Anna il ragazzo rappresenta il mondo sconosciuto, per Fausto la giovane è freschezza, novità, espressione di un possibile venturo futuro. Ma “Fausto e Anna” non è solo questo. Suddiviso in due parti da cinque capitoli ciascuna, il romanzo soprattutto nella seconda parte lascia in parte le vicissitudini amorose, che restano ma si aggiungono come collocazione, su quelli che sono anche i fatti storici.

«A quella gente lì, gl’importa soltanto della gloria. Tutto per ambizione, l’ha fatto. Non mi raccontino storie.»

“Fausto e Anna” è stato più volte considerato come un “romanzetto d’appendice” e questo proprio per questa sua prima parte che non coinvolge, disincentiva la lettura, fatica a far appassionare essendo la narrazione scarna, poco empatica, molto schematica ma anche priva di fronzoli. Questo non favorisce nel coinvolgimento ma al contempo nemmeno nel trattenere. Tuttavia anche la seconda parte arriva e non arriva. Se ne comprende il senso, se ne comprende la ragione alla base ma è altrettanto percepibile un grande senso di squilibrio. “Fausto e Anna” è un romanzo pieno di vita e su questo non si discute, è un romanzo pieno di emozioni, ma è anche un titolo sbilanciato e questo gioca a suo sfavore in quella che poi va ad essere la valutazione finale, il vero e proprio lascito. Anche se la sfera più intimista lascia poi spazio a quello che è l’affresco storico, il lettore giunge sfiancato, quasi annoiato. Non manca la riflessione storica, la visione apologetica su quella che è stata la Resistenza vista nella sua integrità del “bene e del male”, del “giusto e dello sbagliato” e che poi nel complesso è il focus centrale dello scritto, la visione scettica e ipocrita relativa alla classe borghese ma non manca nemmeno quella sensazione di incompletezza e di qualcosa di sfuggente che ne permea le pagine. Un titolo da leggere per completezza personale ma non certo, purtroppo, il migliore di Cassola.

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Fausto e Anna 2022-02-01 21:26:48 Calderoni
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Calderoni Opinione inserita da Calderoni    01 Febbraio, 2022
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La complicazione di Fausto, la semplicità di Anna

Avete bisogno di una bella narrazione dai toni letterari e non banale? Scegliete Carlo Cassola. Un consiglio partite da Fausto e Anna, prima di passare al ben più celebre La ragazza di Bube. Per buona pace dei neoavanguardisti che hanno “bollato” Cassola e Bassani, le narrazioni dello scrittore nato a Roma nel 1917 funzionano nella loro semplicità. Proprio la semplicità è il marchio di fabbrica dei due romanzi sopra menzionati. Cronologicamente si danno il cambio, proprio come due staffettisti: Fausto e Anna tratteggia meravigliosamente la società giovanile, e non solo, degli anni Trenta e poi accompagna il lettore nel periodo bellico; La ragazza di Bube, invece, racconta come rientrare nella società civile dopo aver combattuto durante la Resistenza sia stato un problema molto complesso e troppo spesso taciuto. Tra i due romanzi intercorrono otto anni (1952 il primo ma Cassola ci lavorò per dodici anni, a partire dal 1949 e anche dopo la prima pubblicazione; 1960 il secondo, che in un breve periodo divenne un vero e proprio bestseller). In entrambi i casi il contesto è quello toscano, un contesto ben conosciuto da Cassola che si è trasferito in Toscana proprio in prossimità dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Altro aspetto che caratterizza entrambe le opere è l’amore, sempre interconnesso con l’aspetto politico (più accentuato nel romanzo del 1960, ma evidente anche nella seconda parte di Fausto e Anna). Sarebbe sbagliato, a mio modo di vedere, ridurre al tema amoroso le due opere perché sanno andare profondamente oltre e, come detto, hanno la capacità di fotografare un’epoca. Un ultimo aspetto comune è la visione non tradizionale e a tutti i costi positiva della Resistenza partigiana. Cassola, infatti, abilmente riesce a porre l’accento su pregi e difetti della lotta lungo la linea Gotica. Non si nasconde e sottolinea alcuni misfatti fini a se stesso che la guerra ti induce a compiere che tu sia nero o rosso. E poi a rafforzare il tema politico ci sono riflessioni sulla storia del socialismo italiano (dice Baba, compagno di Fausto al fronte: «Mi fanno ridere questi giovani d’oggi. Per loro la storia del socialismo italiano comincia con Gramsci. Parlano di Turati come di una vecchia ciabatta. Certo Turati, Modigliani, Treves hanno la loro parte di responsabilità, ma credi tu che non abbiano fatto nulla per lo sviluppo del movimento?») e anche sulle gerarchie di rapporto tra i partigiani nella macchia e i comitati disseminati nei diversi paesi.
Entrando nello specifico di Fausto e Anna, delinea in modo limpido la vicenda Mario Luzi: «È il primo difficoltoso amore tra Fausto e Anna, il loro diverso destino, il loro perdersi e ritrovarsi e separarsi definitivo; e, intrecciato al loro destino, il destino di Miro, il giovane dai sani appetiti che sposerà Anna, e il destino di Nora, la gioviale, franca cugina di Anna. Il perno della vicenda è Anna e tutta si riduce a un incontro tra la volontaria complicazione di Fausto con la semplicità reale di Anna e di tutto ciò che la circonda». Anna si può racchiudere in queste parole di Cassola a inizio romanzo: «Ad Anna dispiaceva dar noia; dispiaceva soprattutto che la gente si occupasse di lei. Cercava sempre di passare inosservata». In tal senso la personalità di Anna è molto diversa rispetto a quella della Mara di Bube. È la classica piccolo-borghese di provincia. Più incostante è il protagonista maschile, che è accostabile per il suo modo di essere indecifrabile a un personaggio di qualche anno successivo, Giacomo, detto Mino, de La Romana di Alberto Moravia. A diciotto anni si sente un intellettuale, si estrania dal proprio ambiente piccolo-borghese di città. È poco motivata la sua scelta di aderire al movimento partigiano, dopo che per lungo tempo aveva osservato questi combattenti «senza curiosità». Con Fausto e Anna assistiamo a due parabole emblematiche per quegli anni: Cassola li accompagna dall’adolescenza all’età adulta attraverso esperienze esistenziali profondamente differenti. Il romanzo, del resto, racchiude uno spazio temporale lungo di anni, tra la prima giovinezza di Fausto e l’età piena.
I luoghi tra la Maremma, Volterra, San Ginesio, i monti sono, come detto, quelli cari a Cassola e torneranno chilometro in più, chilometro in meno ne La ragazza di Bube. Il ritmo è celere: domina il discorso diretto, le battute sono brevi e incisive; inoltre, abbondano le ellissi che donano parecchia velocità alla narrazione.
La prosa di Cassola è scorrente, con magre interruzioni. Tutto è nitido: dai paesi alla mole calva del Monte Capanne. Anche le figure sono uguali, nette, con finezza incise, con il proprio tono della voce. Un personaggio come Miro, ad esempio, ha poco tempo a disposizione ma resta nella memoria. Anche certe scene di guerra, come lo scontro con i tedeschi, sono limpide. Toccante e sconvolgente la pietà di quella «marionetta» caduta in quel gioco della guerra, in quel gioco spaventoso e mortale. Riflette Fausto: «No, quando correva era una marionetta. Noi vedevamo una marionetta, non potevamo pensare che fosse un uomo». Proprio per questo Fausto e Anna non può essere soltanto un romanzo d’amore.

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