Elisabeth
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Quasi viene da chiedersi se fosse un vero mostro
La scelta di questo romanzo non è stata consapevole e la sua lettura integrale quasi un atto autopunitivo nei confronti dell'incauto acquisto. In ciò il disaccordo con i pareri che mi precedono.
Il giudizio negativo non è dovuto solo alle caratteristiche claustrofobiche del racconto che, attenendosi, almeno da questo punto di vista, alla reale, macabra storia di Elisabeth Fritzl, si svolge interamente all'interno di un bunker sotterraneo. A crearmi un notevole fastidio è stata l'arbitraria, inappropriata e, per quanto si sa della vicenda, quasi offensiva (nei confronti della vittima e dei lettori di buon senso) ricostruzione dei fatti operata da Sortino. Gli atti del processo sul "caso Fritzl", come ammesso in prefazione al testo, sono stati secretati, ma da quel po' che ne è uscito, la valutazione effettuata dai giudici in sede processuale e la durezza della condanna inflitta al "mostro" (l'ergastolo), appaiono in evidente contrasto con il senso a tratti vagamente umanitario e, se non addirittura sentimentale, attribuito a quest'ultimo. E improponibili - oltreché antitetici con la realtà nota - appaiono le ultime elucubrazioni mentali effettuate da Sortino: quelle con le quali individua nella vittima di tanta efferatezza - nel corso delle fasi processuali - un sentimento non solo di compassione ma perfino di una sorta di quasi difesa nei confronti del proprio aguzzino. Leggo che trattasi del primo romanzo scritto da questo autore: sullo stile letterario, niente da dire. Per il resto, meglio lasciar perdere.
Indicazioni utili
"Al di là delle cronaca più nera..."-----
Sortino, giovane autore, attraverso il suo "debutto" nel mondo letterario, spalanca le porte ai lettori su un fatto di cronaca nera, indescrivibile nelle sue atrocità.
In che modo i guidici, i giornalisti, gli avvocati difensori e accusatori hanno "guardato," o per meglio dire, "osservato" questo "orrore"? E noi, "gente normale", "semplici ascoltatori"? Abbiamo seguito la notizia al telegiornale sbigottiti : in un piccolo capologuogo di provincia della bassa Austria, si scopre che un uomo, PADRE DI FAMIGLIA, ha tenuto prigioniera la figlia, in un bunker antiatomico, costruito sotto le fondamenta della propria abitazione,per ventiquattro lunghi anni,ricattandola in modo follemente crudele, derubandola di ogni forma della sua umana identità,costringendola ad avere rapporti incestuosi dai quali nasceranno sette figli.
Come spesso accade, quando ci troviamo di fronte ad "un qualcosa" che va al di là della nostra umana comprensione, ce ne siamo pian piano allontanati, con passo felpato, naturalmente, per non essere considerati insensibili, superficiali o meschini.
Non è un' accusa, ciò che sto cercando di esprimere: è la descrizione di una COMPRENSIBILE REAZIONE, nella quale, naturalmente, vi è compresa anche la mia. Affrontando la lettura di questo testo, ho avuto modo di cogliere questi "perchè", e la risposta sta appunto "in ciò" che l'autore, per mezzo di una forza narrativa sorprendente, riesce a farci "conoscere", andando "oltre la cronaca", aiutandoci a "vedere", ponendoci la possibilità di "cercare di afferrare" l'"inafferrabile", l'"inumano".
Eppure, non risponde alle nostre "segretissime" domande servendoci semplicemente le risposte su un "piatto d'argento",al contrario ne analizza insieme a noi i "riflessi", le complessità degli "ingranaggi". Ci "conduce" nel bunker, nel "teatro degli orrori", penetra e ci svela, attraverso pagine di staordinaria limpidezza e delicata poesia,pur sondando il "cuore" di questa "crudele follia" ed analizzandone le atroci conseguenze. Ci invita ad osseravre, a tendere la mano verso l'"inconcepibile".
La vittima viene collocata "in primo piano", protagonista di un palcoscenico terrificante, di fronte al quale noi, semplici spettatori, ci sentiremo stringere in una morsa di sconvolgente stupore, verremo colti dalla medisima sensazione di un lancinante "dolore fisico", penetrando negli abissi più cupi, nei sentieri più perversi, nei meandri più orribili e toruosi della mente umana.
L'autore sembra, in questo modo, offrirle il "dono" che le spetta: i riflettori vengono "puntati" all'interno della mente e dell'animo di Elisabeth.
"A diposizione avvenuta, portò la mano sulla catenina che indossava al collo in un gesto che la rassicurasse, e chiuse tra le dita la piccola gemma che Josepf le aveva regalato tanti annni prima. Il cristallo le rimando la luce intatta, assolotumente chiara del senso che tutto ciò che era stato: persino la morte del piccolo Micheal e il piatto di cenere che aveva lasciato, tutta la solitudine, la povertà, il timore di non riuscire a sopravvivere e poi la paura di andare soli nel mondo, la disperazione e la mancanza di forze erano stati una volta su tutte il bene più grande."
Sortino,in questa sua prima coraggiosissima opera, oltre a svelarsi attraverso una straordinaria bravura dal punto di vista narrativo, mostra una stupefacente maturità psicologica e una commovente sensibilità, di fronte alla quale, il lettore, non potrà far altro che inchinarsi e applaudire con gli occhi colmi di lacrime e ammirazione...
Indicazioni utili
Elisabeth
Sortino parte da uno spunto derivato da una vicenda di cronaca agghiacciante di qualche tempo fa, per dare vita ad un romanzo di una intensità sconvolgente.
Una ragazza viene segregata dal padre in un rifugio sotto terra per ventiquattro lunghi anni, fatti di abusi fisici e psicologici indicibili, violata come donna e come essere umano, ridotta in uno stato di cattività difficile da immaginare.
L'autore mostra fin da subito le sue reali intenzioni, ossia distaccarsi da una pedissequa ricostruzione cronachistica del fatto, quanto piuttosto di riuscire a cogliere i lati oscuri e meno immediati della lugubre storia di Elisabeth, quelli che il pubblico tralascia in nome di una più bassa e morbosa curiosità per i particolari scabrosi e piccanti.
Le domande che si pone Sortino e le relative risposte, si riflettono nella stesura di un romanzo di altissimo spessore, capace di scandagliare l'animo umano fin nelle pieghe più segrete, regalandoci brividi, lacrime e tenerezze, durante tutta la lettura, senza avvertire mai un calo, anzi riuscendo a far vibrare le corde più alte del cuore strada facendo.
Da dove trae la forza un essere umano per poter sopravvivere ad un simile orrore ? Questo difficile interrogativo corre lungo l'intera narrazione e viene fatto oggetto di una elaborazione profonda e convincente grazie ad un poderoso lavoro di approfondimento psicologico, unitamente a riflessioni di natura filosofica.
La figura di Elisabeth è di una bellezza grandiosa, colta con estremo realismo, senza banalizzarne mai gli stati d'animo, ma studiando minuziosamente quell'innata forza, che nei momenti più tragici spinge l'essere umano a lottare per la sopravvivenza.
Un racconto forte e duro, capace di coinvolgere il lettore fino al punto di fargli provare, oltre ad un normale senso indignazione e disgusto,considerata la gravità dei fatti, un dolore vivo, penetrante e inconsolabile.
Il punto di forza del romanzo è da cogliere nella straordinaria maturità narrativa del giovane autore:
il suo è un narrare caldo e pregno di sensazioni, rivelatore di una squisita abilità nel raggiungere una profondità espressiva singolare, tanto da sfociare in momenti di pura poesia.
Sortino vuole esimersi dall'esprimere qualsiasi giudizio morale, ma provare a capire i meccanismi più complessi della mente umana, trascinando con sé il pubblico attraverso questa dolorosa e accattivante analisi.
Il panorama letterario italiano si è arricchito di una nuova mirabile penna.
Indicazioni utili
Il mostro di Amstetten
E'veramente un bel libro, ben scritto e coinvolgente ma terribilmente angosciante. Forse per il fatto che è una storia vera mi sentivo perfettamente in sintonia in tutti quanti i luoghi e i personaggi, in particolare con Elisabeth che ha combattuto una battaglia più grande di lei, superando ostacoli invisibili a occhio umano e resistendo fino alla fine del suo supplizio (che probabilmente non è ancora finito) grazie anche, in parte, all'arrivo dei figli. Ha dovuto combattere un'intensa e lunga battaglia senza armi, dentro se stessa e dentro quel bunker da cui anche per il lettore è impossibile uscire. Ho molto ammirato il personaggio di Elisabeth, mentre non ho potuto soffrire Rosemarie, la madre di lei: è una persona totalmente fredda, passiva, priva di sentimenti e con l'unico pensiero di fare la gatta morta col vicino di casa. Che dire, poi, di Josef Fritzl, il "mostro di Amstetten"? L'ho semplicemente odiato. Sia per la sua personalità folle e perversa, sia per tutto quello che ha fatto alla sua stessa figlia. Nel complesso, però, è un bel romanzo che merita di essere letto. Ho apprezzato, inoltre, l'idea di Sortino di mischiare la sua fantasia alla realtà. Se fosse stata riportata tutta quanta la vicenda in stile di cronaca, probabilmente il romanzo sarebbe risultato molto più noioso. Se pubblicheranno altri libri di questo autore, credo proprio che li leggerò.