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Educazione criminale

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Otto anni, veloce e astuto come una volpe, Brando si fa strada tra gli orrori di un drammatico dopoguerra. Cresciuto ai margini di una società in piena trasformazione, diplomato in violenza e ferocia, il giovane Brando viene assoldato dalle diverse organizzazioni fuorilegge che si occupano di contrabbando e sequestri. Al suo sbarco a Marsiglia è già un professionista del crimine: smercia eroina, gestisce traffici illeciti internazionali e passa da un delitto all’altro con cinismo e crudeltà. Ma viene catturato dalla polizia francese e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Melun dove conosce i capi della più spietata banda criminale del secondo dopoguerra, il clan dei Marsigliesi. Grazie alle connivenze con i servizi segreti italiani, Brando e i capi del clan vengono fatti evadere con l’obiettivo di destabilizzare la sicurezza sociale del Paese. Dal quel momento non ci sarà più pace: rapine cruente, bombe, rapimenti eccellenti, attentati, azioni terroristiche spettacolari sono all’ordine del giorno. Milano, Roma, Nizza, Marsiglia sono le piazze del terrore. Sfruttamento della prostituzione, bische clandestine, traffico di droga: le casse nelle quali affondare mani sporche di sangue. L’orrore e il panico della violenza senza misura terrorizzano le strade delle città. Brando è ormai completamente corrotto, il braccio armato di un occulto potere eversivo. Il bambino cresciuto nella violenza è diventato un uomo sfinito dall’odio. Ma forse anche per lui, tra gli orrori dei giorni segnati dal sangue, esiste una speranza di riscatto.



Recensione della Redazione QLibri

 
Educazione criminale 2013-05-08 17:01:03 calzina
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
calzina Opinione inserita da calzina    08 Mag, 2013
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QUALCHE PAGINA IN PIU', MAGARI...

Questo romanzo intreccia a doppio filo la fantasia narrativa con la Storia. Salite a bordo e verrete traghettati dagli ultimi anni della seconda guerra mondiale fino all’anno 1977. Se si manterrà una velocità di crociera di circa 50 pagine all’ora, raggiungerete la destinazione in poco più di 7 ore.
E quale sarà il paesaggio che vi ritroverete intorno?
Questo romanzo ci narra la “vita” del clan dei Marsigliesi, una banda criminale operante in Italia dal 1973 circa al 1977 circa. La particolarità però è che il tutto ci viene narrato ripercorrendo la vita di un membro appartenente al clan, Brando.
Il libro si apre con il racconto di una crimine di guerra di cui Brando e la propria famiglia furono vittime: il massacro che il 14 Maggio 1944 una truppa francese di soldati di origine nordafricana(goumiers) compì a Montecassino.
I soldati di questa truppa seviziarono, violentarono e uccisero gli abitanti di questa città in maniera brutale ed animalesca . Vittima di tale cieca violenza fu anche Brando, all’epoca di soli 8 anni e la sua famiglia.
Non stò ovviamente a svelarne i dettagli per non rischiare di “spoilerare” , ma basti dire che questa vicenda segnerà per sempre Brando, fin nel più profondo dell’animo. Questa esperienza sveglierà in lui un tale odio e un tale rancore che nulla ad eccezione di questi sentimenti, lo faranno sentire “vivo”.
Il romanzo poi ripercorre varie tappe della sua vita fino al momento in cui si ritroverà membro del clan dei marsigliesi. Lo scrittore in questo tratto ha “trascurato” la vicenda personale di Brando per narrarci come questo clan si sia formato e sviluppato nell’Italia degli anni ’70. Il clima politico dell’epoca era sicuramente rovente, in Italia e nel mondo stavano per avvenire cambiamenti politici che “infastidivano” il vecchio potentato. Per questo motivo, così ci dice il libro, il clan dei marsigliesi ebbe un forte appoggio politico e mafioso alle sue spalle. Una pedina nelle mani dei grandi e malati “poteri”: qui si parla perfino di tentativi di golpe e di massoneria.
Dopo questa parte centrale completamente dedicata “al clan”, nella parte finale ritroviamo l’obiettivo della narrazione puntato quasi esclusivamente su “Brando”. Non vi svelo nulla, sappiate solo che il finale si ricongiunge per narrazione con le primissime pagine.
Che dire di questo romanzo, beh, innanzitutto è scritto bene, la lettura scivola via davvero bene.
Non posso però dare un voto molto positivo a questo romanzo. Amo (come ormai noto)i romanzi nei quali sono i personaggi i protagonisti della vicenda, mentre in questo caso è la vicenda ad essere la protagonista. Inoltre nella parte centrale penso che alcuni punti siano poco particolareggiati mentre altri lo siano in maniera eccessiva. Vi sono salti temporali troppo ampi nei quali mi sono chiesta “si, ma nel frattempo cos’è successo?”.
Molto bella invece la prima parte, dove viene descritta la difficile infanzia e adolescenza di Brando. Questa minuziosità nella narrazione viene usata, a mio parere, per “trovare una motivazione” alle enormi azioni crudeli di Brando, ci viene fornita la spiegazione di come un essere umano possa riuscire a compiere le violenze che i membri del clan dei marsigliesi hanno compiuto. Non una giustificazione, ma una realtà: l’odio nutrito e covato nell’animo cresce a dismisura e divora tutti gli altri sentimenti, fintantochè per nutrirsi brama sempre più odio e violenza.
Non mi sento di sconsigliare questo romanzo, ma sicuramente è diverso dalle aspettative che si hanno leggendo le citazioni in copertina.
Questo non è un romanzo dettagliato sulla storia del clan dei Marsigliesi, piuttosto una narrazione non troppo particolareggiata di cosa rappresentò per l’Italia questo clan e la situazione politica del periodo nel quale operò.
La scelta dello scrittore credo sia stata quella di narrare nel modo più semplice possibile una vicenda che è tutt’altro, e questo, però, a finito con esserne un po’ troppo superficiale.

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