Dove porta la neve
Letteratura italiana
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Nol na disgrazia ke no sie inca na grazia
Dove porta la neve?
Nel racconto di Matteo Righetto, porta a provare sentimenti. Attraverso tre personaggi.
Dove porta la neve?
Porta Nora (“Ho amato la neve fino al 1951”) – la mamma di Carlo – a sfoderare la sua forza di “montanara” in una sfida per l’affermazione di un sogno. E a rievocare questa sfida sul letto di morte.
Dove porta la neve?
Porta Carlo – quarantottenne rimasto bambino (“Io ho una terza copia del cromosoma 21. Non te n’eri accorto?”) – al viaggio verso una Lapponia immaginaria, per conquistare un regalo per la mamma.
Dove porta la neve?
Porta Nicola – anziano indigente e dalla vita incompleta – a un incontro decisivo (“Capì che era proprio lui la persona giusta, l’anima candida, la vita alla quale dedicare finalmente qualcosa lasciando il segno di un gesto d’amore, un gesto riparatore”).
Giudizio finale: fiabesco, commovente, riparatore (“Nol na disgrazia ke no sie inca na grazia. Sai cosa vuol dire in lingua ladina?... Dietro ogni disgrazia si nasconde anche una grazia”).
Bruno Elpis
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Il fascino tenebroso della neve
La storia, delicata e struggente, di Nicola e Carlo. Nicola, settantaquattrenne, pensionato, vive solo, e non è un bel vivere, perchè "mica solo per i ricordi, i rimorsi, la nostalgia, la vecchiaia. Anche per i soldi che mancano, poichè sa che morire lentamente in questo mondo è cosa da ricchi." Allora per racimolare qualche soldo si traveste da Babbo Natale, e va al centro commerciale; ed è lì che fa la conoscenza di Carlo, che emozionato esclama: "mi manca perfino un po' il respiro, tanto che deve prendere una spruzzata di Ventolin. E pensare che aveva smesso di crederci a Babbo Natale. E invece no: esiste per davvero!" Carlo è una persona speciale: è un ragazzo down, un corpo da adulto in una mente da bambino, vive solo con la sua gatta Virna, orfano di padre, la madre all'ospedale. Ed è per lei che Carlo chiede un regalo speciale, perchè continua a lottare, nonostante la malattia, perchè lei è una montanara, "e un montanaro non molla mai! E' proprio nei momenti più duri che si forgia il suo destino". Ed è così che Nicola, lui che "non ha mai fatto nulla per nessuno", decide di aiutarlo a realizzare il suo desiderio. Partono su una vecchia 124, all'avventura, sotto una bufera di neve. Già, perchè la neve ha un suo preciso significato, che percorre tutto il romanzo fino alla fine. "La neve non è tutta uguale. C'era la nevera, come si chiamava la nevicata grande e copiosa, c'era la zijena, cioè la neve asciutta e farinosa, c'era la mola, che era la neve bagnata e pesante dell'autunno. E poi c'era la brija, che era la nevicata leggere, il jonfèdo, il nevischio con vento forte, la buria, la tipica neve burrascosa di aprile, rapida a venire e altrettanto rapida a sciogliersi, la balinà a pallini gelati, ed infine (...)la nef à panejiei, la nevicata delle fiabe, quella a falde così larghe che assomigliano a piume d'oca."
Una favola bellissima, mai melensa, tenera e commovente. E' una condivisione unica ed indissolubile di sentimenti, emozioni, piccoli ma determinanti gesti, la gioia, il calore di un abbraccio sincero, la saggezza dell'esperienza. I suoi personaggi sono figure marginali, non importanti per la società, assurti da esempio per la loro dignità e sincerità. Un romanzo breve, ma profondo ed intenso, destinato a lasciare un segno all'interno del cuore di ogni lettore.