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Don Giovanni in Sicilia Don Giovanni in Sicilia

Don Giovanni in Sicilia

Letteratura italiana

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Don Giovanni in Sicilia racconta la storia di Giovanni Percolla, scapolo quarantenne consumato, come tutti i maschi catanesi, da un'inestinguibile sete sessuale. A un tratto, però, Percolla riesce a imprimere una svolta radicale alla propria vita grazie all'amore per la giovane Ninetta, che diviene presto sua sposa. Giovanni si sottomette completamente alla moglie, e per suo desiderio non solo abiura gli amici, le sorelle e tutte le abitudini coltivate fino a quel momento; ma abbandona anche la città natale per trasferirsi a Milano. Il soggiorno si rivela però un fallimento e i due tornano in Sicilia, dove Percolla precipita nella stessa inerzia fatta di gesti sterili e ripetitivi da cui aveva creduto di voler fuggire. In Don Giovanni in Sicilia Vitaliano Brancati porta alle estreme conseguenze quella deformazione grottesca di personaggi e situazioni tipica della sua narrativa.



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Don Giovanni in Sicilia 2023-12-10 15:43:05 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    10 Dicembre, 2023
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La donna nella testa.

Giovanni, uno scapolo quarantenne, vive agiatamente in Sicilia con le tre sorelle nubili.
Chi l'avrebbe mai detto?! "Eppure, la vita di quest'uomo era dominata dal pensiero della donna!" . "Ma come, Giovanni?" Il serio, il buono, il rispettabile Giovanni?" .

Romanzo della prima metà degli anni '40 del Novecento, narra le vicende e l'ossessione di questo personaggio in modo umoristico da essere una satira del maschio siciliano. L'uomo di vari decenni fa, ovviamente. Nessuno direbbe oggi di riconoscersi in costui. E penso che pure al tempo non sia stato affatto gradito ai siciliani veder rappresentati i conterranei come felliniani 'vitelloni' che evitano di guardare negli occhi le donne per "paura di turbarsi, perché tutti credono di avere il sangue caldo!" .

Letto oggi, m'è parso un libro piuttosto datato. E la gradevolezza delle pagine iniziali perde almeno in parte la fragranza col procedere della lettura.

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autori italiani della passata generazione
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Don Giovanni in Sicilia 2021-06-21 16:05:45 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    21 Giugno, 2021
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Cat-calling ante litteram

Nei racconti e nelle storie di molti autori siciliani, l’isola è spesso rappresentata in maniera piuttosto ambigua, con tratti marcati che sembrano discostarsi talmente tanto dallo standard italiano da far credere di star parlando non più di una regione di questo stato, ma di un mondo quasi alieno. Il rapporto di questi scrittori con la propria terra è anch’esso ambiguo: in esso si dimenano le dicotomie amore-odio, voglia di fuggire e nostalgia di casa una volta che questa è lontana. Quando penso a scrittori del genere penso in primo luogo a Sciascia - e in particolare alla parte finale de “Il giorno della civetta” - e da oggi in poi probabilmente penserò anche a “Don Giovanni in Sicilia” di Vitaliano Brancati.
In questo romanzo ci troviamo immersi nell’ambiente della gioventù (mica tanto) catanese, nella comitiva di Giovanni Percolla: scapolo di quarant’anni che ancora vive in casa con le tre sorelle che sono, manco a dirlo, zitelle. Il passatempo preferito di Giovanni e della sua comitiva è quello di fantasticare sulle donne, dedicarsi al loro apprezzamento e alla creazione di fantasmagoriche avventure amorose che, nella realtà, non vanno mai a concretizzarsi. Lo stesso scrittore finisce per definirli, all’interno del testo, degli ingravida-balconi: le donne affacciate a quelle terrazze saranno infatti oggetto delle proprie più segrete fantasie, ma solo e soltanto di quelle.
Giovanni Percolla è un uomo che, sebbene trasportato da questa tendenza, anch’egli non ha avuto alcuna esperienza rilevante in ambito amoroso: sebbene abbia potuto pensare a ogni sorta di avventura amorosa, a quarant’anni non ha ancora baciato una signora per bene. Tutto questo cambia con l’arrivo nella sua vita della giovane e bellissima Ninetta che, Dio solo sa perché, comincia a comunicare a Giovanni il proprio interesse prima con sguardi intensi, poi creando quasi fortuitamente occasioni per incontrarlo nei luoghi della città. Si palesa quella che è l’incapacità di Giovanni di rispondere a un interessamento assolutamente palese, mettendo in risalto il suo carattere che, in fondo, è l’esatto contrario di quello di un Don Giovanni.
Il romanzo è sempre pervaso di una piacevole ironia, che riuscirà a strappare più di una risata sebbene regga in gran parte quello che è il valore effettivo dell’opera; privata di quest’ultima peculiarità, ne rimarrebbe ben poco. Una lettura piacevole, ma poco più.

“Le donne ricevono gli sguardi, per lunghe ore, sulle palpebre abbassate, illuminandosi a poco a poco dell'albore sottile che formano, attorno a un viso, centinaia di occhi che vi mandino le loro scintille. Raramente li ricambiano. Ma quando levano la testa dall'attitudine reclinata, e gettano un lampo, tutta la vita di un uomo ha cambiato corso e natura. Se lei non guarda, le cose vanno come devono andare, per il giovanotto o l’uomo di mezza età: uguali, comuni, insipide, tristi: insomma, com’è la vita umana. Ma se lei guarda, sia pure con mezza pupilla, oh, ma allora, la vita non è poi così triste, e Leopardi è un poeta che non sa nulla di questo mondo!”

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Don Giovanni in Sicilia 2013-04-24 15:56:37 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    24 Aprile, 2013
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U carannuluni

Il titolo, innanzitutto: un concentrato di ironia e di verità beffardamente rivelata e taciuta.
In effetti, protagonista del romanzo è Giovanni, quarantenne siciliano con una particolare predisposizione alla pennichella pomeridiana, servito e riverito dalle tre sorelle zitelle.
Nel tempo libero dal riposino e dal lavoro in un negozio di stoffe, dove si impegna «ad aiutare con gli occhi» lo zio e i cugini, Giovanni insegue «la donna» per le strade di Catania in compagnia degli amici, andando in visibilio per uno sguardo indifferente, un centimetro di pelle scoperto, un contatto casuale: «Non posso guardare nemmeno una caviglia che... uhuuuu!». Molte chiacchiere e pochi fatti, in realtà, ma che importa? Nella città siciliana «i discorsi sulle donne davano maggior piacere che le donne stesse».
Del resto crogiolarsi nella contemplazione di una bellezza può essere altrettanto piacevole che allungare la mano per afferrarla, e sicuramente meno faticoso.
L'amore per una «continentale», il matrimonio e il trasferimento a Milano stravolgono le sue abitudini: non più abluzioni mattutine con acqua bollente, ma docce fredde, poco cibo e ginnastica svedese, fino a far sparire stoicamente la tentazione di strusciarsi contro i caloriferi e di imbacuccarsi. «Tu sei un altro!» esulta la bellissima moglie.
«L'altro», tra insipide scappatelle ed un solido amore coniugale, non sembra infelice, guarito persino dalla fregola dei lunghi anni da scapolo. Fino al ritorno alla terra d'origine per un breve soggiorno: «Facciamo una corsa in Sicilia, e torniamo subito!».
Tornerà Giovanni? Già passato lo Stretto, il lettore è avvolto da odori e voci ammalianti, da tutto un turbinare di spezzoni di vita nel sole di maggio, tra alberi di pepe, casse di zolfo e scorze di limone sulla strada bagnata. C'è il lauto pranzetto cucinato dalle sorelle, la vecchia stanzetta che lo accoglie, quel gradevole brivido di freddo che lo induce a mettersi solo per un momentino sotto le coperte... ed ecco che ritornano i pensieri ardenti di un tempo, «un'onda di sangue calda e mormorante», e un lungo sonno ristoratore.
«U carannuluni», volatile esausto e privo di meta, è tornato a casa.

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Don Giovanni in Sicilia 2013-04-08 14:39:45 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    08 Aprile, 2013
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Ossessioni e pigre abitudini

Giovanni Percolla è uno scapolo catanese che vive oziosamente tra le coccole che gli riservano le tre sorelle zitelle con cui abita, un lavoro senza costrutto nella merceria di famiglia, lunghe ore di sonno, lauti pasti e un chiodo fisso che lo attanaglia giorno e notte: il gentil sesso. Così come i suoi amici e, a quanto sembra, la quasi totalità dei suoi concittadini e corregionali, Giovanni è ossessionato dal pensiero della donna. Una mania che però viene sfogata solo attraverso una morbosa immaginazione e un'infinità di fantasiose chiacchiere da bar, se si eccettua qualche squallida e poco soddisfacente esperienza a pagamento. Ma l'amore per Ninetta, incantevole continentale, sembra riuscire a cambiarlo, ad allontanarlo dalle proprie ossessioni e dalle sue pigre abitudini. Il protagonista si sposa, cambia città, amicizie e modo di vivere, sembra un'altra persona. Ma quanto tempo può durare tutto ciò? Si può veramente sfuggire alle proprie origini e alla propria natura? In antitesi con la tendenza del ventennio a promuovere un ritratto dell'uomo italiano attivo, coraggioso, forte e concreto Brancati propone una visione di maschio nostrano pigro, indolente, abitudinario e fanfarone. L'autore regala simpatici momenti di umorismo e un adorabile ritratto della sua bellissima regione, il tutto raccontato in bello stile e con un'ironia a dir poco pungente con cui si fa beffa delle ridicole velleità amatorie di Casanova immaginari e di chiunque pensa invano di poter mascherare le proprie radici e di riuscire ad apparire ciò che in realtà non è.

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