Dita di dama Dita di dama

Dita di dama

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Le "dita di dama" sono le dita di Maria, la protagonista: dita curatissime e sottili, con le quali Maria avrebbe voluto fare la dattilografa ma che invece la portano a lavorare in una fabbrica di televisori, dove servono mani sottili come le sue. Romanzo di formazione ambientato nel 1969 "Dita di dama" tratta temi più che mai attuali: Maria simboleggia le ragazze di oggi, le loro paure e le loro preoccupazioni, ma anche la loro forza e la loro voglia di riscatto.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0  (1)
Contenuto 
 
4.0  (1)
Piacevolezza 
 
4.0  (1)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
Dita di dama 2015-12-02 06:56:39 Natalizia Dagostino
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    02 Dicembre, 2015
Top 100 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Le donne e il lavoro

Le dita di dama richiamano l’immagine delle mani di Maria “mi’ fija metalmeccanica”, mani da ventenne che osservano, che pensano, mani capaci di coinvolgere e di decidere. Ritrovo la vita parallela della Storia e delle storie di donna.

È un romanzo di formazione, commovente perché reale, che fotografa attraverso pezzi di vita, gli amori, la stanchezza quotidiana, la lotta e “le quaranta ore settimanali, l’aumento salariale uguale per tutti, il diritto di assemblea”p.75.

Negli anni ’70, Chiara Ingrao è sindacalista e ricorda quegli anni non solo come il periodo dei terrorismi, ma come il tempo in cui maturano, anche, attraverso il pensiero e l’azione delle donne, il contratto dei metalmeccanici, lo Statuto dei lavoratori e le relazioni gerarchiche e frustranti con il potere dei sorveglianti, dei marcatempo, dei capisquadra, dei capireparto.

“ era un’espressione molto usata, piaceva tantissimo; eccetto a Maria, che la trovava volgare. È offensivo, diceva, a chi? Ora perché uno sta in fabbrica, va considerato basso? Io no mi sento bassa per niente, protestava.” p.101

E’ la storia della dignità delle lavoratrici raccontata da Francesca, voce narrante, studentessa di legge, amica del cuore di Maria. Dita di dama, dita di donne che, fabbricando televisori nella romana Voxon, strutturano la politica come trasformazione del quotidiano, come rivoluzione simbolica, come scelta di comunione. Perché tutte le persone vincano.

Risento le discussioni sulla qualità del lavoro in fabbrica, la paura delle bombe sui treni, l’approvazione traumatica per molti/e della legge sul divorzio, gli scontri di Reggio Calabria, la grande manifestazione dei metalmeccanici a Roma, Trentin, Ciccio Franco assieme a Ninanana, ‘Aroscetta, Peppe, Mammassunta,…

Dedico a Nuccia questa lettura domenicale. Non è su facebook, ma mi raccontava da sindacalista gli anni in cui anche qui a Bari prendeva forma ed energia il pensiero delle donne: la coscienza femminile, il doppio sì del lavoro e della famiglia, l’emancipazione, l’autonomia, l’indipendenza.

Riscopro, così, le radici antiche di un impegno faticoso e appassionato, personale e professionale nella Gestione delle Risorse Umane: i posti di lavoro come occasioni di crescita, la promozione nella diversità dell’uomo e della donna, la consapevolezza di sé come base di ogni crescita sana.

Chiedo alla scrittrice: cosa c’entrano i versi danteschi che intitolano i capitoli del romanzo? C’è davvero bisogno di un’abbondanza di senso?

Non chiudo il libro, convinta che ci sarebbe lavoro se gli artigiani e le artigiane della filosofia e della psicologia fossero impegnati in prima linea nella creazione e nella applicazione di una antropologia lavorativa, di una visione comunitaria della società etica e morale, di una Formazione Alla Persona, verso il divenire persona. Lo studio, la ricerca, la formazione, ed è già politica.

“Immaginati le facce, le storie, i corpi: solo così puoi capire a che accidenti serve la legge”p.168




Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
110
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La città e le sue mura incerte
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Per sempre
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Lo spirito bambino
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Fumana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

I qui presenti
La vita a volte capita
Errore 404
La stagione bella
Fumana
Nina sull'argine
Liberata
Un millimetro di meraviglia
Nannina
La neve in fondo al mare
Chiudi gli occhi, Nina
Magnifico e tremendo stava l'amore
Dove la luce
Il nostro grande niente
Chi dice e chi tace
Marabbecca