Dio ingannatore
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Una splendida lettura!
Gabriele è un ragazzo d'oro: accudisce la nonna fino al giorno della sua morte, fa le pulizie, va a far la spesa e cucina. L'unico problema è che Gabriele ha avuto una grave malattia all'età di tre anni: la febbre alta gli ha bruciato le cellule cerebrali e quindi è, come dice lui di sé stesso, "un po' duro di comprendonio". Dopo vari avvenimenti, si ritrova a vivere da solo nella casa acquistata solo due anni prima dalla madre.
Per sopravvivere ha una pensione di invalidità di novecentomila lire, con la quale però deve pagare le bollette, le seicentomila lire di mutuo e farsi la spesa. Una vera impresa. Qualche entrata sembra arrivare dalle pulizie di condominio e dalla nuova occupazione in casa del figlio della defunta vicina. Solo che in quell'appartamento non vi abita il legittimo proprietario: un giorno infatti egli arriva con un personaggio strano che dovrà vivere lì appartato; e da quel momento Gabriele è, in un certo senso, il suo badante: gli fa la spesa, lava i piatti, lava i panni e stira e pulisce la casa.
L'inquilino alle volte è molto maleducato con Gabriele, ma a lungo andare finisce per affezionarsi a quel ragazzo un po’ tontolone, ma tanto premuroso ed efficiente. Tra i due nasce un'improbabile quanto tenera amicizia e Gabriele consuma quasi tutti i pasti a casa dell'uomo, che è un eccellente cuoco.
I soldi però cominciano a scarseggiare, per entrambi i due personaggi. Così l'uomo misterioso, in un gesto di follia, pensa ad una soluzione; l'unica persona che può fare ciò di cui ha bisogno, però, è Gabriele. Come finirà questa storia?
Un romanzo dolcissimo, che non può non smuovere gli animi. Un’amicizia quasi impossibile, tenerissima. Quasi a dimostrare che “il Dio ingannatore”, che ti illude con periodi di felicità per poi bastonarti, non può nulla contro l’affetto sincero.
Mi è piaciuto davvero molto, l’ho finito in un’ora e mezza di viaggio in treno; c’è anche da dire che non ho nemmeno mai alzato gli occhi per vedere dove fossi. Mi ha coinvolto tantissimo e mi ha molto emozionata. Se lo consiglio? Altroché! A chiunque, perché sinceramente ho dei forti dubbi che non possa piacere. Una storia particolare e tenera, scritta in maniera semplice ed proprio per questo che riesce a raggiungere il cuore di tutti.
Oltretutto, condivido assolutamente la teoria (se così possiam chiamarla) del “Dio ingannatore”, quel Dio che ti fa intravedere la luce (la felicità) per poi farti pentire di averla vista, lasciandoti precipitare nel buio.
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Il signor Adolfo
La voce narrante è quella di un bambino, mai cresciuto a causa di una malattia precoce. Molto più ingenuo di un bambino normale, irrimediabilmente privo di malizia e di slealtà, lo sguardo del protagonista Gabriele è più straniante di un occhio alieno.
L’altro protagonista del romanzo è un anziano signore tedesco che si chiama Adolfo. Un nome, una storia: dopo i genocidi e le sconfitte del Terzo Reich, ben pochi genitori si azzardano a dare quel nome a un bambino. La personalità del signor Adolfo sembra mantenere le promesse: si tratta di un vecchio nazista, un assassino uscito da poco di galera. Un vecchio demonio, che guarda la vita attraverso le fiamme dell’Inferno.
Il titolo ha tratto in inganno qualcuno, quindi è meglio chiarire che il romanzo non ha niente di blasfemo. Una lettura frettolosa o aberrante è sempre possibile, quindi non mi stupirei (anche se spero di sbagliarmi) se Gabriele e Adolfo si fossero attirati, almeno una volta, l’etichetta di “personaggi stereotipati”. Il nazista feroce e il diverso buono ingenuo non sono certo delle novità, li abbiamo già visti. Ma la storia prende una strada imprevista e ci porta a superare gli stereotipi, anzi a ridurli in frantumi.
Pagina dopo pagina, scopriamo che non bisogna contare troppo sull’ingenuità dello sguardo di Gabriele: quando vuole, non soltanto riesce a capire, ma riesce anche riesce a cogliere più di qualsiasi sguardo “normodotato”. Adolfo è degno del suo nome: violento, cinico, razzista fino al midollo. Eppure, ci sorprende anche lui. No, non si redime, almeno non del tutto. Ma infine, chissà perché, ci scordiamo della sua cattiveria.
L’ironia e la crudeltà, svelate dall’ingenuità di Gabriele, lasciano il segno. Un romanzo molto piacevole, che stimola e coinvolge. Un romanzo che ha meritato diversi premi. E anche queste cinque stelle.