Narrativa italiana Romanzi Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni
 

Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni

Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni

Letteratura italiana

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Il giudice Stoiber, dopo un'intera vita immutabile, decide di farsi crescere la barba e di corteggiare con ardente passione la stagionata segretaria Verona, ignorata da più di vent'anni. Parte da questo irresistibile spunto narrativo una girandola di situazioni paradossali, assurdità quotidiane e umanissime miserie. Ma anche nel mondo degli inferi c'è qualcosa che non va, se a raccontarci il dirottamento del volo United Airlines 93 il giorno 11 settembre 2001 è il Diavolo in persona.



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Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni 2008-12-05 16:37:51 Salvatore Violante
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Opinione inserita da Salvatore Violante    05 Dicembre, 2008

Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo

Dio il Diavolo e la Mosca
nel grande caldo dei prossimi mille anni
di Sebastiano Vassalli

Quando nel 1980 ebbi l’onore di conoscere e frequentare Sebastiano Vassalli, egli aveva già dato molto alla stagione sperimentale. Un suo libercolo di quegli anni dal titolo “Arkadia” fece da pietra miliare.
In quel libretto Vassalli, polemizzando con coraggiosa onestà intellettuale, fece la storia degli impoeti d’Italia. Sempre in quegli anni il Nostro, iniziò la marcia di recupero delle forme più vicine alla tradizione letteraria ed, in parallelo, iniziò una sua speciale ricerca. Andando indietro nella storia vi cercò tracce d’esistenza contemporanea. Indagando l’attualità tentò di impadronirsi dei suoi meccanismi. Utilizzando la tecnica del romanzo, srotolò le vite per raccontare la Vita. Iniziò indagando su se stesso e la sua famiglia con “L’oro del mondo” (1987) e passando attraverso romanzi come “Il Cigno” (1993), arrivò a costruire con “L’Italiano” (2007) le caratteristiche, direi genetiche e comportamentali, dell’italiano moderno.
Fece questo allargando il suo giardino fino a farlo diventare foresta globale, dilatando il municipio in nazione ed il paesano in metropolitano.
È stata la sua, un’avventura strabiliante, condita solitamente dal sorrisetto di chi la sa lunga o dal ghigno di chi dice “ben ti sta”.
Oggi è in edicola con un nuovo romanzo edito da Einaudi dal titolo “Dio il Diavolo e la Mosca nel gran caldo dei prossimi mille anni”. Il tema conduttore è la stupidità umana. Un assioma questo incontrovertibile che la poesia omerica traduce in miti o trasforma in furbizia o derubrica in marioleria. Già in un altro romanzo “3012”, Vassalli andò ad immaginare il futuro dell’umanità. Con la sua solita verve ironica, risolse il problema dell’approvvigionamento energetico con la scoperta della molla che spinge l’uomo a progredire. Egli la individuò nei suoi sentimenti negativi come l’invidia, l’odio, l’egoismo. Quei sentimenti erano in grado di produrre “l’eum” una sorta di propellente energetico capace di alimentare tutte le attività umane.
Anche in quest’ultimo romanzo l’idiozia la fa da padrona. Nell’uomo produce azioni imprevedibili come quella del giudice di corte d’appello Stoiber, che dopo una vita equilibrata, improvvisamente sceglie pirandellianamente di farsi crescere la barba e di insidiare la sua anziana segretaria che ha avuto davanti agli occhi per vent’anni senza accorgersene. In questo romanzo Dio, ovviamente, è la stupidità che tutto determina e sorregge. Anche l’inferno ne è condizionato. Il diavolo s’innamora. Da innamorato finisce vittima del suo sentimentalismo. La stupidità produce il grande caldo dei prossimi mille anni. Il mondo sborniato dal caldo diventerà un deserto dei sensi in cui un insetto, la mosca, si atteggerà ad essere trascendente che deciderà casualmente della vita e della morte.
In questo romanzo, l’universo che si muove è un crogiolo infernale in cui trova cittadinanza tutto quello che occupa le cronache dei nostri quotidiani.
In ogni pagina, si descrivono le miserie e le assurdità del nostro vivere moderno, lasciando intravedere una sorta di passiva accettazione come necessaria deriva del progresso. Vassalli ama narrare l’aspetto torbido dell’uomo postmoderno tralasciando ogni possibilità di redenzione. Noi pensiamo che l’uomo è da sempre uguale a se stesso: un’affascinante canaglia. Egli è capace delle più incredibili carognate ma anche degli slanci più impensati e generosi. Spesso diavolo talvolta martire egli ha in questa dualità il suo fascino. Dal genio dello scrittore che ha fatto intenerire e si è intenerito narrando la vita di un poeta, Dino Campana, suo babbo matto, ne “La notte della cometa” (1984), noi ci attendiamo uno sforzo creativo più generoso. L’autore de “La chimera” può, deve additarci una finestra, una via d’uscita, un cono di luce.
Salvatore Violante

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Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni 2008-08-23 05:12:31 vitosantoro
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vitosantoro Opinione inserita da vitosantoro    23 Agosto, 2008
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L'apocalisse della ragione

Nel suo nuovo libro dal titolo chilometrico da film della Wertmüller, Dio il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni, Sebastiano Vassalli ribadisce la sua sfiducia nel romanzo come genere capace di catturare il reale nella sua totalità. Quindi, ancora una volta - come nei suoi precedenti lavori come Amore lontano, La morte di Marx e L’italiano - spazio al racconto, che qui asseconda una delle tante vene narrative dello scrittore genovese, vale a dire quella apocalittica e morale (mai moralistico), il cui esito più significativo è indubbiamente rappresentato da 3012.
Il fil rouge che collega le numerose microstorie di questo libro (ma i redattori dell’Einaudi l’avranno letto, visto che lo presentano in quarta di copertina come un romanzo teologico in tre atti?) è rappresentato da un tema già affrontato dalla tradizione letteraria - Pirandello su tutti - la stupidità umana. Quella che interessa a Vassalli non è «la grande stupidità», quella dei potenti della terra per intenderci, che con le loro scelte sbagliate possono provocare effetti catastrofici, ma quella piccola, che «ha incominciato a trasmettersi da un individuo all’altro come la tosse asinina o il colera».
E la metafora della stupidità «come una pallina da ping-pong o come una bolla di sapone, infrangibile e leggerissima», che rimbalza da un luogo all’altro moltiplicandosi «in cento e mille palline da ping-pong, un milione di bolle (infrangibili) di sapone», consente a Vassalli di costruire un vero proprio caleidoscopio di storie d’amore, morte e stupidità, riunite in tre movimenti. Nel primo leggiamo, tra l’altro, del vecchio giudice Stoiber che improvvisamente s’innamora della sua brutta e vecchia segretaria Verona, mai oggetto in ventidue anni, dei suoi interessi; della violenza esercitata in una stazione della metro da alcuni giovani nordafricani; dell’inviato speciale in un deserto asiatico che viene ucciso dai banditi del posto. A questi casi si aggiunge nella seconda parte la storia, raccontata in prima persona dal diavolo, del dirottamento del vVolo 93 della compagnia United Airlines l’11 settembre e nella terza ed ultima, un’altra serie di vicende, tra cui quella di uno scrittore che, nonostante i pericoli, visita i luoghi della sua prossima narrazione; di un tecnico di elettrodomestici che soddisfa le voglie delle clienti della sua ditta; di una donna esperta in lezioni di sesso.
Ne deriva un enorme bestiario, un catalogo di esemplari post-umani, che la scrittura fluida e brillante di Vassalli fissa nella loro folle corsa verso l’apocalisse.
Una lettura divertente e al tempo stesso angosciante, un nuovo saggio della maestria di Sebastiano Vassalli. Però le grandi narrazioni de La chimera e di Cuore di pietra erano un'altra cosa...
Vito Santoro

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L'italiano di Sebastiano Vassalli
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