Narrativa italiana Romanzi Croce del Sud
 

Croce del Sud Croce del Sud

Croce del Sud

Letteratura italiana

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Sin dal suo primo racconto, Illazioni su una sciabola, Claudio Magris è affascinato dalla sconcertante creatività della realtà, spesso più fantastica e imprevedibile della finzione. Fedele a questa poetica, nelle tre vite di Croce del Sud, più vere e improbabili che mai, l’autore si mette sulle tracce di tre destini nei quali la bizzarria, l’avventura, la generosità si spingono oltre i limiti del credibile. Tre storie che si svolgono nel “mondo alla fine del mondo” – direbbe Sepúlveda – tra Patagonia e Araucania, in paesaggi di affascinante e inquietante bellezza, ma anche di devastanti barbarie che i tre stravaganti personaggi sfidano ognuno a suo modo, senza schemi ideologici, difendendo quelle terre divenute loro patria e le genti vinte e perseguitate che le abitano. L’antropologo e linguista Janez Benigar, avventuriero, gaucho e uomo di famiglia, divenuto araucano e patagone senza mai dimenticare la sua patria slovena, geniale e balzano studioso di lingue e civiltà perdute e architetto di comunità utopiche. Il folle avvocato francese Orélie-Antoine de Tounens che si proclama re di Araucania, un regno che non c’è, in un melodrammatico vaudeville che diventa grottesca, tragica e nobile battaglia per la libertà. La monferrina Suor Angela Vallese, che con femminile coraggio, concretezza e spirito d’avventura dedica la sua intera esistenza agli indigeni sfruttati e massacrati della Terra del Fuoco. Quest’ultima storia si spalanca su un paesaggio inumano, gelo antartico, tempeste di venti solari e vuoto: abisso cosmico che risucchia nel nulla.



Recensione della Redazione QLibri

 
Croce del Sud 2020-09-26 13:41:14 siti
Voto medio 
 
4.8
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5.0
siti Opinione inserita da siti    26 Settembre, 2020
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Tra Mitteleuropa e Sudamerica

Un operaio sloveno, o meglio austro-slavo, un sedicente re francese e infine una suora che potrebbe essere scambiata per un pinguino, sono i protagonisti strampalati delle tre brevi biografie che costituiscono la materia narrativa di questo originale scritto. La penna di Claudio Magris, colta e avvincente al tempo stesso, amplifica la curiosità del lettore che può cogliere le singole suggestioni derivanti dalla conoscenza di “tre vite vere e improbabili”, come approfittare della succulenta occasione per scoprire una vasta letteratura di nicchia che, non relegata affatto alla dimensione della narrazione avventuriera tipica della letteratura da viaggio, tocca i grandi nomi di Borges, Campana, Pascoli, Conan Doyle, Verne, Poe, Lovecraft, virando però, sapientemente verso i capolavori della letteratura guachesca come il poema nazionale argentino “Martin Fierro” di Josè Hernandez o ancora verso un romanzo dello scrittore polacco Andrzej Kusniewicz, “Il re delle due Sicilie”. Suggestioni, rimembranze, sodalizio da gente che vive in terre di confine, anche al limite del nulla, sembrano costituire la via aperta da Magris per scalare non una vetta ma l’invalicabile, la metafora del limite della conoscenza e la sfida, come contemplata nel canto di Ulisse, il XXVI dell’Inferno dantesco, all’ignoto, rappresentato in questo caso dall’estremo sud del mondo. I luoghi sono quelli compresi tra Patagonia e Auracania, i tempi racchiudono anni che abbracciano l’Ottocento e la prima metà del Novecento, un tempo sufficiente a far registrare il progressivo sterminio delle popolazioni indigene della Terra del Fuoco ma anche della Patagonia. Le storie, invece, sono quelle incredibili di tre persone che hanno sposato la causa araucana e quella patagone in nome della libertà e del rispetto delle genti contribuendo a mantenere viva, con la loro opera e i loro scritti, la memoria di popoli che non esistono più. Consigliatissimo.

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