Cose che nessuno sa
Letteratura italiana
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Un libro che turba ed emoziona
Un libro unico....un libro che sa trasportare, sa risvegliare lati intimi di noi stessi, che, per la vita frenetica di tutti i giorni o la corazza da adulti, alle volte ci dimentichiamo di consultare. Un libo che ti strappa di dosso la cinicità del quotidiano per farti esplorare i meandri dell 'esistenza. E' un romanzo adatto a tutte le età perché contiene l'adolescenza,
“E a quattordici anni sei un funambolo a piedi nudi sul tuo filo e l'equilibrio è un miracolo”,
“Le altre ridevano , senza crudeltà, ma con tutta la fragilità di chi ha bisogno di ripararsi sotto un luogo comune e schierarsi contro qualcuno per sentirsi protetto dalla piccolezza della propria identità”
l'età adulta e anche la terza età (se così la vogliamo chiamare). Un agglomerato di percorsi che ricordano come la vita possa essere allo stesso tempo dura e ruvida ma anche dolce e cara. D'Avenia ti trasporta in un'atmosfera familiare fatta di famiglia e di disagi, di gioie nell'infelicità, di patimenti e leggerezza. In questo romanzo ha inserito parte di sè ,pone infatti in ogni personaggio riferimenti della sua storia di vita. Forse anche per questo è così convincente.... forse anche per questo sa far sussultare il cuore. In una costate contrapposizione tra gioia unica e dolore intrinseco,
“Quello che conta nella vita è come ci convivi , con il dolore, cosa ci fai. E se riesci a mantenere intatto un pezzetto di anima mentre combatti”
l'autore ci conduce per mano in questa storia fatta di contrapposizioni che straziano il cuore. Un abilità rara quella di D'Avenia che riesce ,con le parole, a superare i confini dell'anima delle persone per toccare le corde più intime del nostro essere e dargli del tu, dirgli che non siamo diversi in fondo, che le cose fondamentali sono poche e comuni a tutti, semplicemente c'è anche chi le nasconde o non le conosce. In Margherita, protagonista della storia, e Giulio troviamo due adolescenze opposte ma segnate entrambe da delle spaccature nella propria anima, in Eleonora, madre di Margherita,troviamo l'età adulta colma delle sofferenze e della forza che “nel mezzo del cammin di nostra vita” le persone devono possedere. C'è poi la dolcezza e la unicità della nonna , Siciliana come D'Avenia , che dona alla storia un'atmosfera calda e familiare. In tutto questo vi si aggiungono delle figure di supporto e insegnamento come Marta,l''amica di Margherita, l'insegnante di lettere della stessa,
“Le parole dei grandi scrittori magnificavano l'ordinario strappandolo alla sua routine, trasformavano in poesia la prosa quotidiana”
il fratellino Andrea. Infine, ma in verità sarebbe “in principio” ,c'è anche suo padre, che l'abbandona improvvisamente, fatto che è il principale motore della storia, ciò da cui tutto si scatena. I personaggi subiscono cambiamenti importanti durante le narrazione, sono dinamici....mai statici. Riflettono, sono vittime e creatori del proprio destino, opponendovisi e cercando la propria strada, non senza fatica e dolore, come la vita insegna.
L'amore è argomento enfatizzante ed unificante dell'intero romanzo, esso crea, unisce, magnifica e rende sensata l'esistenza. Grande rilevanza è data all'amore della donna, o meglio, a come la donna si approccia all'amore, credo irriducibile e fondamento del suo essere.
“Come l'amore dopo un litigio,così il sorriso dopo un pianto è lo spettacolo migliore che una donna sappia mettere in scena”
“Perché per una donna le parole hanno un peso , non sono leggere come per l'uomo. Una donna ci crede alle parole soprattutto quando è un uomo a pronunciarle , solo a lei”.
“Per un attimo Margherita desiderò essere un maschio, avrebbe visto un terzo della realtà e sentito un decimo delle emozioni.
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Nemmeno io lo so se mi sei piaciuto, D'Avenia.
«Credeva ai libri con la fede di una religione, trovava più realtà tra e righe che per le strade, o forse aveva paura di toccare la realtà direttamente, senza lo scudo di un libro» p. 26
«Chissà se quelle dell’amore ferito raccolte tutte insieme formano un oceano più vasto di quelle scaturite dall’amore corrisposto. Chissà se sono in equilibrio come le salite e le discese. Sono cose che nessuno sa.» p. 59
Margherita ha quattordici anni e da un giorno all’altro la sua vita cambia radicalmente a causa dell’abbandono del padre proprio in quel fatidico dì in cui inizia il nuovo percorso delle scuole superiori. “L’Odissea” è il filo conduttore dell’intero testo seppur con la variante che è la figlia che vuol riportare il genitore a casa e non il dipartito che cerca di farvi ritorno. E nonostante la giovane possa apparire fragile e “allo sbaraglio”, in realtà è molto determinata nei suoi propositi e nei suoi obiettivi, primo fra tutti, appunto la ricerca della sua linea guida paterna. È talmente determinata che nulla potrà farla desistere da questa. Pagina dopo pagina assistiamo alla sua crescita, maturazione che avrà luogo grazie alla presenza dei coprotagonisti dell’opera e in particolare del professore di latino, della nonna Teresa, della compagna di banco Marta e di Giulio, bello e dannato, misterioso e ferito, ragazzo più bello e conteso della scuola. Infine il viaggio, un viaggio dai risvolti inaspettati.
Con “Cose che nessuno sa” Alessandro D’Avenia torna a posizionare il suo obiettivo fotografico su una delle fasi più difficili della vita; quella dell’adolescenza. In questa occasione, però, focalizza la sua attenzione non solo sull’amore, sullo studio, sulle difficoltà che questo periodo storico nasconde, ma anche sulla componente familiare che si sgretola, senza un perché, senza una oggettiva ragione, senza una spiegazione. Da qui, le conseguenze che possono derivarne, internamente e nei rapporti con gli altri.
La scrittura è fluente, semplicistica, sognatrice. Senza contare le frasi-fatte che pullulano senza remore e senza criterio. Onestamente, confesso che mi ha convinto a metà. Belli gli intenti, ma è come se vi mancasse quel qualcosa che ne permetta di apprezzare interamente gli aspetti anche ai più adulti. “Che sia diventata troppo vecchia per questo genere di romanzi?”, mi chiedo. “Può darsi”, mi rispondo. Ad ogni modo, consigliato ai più giovani che cercano qualche libro con cui avvicinarsi al meraviglioso universo che è quello della lettura.
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MARGARITA
Ho letto "Cose che nessuno sa" conquistata da altri tre romanzi di Alessandro D'Avenia letti di recente, precisamente "Bianca come il latte, rossa come il sangue", "L'arte di essere fragili" e "Ogni storia è una storia d'amore".
Forse proprio per questo motivo, non ho riscontrato nel libro una particolare originalità: la figura del Prof. di Lettere, giovane ed appassionato, ricorda molto da vicino quella del Prof. di Filosofia presente nel romanzo d'esordio (oltre ad essere, ovviamente, una chiara trasposizione letteraria dell'autore stesso), così come le "cose che nessuno sa" sono un "distillato" di idee sulla vita e sull'amore che giunge a piena maturazione e viene riversato in abbondanza nelle ultime due opere, non romanzi in senso stretto, ma, rispettivamente, un dialogo immaginario con Giacomo Leopardi (L'arte di essere fragili) e una raccolta di storie d'amore di personaggi illustri (Ogni storia è una storia d'amore). Anche la trama, che ha per protagonisti due adolescenti posti dinanzi all'esperienza del dolore, ricorda molto, come atmosfera, la vicenda narrata in "Bianca come il latte, rossa come il sangue".
A parte questo, considerato di per sé, il libro presenta un’architettura coerente e ben gestita, in grado di far scorrere parallelamente il mitico viaggio compiuto da Telemaco alla ricerca del padre all’inizio dell’Odissea con quello della protagonista, Margherita, che, proprio dopo aver conosciuto la storia di Ulisse a scuola, si arma di coraggio e, insieme all’amico Giulio, di qualche anno più grande di lei, si lancia alla ricerca del padre, andato via di casa senza dare spiegazioni.
Sarà così che, alla fine di questo “viaggio”, tutti i personaggi della storia vedranno rafforzati i propri vincoli d’affetto, riconoscendo in essi la “perla” (in latino, per l’appunto, “margarita”) che, tra luci ed ombre, gioie e dolori, rende ogni vita affascinante, irripetibile e, per questo, degna di essere apprezzata in tutte le sue sfumature.
Un plauso all'Autore, dunque, per il merito di risvegliare, nel pubblico adulto, la sete di speranza e fiducia nell'esistenza umana e, negli adolescenti, la voglia di leggere imparando a capire, un po’ per volta, anche il libro della vita.
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Genuino come il suo scrittore
Semplice e senza impegno, “Cose che nessuno sa” è il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia, docente palermitano di lettere in un liceo classico di Milano.
Per chi conosce anche solo nelle linee generali la vita del giovane scrittore, risulta facile ritenere il romanzo come una vera e propria raccolta delle esperienze passate e presenti del professore, che le proietta abilmente in tutti i personaggi della sua storia, dalla stessa protagonista Margherita fino al ribelle e testardo professore di latino: è sorprendente, infatti, come ogni personaggio sembri effettivamente possedere un piccolo lato dello scrittore - l’aspetto sognatore, quello presuntuoso o quello misterioso, come anche quello saggio.
Il pilastro principale della storia, però, sembra essere proprio quell’unico elemento che non possiede proprio nulla - caratterialmente parlando - del suo creatore, tranne che per le sue origini prettamente siciliane, che conferiscono al romanzo quella sfaccettatura semplice e pura, riconducibile nel ruolo fondamentale di nonna Teresa, che ha sempre una buona parola per tutti - anche per chi non sembra in apparenza meritarne - e che ogni tanto rilascia qualche sentenza su qualsiasi campo, attraverso l’essenziale presenza di proverbi e paragoni culinari, ricchi di quella dolcezza caratteristica delle sole nonne.
“Cose che nessuno sa” è un libro da prendere per quel che è: una storia semplice, ma ricca di piccoli colpi di scena, attraverso cui lo scrittore ha voluto liberarsi - o forse annotare - ciò ha imparato e affrontato nella sua stessa vita, mettendoci dentro la propria passione per la Sicilia, per il suo lavoro, per i suoi alunni, per i libri, per la musica e per l’amore, che spesso risulta essere un argomento così lontano dal contesto scolastico ma che, con sorpresa, ci si ritroverà a scorgere in quasi ogni pagina.
Con il suo secondo libro, Alessandro D’Avenia ha dimostrato ciò per cui, purtroppo, non è stato completamente apprezzato da chi non ha saputo andar oltre il suo primo romanzo: l’utilizzo della terza persona - in alternativa alla prima utilizzata in “Bianca come il latte, rossa come il sangue”- rende giustizia al professore e mette in evidenza la sua capacità di scrivere e raccontare una storia piena comunque delle sue tristezze, esattamente come quella precedente.
Il consiglio, dunque, che ci si sente di dare a chi non ha apprezzato il primo romanzo, è quello di leggere ugualmente il secondo (anche senza aspettative troppo alte) in quanto una rivalutazione di D'Avenia, se pur in parte, è d’obbligo perché ci si rende conto di quanto in realtà la sua idea sul mondo sia così bella al punto che lui stesso spinge, quasi, i suoi lettori ad amare di più la vita e ad avere, forse, un po’ più di comprensione nei confronti di sé stessi.
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Consigliato a chi è capitato di seguire o di leggere D'Avenia nel ruolo di opinionista sui social network, sui giornali o sul suo blog.
Margherita e il suo mondo
Spaccato notevole, a mio avviso, del mondo adolescenziale e disamina particolareggiata di tutte le contraddizioni che quell'età importantissima nella vita di tutti noi ha.
La protagonista di questo romanzo è la quattordicenne Margherita, di cui è ben tratteggiato il taglio psicologico: apparentemente fragile, ma allo stesso tempo molto determinata nel perseguire i suoi obiettivi. Quello che caratterizza Margherita, e poi tutto il prosieguo del libro, è la ricerca del padre che l'ha abbandonata proprio il primo giorno in cui la protagonista inizia le superiori. Infatti è proprio "L'Odissea" il filo conduttore di tutto il testo, ma stavolta la storia è al contrario, non è il fuggitivo che vuol tornare a casa, ma la figlia che vuole riportare a casa il genitore. In questa estenuante e affaticante ricerca del genitore perduto , Margherita intanto sviluppa autocoscienza, più convinzione dei propri mezzi sia psicologici che fisici e cresce sotto ogni punto di vista. Importanti e determinanti i personaggi,anche questi descritti alla perfezione, con cui Margherita avrà a che fare: dalla poetica nonna Teresa e i suoi splendidi detti siciliani (Dio a chi voli beni manna cruci e peni) al prof di latino, alla sensibile compagna di banco Marta e a Giulio il ragazzo più misterioso della scuola.
Per quanto mi riguarda ben scritto e molto poetico, voglio concludere estrapolando uno spaccato che mi ha colpito, tratto da un dialogo tra Margherita e Giulio sul tema..dell'amore
...il cuore non è altro che una fila di stanze, sempre più piccole, una immette in un'altra attraverso una porta chiusa e scale che scendono. Sono in tutto sette stanze. "Il cuore del cuore" è la settima , la più difficile da raggiungere, ma la più luminosa perché le pareti sono di cristallo. Gioia e dolore vengono da quella stanza e sono la chiave per entrarci. Gioia e dolore piangono le stesse lacrime , sono la madreperla della vita , e quel che conta nella vita è mantenere intatto quel pezzetto di cuore , così difficile da raggiungere, così difficile da ascoltare, così difficile da donare, perché lì tutto o è vero...
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deludente
Ritmo troppo lento e pesante, causato dalla fiacchezza con la quale si descrivono i luoghi della Sicilia, i flash back, che trascurano la narrazione degli avvenimenti presenti. Accurata la descrizione dei personaggi, come nel libro d'esordio "bianca come il latte rossa come il sangue", anche il lessico e il suo innovativo e moderno modo di scrivere .Ho provato difficoltà nel concludere la lettura sopratutto nell'epilogo, che non mi farà ricordare questo libro in modo particolare... premetto di avere diciasette anni e non aver letto molti libri ma questo mi sembrava un pò banale. Sembrava quasi che d' Avenia dopo aver scritto la storia, volesse riempirla con frasi e spiegazioni apocalittiche ma secondo il mio parere era meglio dimezzare il volume del libro.
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Delusione...
Premetto che sto esprimendo solo un mio modesto giudizio, ma ho faticato enormemente per arrivare alla fine di questo libro. E' vero che contiene dei buoni spunti ed il professor D'Avenia scrive oggettivamente bene. Ho incontrato vari passi degni di nota ("Le lacrime sono un lusso che possono permettersi solo i deboli"), ma ho trovato il percorso narrativo improbabile e molto forzato. Ma su questo sarei riuscito a passare sopra se il libro non fosse divenuto melenso fino al parossismo. L'ultima parte è densa di cuore-amore, piena di immagini "poetiche", di sentimenti che esplodono ed in fondo è tutto talmente politicamente corretto da divenire, per me, assolutamente insopportabile.
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Bacia sugli occhi.
Sì, perché così puoi baciare i sogni di una persona, perché gli occhi guardano nella direzione dei sogni e dei desideri. Ed è esattamente questo che fa D'Avenia con "Cose che nessuno fa".
La "perla" dell'intera storia, Margherita: possiede "la bellezza delle cose fragili", l'ingenua maturità dell'adolescenza, emotiva e, aggiungo, irresponsabile. D'altronde è questa l'adolescenza: irrequieto momento di passaggio in cui si forma la personalità di ognuno; per questo motivo definirei inoltre questo libro una sorta di romanzo di formazione.
Mi ha colpito particolarmente il modo in cui l'autore ha reso l'interiorità di ciascuno dei suoi personaggi, da Giulio, ragazzo dal passato travagliato, al professore che "sapeva solo sognare, non amare".
Lo stile è scorrevole e impeccabile in alcune parti, dispersivo e banale in altre. Lo stesso vale per numerose citazioni, a volte adatte e profonde, a volte troppo numerose e inserite con poca coesione.
Si tratta di pagine colme di riflessioni profonde o meglio: di Sentimenti ed Emozioni.
Lo consiglio a chi vuole intendere l'adolescenza in alcuni dei suoi aspetti peculiari e non solo agli adolescenti come me, ma anche ai genitori, i quali frequentemente perdono di vista il vero senso dell'amore e della vita, correndo dietro a futili mondanità, tralasciando la famiglia e ciò che realmente possiede importanza.
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QUALCOSA DI INCREDIBILE
Sono un'adolescente e ne sono rimasta davvero colpita.
L'autore ha spiegate cose sull'adolescenza ma anche sulla vita, sull'amore e sulla morte che sono rimasta senza parole.
Ho sottolineato tantissime frasi, per piacevolezza ma anche per ricordarmi su come devo guardare il mondo.
Il libro lo può leggere chiunque visto che non parla solo di una ragazza di quattordici anni ma dentro ci puoi trovare tanti tipi di relazioni: un amore tra una nonna e una nipote, l'amicizia tra due ragazze, l'amore tra ragazzo e ragazza, l'amore tra marito e moglie..
C'è veramente tutto in questo fantastico libro.
E' di sicuro un libro che ti lascia qualcosa, alle ragazze come me soprattutto.
Mi sento come capita da qualcuno finalmente.
Non ho altre parole per descriverlo.
Bellissimo, senza fiato, incredibile.
Da prendere assolutamente. Adatto soprattutto a noi adolescenti, che se sappiamo entrare e ad essere attenti ad ogni frase di questo libro, il nostro modo di vedere il mondo cambierà.
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Un libro a metà
Libro troppo didascalico, farcito di riferimenti letterari ed epici, probabilmente interessanti per un pubblico adolescenziale ma letto da un'adulta sembra di ritrovarsi in classe con un insegnante che vuole rendere interessante la lezione.
Splendida la prima parte, chapeaux, ma il libro nella seconda parte non esiste. Mentre leggevo avevo impressione che l'autore non fosse più interessato a raccontare la storia ma volesse concludere e la conclusione è approssimativa e banale in una sorta di deus ex machina che tutto risolve.