Confrontarsi con Karolina
Letteratura italiana
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Non solo giallo
Leggo sulla copertina “Valentino Rocchi”, il nome dell’autore, appena più sotto “Confrontarsi con Karolina”, il titolo, e in piccolo, più in basso e sulla sinistra “Gialli Agemina”, nome della collana evidenziata con lo stesso colore.
Ora classificare questo romanzo di ben 406 pagine come giallo mi sembra un po’ riduttivo. In effetti ci sono autori, come Simenon, come Maurizio de Giovanni che ricorrono all’intreccio del thriller semplicemente per l’ossatura di un’opera intorno alla quale costruire molto di più, nobilitando i loro lavori con contenuti che vanno ben oltre la consueta ricerca investigativa.
Ed è questo il caso anche di “Confrontarsi con Karolina”, un vero e proprio romanzo, pur venato di giallo, e ambientato, in parte, in un mondo diverso da quello che è oggetto consueto di narrazione dell’autore pesarese; qui non c’è più la civiltà contadina in primo piano e, a onor del vero, nemmeno sullo sfondo, bensì un ambiente più recente ed attuale, quale quello delle corse in motocicletta.
Non ci sono gare, non c’è la dinamica del tifoso e dello sportivo che quasi fa una radiocronaca, no, non sarebbe stato funzionale allo scopo e, oltretutto, probabilmente si sarebbe ridotto a un aspetto più tecnicistico che letterario.
Il mondo delle corse in moto è lo sfondo, davanti al quale o dentro il quale si agitano diversi personaggi, nascono storie all’apparenza messe per lì caso, ma che invece alla fine si riveleranno parte integrante di un corpo unico, giustificando così la lunghezza del lavoro che in un normale giallo sarebbe francamente eccessiva.
Rocchi ha sempre amato i suoi personaggi al punto di tratteggiarli con una descrizione non solo somatica, ma anche psicologica che rasenta quasi l’ossessione maniacale, giungendo così a confezionare opere che sempre possono essere definite di pregevole fattura. Confrontarsi con Karolina va oltre questa classificazione di merito, perché le storie che si intrecciano, pur se relative a epoche diverse fra loro e anche a luoghi dissimili, possono vantare una freschezza di esposizione che le rende particolarmente gradevoli.
Non sarebbe stato difficile scivolare nel “già letto”, perché in fondo le vicende umane si presentano quasi sempre assai simili, ma la capacità dell’autore di indagare l’animo di ogni protagonista, riservando l’entusiasmo per quelli positivi, ma non infierendo, grazie a un’innata pietà, per quelli negativi, porta a un equilibrio di narrazione che gradualmente rende partecipe il lettore. Non ci sono colpi di scena assolutamente impensabili, anzi tutto scorre liscio e logico, secondo una razionalità matematica, ma il libro sarebbe probabilmente monotono se non fosse accompagnato da emozioni naturali, genuine, quali possono essere il senso di colpa o un amplesso dipinto con precisione, ma senza malizia.
Prima ho scritto che sono diverse le vicende che fioriscono, ma ben concatenate, e una in particolare, quella dell’ebreo polacco in Italia all’epoca delle leggi razziali, è molto di più che funzionale alla vicenda, perché offre l’opportunità di una riflessione su questa maledizione che si portano dietro gli israeliti da 2000 anni e che li rende vittime per lo più rassegnate. Non dico altro al riguardo, perché sono poche pagine che meritano la massima attenzione.
E poi la figura di questo ebreo, di quest’uomo prossimo alla morte è descritta con una realtà quasi incredibile. Sembra di essere davanti a lui, infermo grave in questo letto d’ospedale, ad ascoltare la sua storia, a stupirsi di quel che va dicendo, a commuoversi per una bellissima storia d’amore che lo vede protagonista e vittima.
Con Rocchi i personaggi sono tali indipendentemente dal fatto che ci sia una trama, sono esseri umani con i loro pregi e difetti che sembrano muoversi liberi dalla volontà dell’autore. La vicenda è gialla? Bene, ma anche se non lo fosse Salomon, Serena, Karolina, Marco, Federico, il giudice Gaudino, Inge, Sabine, Rachele, Antonìn, perfino Rendina girano attorno a noi, con le loro passioni, i loro assilli, le loro qualità e i loro difetti, nessuno troppo bravo o troppo cattivo, personaggi di carta perfettamente simili a quelli in carne ed ossa, ognuno portatore di verità che sta solo a noi riconoscere. I francesi dicono: “C’est la vie.”. Io mi permetto di aggiungere: “vista con amore.”.
La lettura è sicuramente raccomandabile.