Narrativa italiana Romanzi Come e perché. Storie del Monferrato
 

Come e perché. Storie del Monferrato Come e perché. Storie del Monferrato

Come e perché. Storie del Monferrato

Letteratura italiana

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Luigi Drago, originario di un paese del Monferrato, torna a casa per salutare l’ultima volta il padre morente. Riprende così contatto, in pieno inverno, con la sua gente, da cui il suo lavoro di giornalista l’ha allontanato. La serenità del padre di fronte alla morte lo porta a farsi domande sulle sue scelte esistenziali e politiche. Nelle vigne e nei boschi coperti di neve Drago fa il suo esame di coscienza confrontando le sue radici contadine con l’impegno in città a fianco degli operai, convinto che l’ingiustizia sociale è all’origine di tutti i mali nel suo paese come nel mondo. Attraversando i luoghi della sua campagna in piena solitudine, gli tornano alla mente storie del passato a volte di sangue e di cupi delitti commessi nell’arcaica comunità contadina, a volte storie di follia e di ingegnosità visionaria. Lajolo, che è stato il primo biografo di Pavese e Fenoglio, in queste pagine allaccia un dialogo simbolico con il Pavese di Paesi tuoi e il Fenoglio de La malora.



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Come e perché. Storie del Monferrato 2020-01-23 10:13:02 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    23 Gennaio, 2020
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Il passato. Per comprendere il presente

Davide Lajolo, giornalista e scrittore, nato a Vinchio , Asti, è stato un famoso giornalista e scrittore. Ha scritto Il vizio assurdo. Storia di Cesare Pavese, Fenoglio, Veder l’alba dalla parte delle radici, ed è stato anche deputato. E’ morto a Milano nel 1984. Ora la casa editrice Baima Ronchetti ha deciso di ripubblicare Come e perché. Storie dal Monferrato; un libro intenso e vivido, fortemente autobiografico, che ricorda molto da vicino gli ambienti e i luoghi tanto cari a Cesare Pavese e a Beppe Fenoglio.
Narra la storia di vita di Luigi Drago,
“virile, e istintivo, aveva battuto la testa contro il muro più volte a costo di bernoccoli tremendi. Provinciale, incolto, romantico, aveva fatto una fatica dannata a usare la ragione più del cuore, il cervello più dell’entusiasmo.”
Che in un certo punto della sua vita, si vede costretto a tornare al proprio paese d’origine, per cui:
“sei tornato al tuo paese d’amore. Lo rivedi mentre la quercia è caduta: tuo padre.”
Perché il padre è in fin di vita. Lì ritorna ad un passato che ha voluto dimenticare, costituito da tante storie umane, intessute di violenza, di soprusi e di dolori. Ma anche di gioie, di una vita semplice fondata su valori pregnanti e forti. Ed ecco, allora, che pensando alla pazzia di Cichin,
“nell’ossessione di quella fredda notte, gli apriva i ricordi sulla voragine di pazzie del mondo che aveva attraversato.”
Questa è la gente di Luigi Drago,
“di chi è abituato a fare i conti con le avversità della natura e a non misurare il tempo e lo spazio col metro comune. Nel sentimento di perpetua rivolta per le privazioni secolari patite, lo scontro permanente tra campagna e città, la diffidenza per tutto quanto è nuovo e viene dall’esterno, l’inconsistenza scontata dall’amicizia disinteressata, (…) la morte come un’abitudine e una liberazione, il dialogo muto con la luna e col sole, con la notte e con il giorno”.
Quindi un ritorno al passato, che ha un unico obiettivo:
“Dare ordine ai problemi interiori.”
Un libro intenso e profondamente lirico. Un testo che è un aperto e franco dialogo con le terre aspre di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, intessuto di dialoghi e di descrizioni fedeli ed attinenti. Un ritrovare se stesso per un individuo, di bella lettura, con forti accenti intimi ed intimistici che trascinano il lettore in un vortice emozionante. Storie del passato che non si dimenticano per intensità e vissuto, per cercare di comprendere la difficile attualità.

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