Come donna innamorata
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Come donna insoddisfatta
In copertina quella scritta ROMANZO, per sottolineare che non si tratta di biografia e neppure di biografia romanzata. Effettivamente il breve testo non ne ha pretesa, seppur esso segua a grandi linee l'itinerario della vita di Dante.
Direi che gli elementi per catturare la mia attenzione fossero al completo: un autore di spessore nel settore, gia' curatore e biografo dell'Alighieri in Mondadori. Un protagonista che catalizza sempre l'attenzione e poi quell'incipit che si sofferma su Beatrice , la Musa per eccellenza.
Purtroppo ad alta aspettativa corrisponde altrettanta delusione quando l'esito della lettura e' negativo, quindi eccomi motivare il mio commento piu' emozionale che critico, perche' al mio cuor non si comanda quando e' scontento.
Il racconto si propone di concentrare l'attenzione su quello che fu il rapporto tra L'Alighieri e Bice Portinari, il rimuginare del poeta sull'incontro di bambini e poi la palpitazione che diviene convulsione per le strade di Firenze, quando occasionalmente incontra quegli occhi verdi e beati. E ancora la morte come privazione terrena che trasforma la donna in entita', Bice che gia' in poesia era Beatrice ora lo sara' soltanto, musa e non piu' in terra.
Scrivo deliberatamente propone perche' non intento dire ottiene. Fondamentale per il buon esito di un romanzo e' per me un fremito, l'incontro con la vivacita' dei personaggi, dei luoghi, delle vicende, delle passioni.
Ebbene qui seppure la scrittura sia scorrevole, senza onere ma anche senza onore, la narrazione resta piatta, non decolla. Mi e' parso di osservare i cenci medioevali di un burattino inerme, senza movimento di legno e bambagia, figuriamoci poi della carne che trasforma l'oggetto in verita' narrativa, di quella proprio non si puo' parlare.
L'evoluzione da prosa statica a emozione, sentimento, evocazione, scenografia a mio avviso manca completamente in questo libro. Se poi stiamo parlando di Dante Alighieri, il sommo poeta italiano , e dell'amore platonico piu' cantato sospirato idealizzato al mondo capite bene che queste pagine prive di nerbo mi hanno sorpresa. Sorpresa e annoiata in una nebbiosa coltre di insospettabile disappunto. Che peccato.
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Dante, Cavalcanti e Beatrice
Un libro strutturato in modo fantasioso e particolare, il protagonista è nientemeno che Dante Alighieri, ma non è né un saggio né una biografia, bensì un romanzo con tutte le sue caratteristiche(intreccio di situazioni, episodi vari etc). La prima parte del testo è incentrato sulla figura di Beatrice, la sua grazia , il suo candore ,del fugace rapporto con Dante e di quello che avrebbe potuto essere la loro relazione se la donna non fosse scomparsa così prematuramente; il tema dominante cmq della prima parte è l'amore. La seconda sezione del libro è incentrata sul rapporto prima di amicizia, poi contrastato tra Dante e il poeta Guido Cavalcanti, in queste pagine del libro si parla soprattutto di politica e dei propositi di Dante di portare a compimento le sue due opere letterarie fondamentali come la Vita Nuova e la Commedia.
L'autore, attraverso queste pagine, narra di un Dante che vive e affronta esperienze di tutti i tipi e permette al lettore di capire i suoi dolori, le sue frustrazioni, le sue ambizioni, i suoi tormenti le sue gioie,le sue insicurezze.
Concludo estrapolando un passaggio in cui Dante descrive Beatrice
..."la signora triste che calamitava l'attenzione dei presenti e li rendeva più gentili, più rispettosi, più affabili..."la sua straordinarietà consisteva nel donare gioia, serenità, speranza e pace"...
Particolare
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Tanto gentile e tanto onesta pare
Come donna innamorata di Marco Santagata ha per protagonista Dante Alighieri e per soggetto l’amore che il divin poeta nutrì per la sua musa: Bice Portinari (“Chi sarebbe stato l’angelo da celebrare in versi, lui l’aveva già deciso… Non poteva che essere Bice Portinari, la dama dagli occhi di smeraldo, la signora triste…”), che nella visione angelicata della donna e nella poetica dell’esule fiorentino (“L’idea lievitava. Dire senza dire. Dire che non lo raccontava, e con ciò raccontarlo. Era felice… Felice nel giorno del pianto?”) assume il nome di Beatrice.
L’autore costruisce il suo romanzo storico con fulcro nella data dell’8 giugno 1290, giorno della prematura scomparsa della nobildonna (“Forse la sua Beatrice non sarebbe morta insieme a Bice”), sorella di quel Manetto Portinari che fu compagno di giochi dell’Alighieri.
La morte dell’amata rappresenta l’interruzione di ogni possibilità d’incontro, ma non per questo deve costituire la causa ostativa di un poetare che è vitale per Dante e che richiede di essere rifondato su nuovi presupposti: così che la bellezza (“Bice non era quel che si dice una bellezza. Molte giovani di Firenze la superavano in avvenenza. La fonte del suo fascino erano gli occhi: verdi, scintillanti, conferivano all’incarnato madreperlaceo una straordinaria luminosità”) sia celebrata nell’eternità e nella spiritualità. Sul piano letterario, questi impulsi si concretizzeranno nella Vita Nova e nella terza cantica della Commedia, quella dedicata al Paradiso.
Mentre Dante ragiona sulla poetica (“Una gioia paragonabile a quella di creare un oggetto di sublime armonia. Basta dunque… con i lamenti…”), scorrono i fatti della sua vita: la nascita in una famiglia di mercanti, che per lui sognava un futuro di commerciante (“Alighiero dava per scontato che il figlio, terminata la scuola elementare… avrebbe frequentato quella dell’abaco, dove si sarebbe impratichito dei cambi, avrebbe imparato a tenere i conti e a scrivere lettere commerciali”) e non di poeta (“… Si era messo in testa che il mestiere di poeta e filosofo consistesse nello scrivere in latino”), le lezioni di Brunetto Latini, l’amicizia con Guido Cavalcanti, le nozze con Gemma Donati, che asseconda il temperamento artistico del marito (“Tu sei un poeta, hai la testa fra le nuvole”), la nascita dei figli (“Almeno se ne stesse buono e ringraziasse quei bravi parenti che mantenevano lui e i suoi…”), gli incontri tanto magici quanto platonici con Beatrice, l’impegno politico, dal quale derivano la rottura dell’amicizia con Cavalcanti e l’esilio che lo costringe a riparare in Lunigiana.
L’opera, gradevole nella fruizione e supportata dai robusti studi specifici dell’autore, ha il pregio di riproporci una figura che molti di noi avranno abbandonato dai tempi della scuola, in ciò sollecitando riflessioni sull’importanza di sentimenti e passioni che nulla hanno di materiale…
Bruno Elpis
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Le rime della “Vita Nova”:
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.