Chimaira Chimaira

Chimaira

Letteratura italiana

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Volterra: il giovane archeologo Fabrizio Castellani sta cercando di decifrare una misteriosa anomalia racchiusa nella famosa statua etrusca "L'ombra della sera", quando al telefono una voce gli ingiunge perentoria di abbandonare la sua ricerca. Nei giorni seguenti, nei pressi di una tomba, vengono ritrovati i corpi di uomini sbranati da una misteriosa belva di dimensioni inimmaginabili.



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Chimaira 2020-04-13 10:53:24 Little cozy world
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Little cozy world Opinione inserita da Little cozy world    13 Aprile, 2020
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libro non pretenzioso ma che ti tiene compagnia

Avevo un ricordo stupendo del romanzo che mi avevano fatto leggere a scuola durante le vacanze estive dello stesso autore, si trattava de “Lo Scudo di Talos”, quindi a distanza di decenni ho deciso di leggere nuovamente qualcosa di Valerio Massimo Manfredi, selezionando: Chimaira.

Ecco, non c’entra assolutamente nulla con lo scudo di Talos, prima di tutto perché è ambientato nei giorni nostri.

Riconosco la firma dell’autore solamente in alcuni inframmezzi alla narrativa, nei quali lo scrittore ci riporta al tempo degli etruschi, durante un banchetto.

Purtroppo, però all’interno di tutta la narrazione queste sono veramente delle molliche, un vero peccato dato che la cosa che mi aveva entusiasmato molto era proprio il fatto di scoprire così tanto della vita degli antichi.

Qui invece non viene descritto molto della cultura etrusca, l'autore si dilunga molto sul descrivere un rituale agghiacciante chiamato "Phersu".

A tratti, il romanzo ricorda molto Dan Brown, colpi di scena degni dei film hollywoodiani, poco realistici, ma che hanno il fine ultimo di tenere la tua tensione alta e di tenerti incollato alla lettura.

Fa da contorno la vicenda amorosa del protagonista, ma comunque lo stesso protagonista è semplicemente abbozzato e fa da mezzo per il racconto e ci aiuta a fare luce sul mistero formatosi attorno al ritrovamento di una tomba etrusca e di una serie di morti cruente improvvise e potenzialmente interconnesse tra loro.

E’ un libro di poche pagine, che si legge super in fretta, ma francamente con la stima che ripongo nell’autore, mi aspettavo decisamente qualcosa di più.

Da leggere, perché no, sotto l’ombrellone.

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mi ricorda molto Dan Brown...
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Chimaira 2017-05-12 09:12:08 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Mag, 2017
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Fabrizio Castellani

Fabrizio Castellani, giovane archeologo fiorentino, è affascinato dalla anomalia presente sulla statua etrusca “L’ombra della sera” tanto che decide di approfondire i suoi studi a Volterra presso il museo ove il fanciullo è custodito. Durante la sua analisi, però, dei tombaroli vengono rinvenuti privi di vita; i loro corpi, dilaniati da un essere sconosciuto vengono recuperati proprio nei pressi della tomba etrusca del Rovaio, sepolcro che verrà aperto e analizzato da Fabrizio stesso. Ed è all’interno di questo che lo studioso rinviene un Phersu testimonianza di un antico rito, che darà adito ad una serie di circostanze enigmatiche ed inspiegabili che vedranno quali protagoniste altre aberranti morti. Un’iscrizione, ancora, porta Fabrizio a conoscenza di un’antica maledizione, un sortilegio lanciato per un antico ed orrendo crimine che sembra sempre più legato a quella belva che continua a mietere vittime su vittime.

«Quando un uomo si macchiava di un crimine così spaventoso da superare ogni immaginazione e da infrangere ogni limite imposto dalla legge e dalla natura, quando commetteva una tale mostruosità da far impallidire il delitto più efferato, la comunità era colta dal panico, temendo che l’ira e la punizione degli dei si abbattessero su tutti non bastando la vita di un solo uomo a espiare una simile colpa. L’esecuzione del colpevole tra i più atroci tormenti sarebbe potuta essere la naturale conseguenza dell’evento ma poteva accadere che l’accusato si proclamasse innocente e che non vi fossero prove definitive per dimostrarne la colpevolezza. Veniva sottoposto a una sorta di ordalia: con il capo racchiuso in un sacco, una mano legata dietro la schiena e una spada nell’altra doveva combattere contro un animale feroce, un lupo o addirittura un leone. Se riusciva a sopravvivere era riconosciuto innocente e reintegrato nel suo rango e nei suoi diritti; se soccombeva, la belva che lo aveva ucciso veniva sepolta viva con il suo corpo affinché continuasse a straziarlo per l’eternità.»

Al tutto si sommano perentorie telefonate che il ricercatore comincia a ricevere, sin dal suo arrivo, alle ore più disparate della notte, chiamate all’interno delle quali viene intimato di lasciar perdere il fanciullo.
Delle indagini viene altresì investito il tenente Ricciardi (personaggio già conosciuto nel piacevole “Le inchieste del colonnello Ricciardi, Einaudi, classe 2015), funzionario di legge affiancato dal fedele braccio destro il brigadiere Spagnuolo. Non solo. La stessa statua del fanciullo potrebbe rivelarsi essere un tassello fondamentale necessario a far luce sulle vicende.
Che dire, gli elementi per riuscire ci sarebbero tutti, eppure, qualcosa in questo romanzo non funziona. Lo stile incalzante che conquista nelle prime pagine pian piano rallenta lasciando il posto ad un senso di perplessità crescente. A questo si susseguono errori di molteplice genere disseminati tra una pagina e l’altra e addirittura in certi casi le parti del romanzo sembrano essere prese, tagliate, incollate qua e la senza un vero e proprio filo logico. La caratterizzazione dei personaggi è minima tanto che si fatica ad inquadrarli, a sentirli parte di sé. Il lettore che quindi nella prima sezione dello scritto era accompagnato e condotto da uno stile piacevole e da protagonisti curiosi e tutti da scoprire, finisce con lo sdubbiarsi tanto che conclude il volume esclusivamente per la curiosità di sapere cosa e/o chi si cela dietro la figura della belva.
Chissà, forse nutrivo troppe aspettative visti i presupposti e la firma dell’opera, di fatto non mi ha pienamente convinta.

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Chimaira 2015-08-25 07:22:30 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    25 Agosto, 2015
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Chimaira.

"Quando i pochi che possono parlare vogliono essi stessi dimenticare, dopo un po' tutto torna normale. E' come se non fosse successo nulla."
In molti mi hanno consigliato di leggere Valerio Massimo Manfredi perché i suoi libri sono appassionanti e la scrittura fluente, sono andata come mio solito in biblioteca ed ho scelto questo testo per farmi una mia opinione personale.
Devo dire che per me è stata una delusione, in molti tratti il racconto mi ha richiamato alla memoria il libro del grande Arthur Conan Doyle Il cane dei Baskerville (un classico della letteratura inglese, brillante e accattivante, il primo della serie del grande investigatore Sherlock Holmes), mi è sembrato come una brutta copia dell'originale, in entrambi è presente un animale terribile che terrorizza e uccide ed un mistero da risolvere, la differenza è che in Chimaira scopriamo anche un'antica storia etrusca da ricomporre grazie al ritrovamento in una tomba di frammenti bronzei che l'archeologo Fabrizio Castellani con arguzia e bravura riporterà alla luce e la collegherà ai fatti orribili che accadono nella Volterra di oggi.
Per i miei gusti la storia è troppo irrazionale e fantastica, ho sperato fino all'ultima pagina che il finale avesse un senso logico e reale, ma purtroppo non è stato così quindi la lettura mi ha lasciata delusa e insoddisfatta.
"Anche la morte uccide. Ma non può essere uccisa. Tu non hai idea di che cos'è. Noi l'abbiamo avuto di fronte per alcuni interminabili secondi a una distanza di due metri. Io non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita e sono certo che non esiste al mondo alcun animale di quella specie. E' un mostro, ti dico...una chimera."

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Lettura insipida!
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Chimaira 2013-08-31 22:03:16 Filippo1998
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Filippo1998 Opinione inserita da Filippo1998    01 Settembre, 2013
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Il mausoleo della maledizione

Dopo la cocente delusione suscitatami dalla lettura de “La torre della solitudine” ho deciso di tornare su un’opera di Valerio Massimo Manfredi con la speranza di ricredermi sul suo conto. Beh, se da un certo punto di vista “Chimaira” mi ha soddisfatto facendomi quasi rivalutare Manfredi, man mano che la lettura procede escono fuori tutti i difetti e le lacune dell’autore ( o almeno nelle due opere che ho letto ).
Fin dalle prime pagine, “Chimaira”, si prospetta come un buon romanzo dal ritmo incalzante, coinvolgente!
Su uno sfondo storico appassionante, tra i letti triclinari e le tombe di carattere etrusco si dirama una trama con tutte le carte in regola per poter essere considerata un “giallo”, un gran bel “giallo”.
Però, procedendo la lettura, quando l’euforia iniziale scema ho potuto riflettere più a fondo sulle fattezze del romanzo. Ok, la trama è coinvolgente e capace di destare grande interesse ma.. basata su fatti storici del tutto inventati! Tutto ciò che l’autore menziona nella sua opera relativamente alla storia etrusca è frutto della sua immaginazione e, perciò, pura fantasia! Avevo iniziato a leggere questo romanzo con l’intenzione di IMPARARE, leggendo un libro in cui una storia appassionante mi permettesse allo stesso tempo di incamerare preziose informazioni storiche. Oltre a questo, forse proprio perché inverosimile, la trama si dimostra a tratti banale e scontata- si esibisce un Manfredi intento ad “arrampicarsi sugli specchi”- cosparsa per di più da noiose ripetizioni di parole ( “raccogliere” ripetuto svariate volte in poche pagine).
Insomma, un’opera che non ha risposto alle mie aspettative come mi sarei aspettato (non si può considerare “Chimaira” un romanzo storico) ma buona per quanto riguarda la piacevolezza.
Sconsigliata a chi voglia gustarsi un VERO thriller STORICO; consigliato,invece,a tutti coloro che vogliano affrontare un fantasy molto ma molto leggero.

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Chimaira 2013-08-26 17:28:51 e31
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e31 Opinione inserita da e31    26 Agosto, 2013
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chimaira

Un libro davvero molto bello, che fa comprendere anche quanto l'Italia sia ricca di meravigliosi reperti storici.
Questo libro di Manfredi è ambientato nel nostro paese e vede come protagonista Fabrizio, un giovane archeologo che si reca a Volterra per studiare un'antica statua etrusca.
Una sera, mentre sta lavorando nel museo, riceve una telefonata durante la quale gli viene chiesto di abbandonare lo studio della statua e quella stessa notte un famoso tombarolo viene ritrovato morto sbranato nei pressi di una tomba etrusca.
A Fabrizio viene dato il compito di studiarla e all'interno trova un sarcofago in cui vi sono i resti di un uomo e di una belva.
Le notti segenti vengono sbranati altri uomini e Fabrizio,insieme all'aiuto della collega Francesca, inizierà ad indagare sulle misteriose morti e sulla tomba rinvenuta.
Devo confessare che inizialmente non avevo molta voglia di leggere un libro scritto da un autore impegnato nel settore storico della letteratura; ma poi leggendo la trama ho capito che non era un romanzo storico come gli altri perchè conteneva anche un po' di immaginazione e quindi ho iniziato a leggerlo.
Lo stile dell'autore è scorrevole, semplice ma soprattutto coinvolgente.

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Chimaira 2013-02-19 18:55:48 antares8710
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antares8710 Opinione inserita da antares8710    19 Febbraio, 2013
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Il mistero di una statua estrusca

Il romanzo di Valerio Massimo Manfredi questa volta è ambientato in Italia ai giorni nostri. L'archeologo Fabrizio Castellani, esperto di storia etrusca, si trova nella cittadina toscana di Volterra, impegnato negli scavi di una importante zona archeologica. Le sue indagini si concentrano soprattutto su una misteriosa statua etrusca "L'ombra della sera", quando una telefonata lo mette in guardia dal continuare le sue ricerche archeologiche. Nel giro di pochi giorni, l'archeologo Fabrizio si troverà coinvolto in una spirale di sangue, morti ammazzati, maledizioni antiche e divinità vendicative. Tra misteri insondabili e continui colpi di scena, il nostro protagonista si affiancherà al tenente Reggiani per cercare di venire a capo del mistero, trasformandosi in una sorta di detective del passato...

Si tratta di un romanzo assai diverso da quelli precedenti dell'autore. Il ritmo della narrazione è come sempre coinvolgente e ricca di repentini colpi di scena che lasciano di sasso il lettore, ma...c'è qualcosa che non torna. Il romanzo viene considerato "storico" ma, a differenza degli altri libri di Manfredi, di storico c'è ben poco, e anche la scoperta della statuetta sembra semplicemente un pretesto, tra l'altro non molto efficace a mio avviso. Si tratta allora di un poliziesco? O di un giallo con venature di horror? Oppure addirittura di una sorta di Indiana Jones all'italiana?
Si ha quasi la sensazione che l'idea che sta dietro il libro sia confusa e priva di un orientamento ben preciso. Mi dispiace dire queste cose perchè io sono molto affezionato a questo autore, ma è questa la sensazione che ho avuto nel leggere Chimaira...

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Chimaira 2011-12-22 19:55:46 valeg
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valeg Opinione inserita da valeg    22 Dicembre, 2011
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Commento

Caro Valerio Massimo, ma dovevi proprio scriverlo questo romanzo? Cosa è successo? La Mondadori ti ha minacciato con un ultimatum? Insomma, uno come te, diciamo così, arrivato, di una certa età, non potrebbe scrivere solo quando ispirato? Non potresti ambire a essere ricordato come quello scrittore che scriveva bellissimi romanzi storici? Sì, perché è questo che sai fare e questo libretto non è un romanzo storico, perché di storico c’è solo una misteriosa statuetta etrusca, non è un poliziesco, perché non basta un commissario e qualche vittima, non è un horror perché c'è il BaBau, ci vorrebbe magari anche qualche mistero, un po' si suspence, qualche emozione, magari avere un finale inaspettato, e se proprio non inaspettato, che desse un senso a tutta la storia. Tante cose buttate là, alla rinfusa senza capo né coda. Non fatevi attrarre dall'edizione Oscar a 2,00 € al supermercato come ho fatto io, comprate piuttosto una trota.

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