Chi scrive muore
Letteratura italiana
Editore
Massimiliano Governi è nato e vive a Roma. Ha pubblicato per Baldini&Castoldi Il calciatore (1995). Per Einaudi Stile libero L’uomo che brucia (2000) e Parassiti (2005). Un suo racconto è stato pubblicato nell’antologia Gioventù cannibale (1996). Come editor della narrativa italiana ha lavorato alla Fazi editore dal 2004 alla fine del 2007. Dal 2008 ha curato la collana “Heroes” di scrittori italiani della Elliot edizioni.
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Chi legge si salva
Chi scrive muore è un'opera necessaria.
Un romanzo che riempie il vuoto di questi anni.
Un libro che denuncia la società odierna, la quale si crogiola serena in un'apparente sensazione di essere a posto con se stessi. Una denuncia verso gli uomini, che per annichilire il loro famelico senso di colpa, tentano di identificarsi con quelle figure che hanno avuto il coraggio di combattere la Camorra, la Mafia o qualsiasi altra società criminosa.
Governi scrive un'opera riflettuta, distillata a lungo, convulsa. Parole che esprimono l'inquietudine di una società che si serve, in ottica utilitaristica, di figure eroiche, come Saviano, così da farle diventare il loro alibi per sentirsi migliori.
Chi scrive muore è un grido straziante, che tenta di colmare il silenzio, il vuoto, il nulla di questi anni; un urlo accorato e drammatico che trascende la dimensione cartacea di pagina per raggiungere, con mirabile capacità stilistica, l'apetto, la nausea e il dolore di un colpo in pieno stomaco.
E' uno di quei libri che disturbano, che ti fanno stare male dopo la lettura. E' uno di quei testi che agguantano la tua mente, il tuo cuore, il tuo corpo e vi riversano un'inquietudine opprimente, insostenibile, destabilizzante, come l'inchiostro di una piovra che ti stringe tra i tentacoli. L'ultimo gesto per difendersi o per attaccare.
Sullo sfondo onirico e metafisicamente sopeso del sonno, intrecciata inevitabilmente tra deflagrazioni, attentati, sirene, portiere che sbattono, Bazuka e scorte, anconde e giaguari, la trama, forte di pagine in cui astratto e concreto si fondono nel segno di una costante ansietà, si dipana alternando mirabilmente le storie di Angelo, capo scorta e uno scrittore, autore di un testo sulla mafia e dunque perseguitato.
E' un libro in cui la dimensione onirica è necessaria per trasmettere simbolicamente al lettore, le durissime condizioni di vita di questi uomini alle prese con le incombenze della vita. Esplosioni roboanti che scuotono le interiora e il corpo, ormai involucro, guscio senza vita di uomini prostrati dalla sofferenza. Ombre di se stessi.
E' tutto molto rapido. Neanche due ore per finirlo, ma è intenso. Sconvolgente. Provoca un disagio non solo psicologico, ma anche fisico. Lo senti, là nello stomaco in subbuglio. Come un monito che ti costringe a riflettere. Allora pensi. Chi scrive muore. No, chi muore scrive. No, chi legge si salva.
In fondo Chi scrive muore è anche questo: un elogio alla scrittura, alla lettura, che può salvare dalla perdizione e che può condurre ad una salvezza anelata, ma spesso negata. Leggere questo libro è traumatico, provoca disturbo, ma ti fa vivere un'esperienza così, sospesa metafisicamente tra vita e morte, nel segno di scorte, dolore, esplosioni. Nel segno della sofferenza familiare. Nel segno di tre killer mafiosi che si abbandonano a sesso, droga e divertimenti sfrenati. Forse i personaggi più memorabili e meglio riusciti. Che strano, i killer.
Chi non legge muore.
Chi scrive muore.
Chi muore scrive.
Chi legge si salva.
(Il punteggio è in eraltà 4-4-4)
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Latte e Whisky
I protagonisti del racconto sono uno scrittore perseguitato dalla Camorra e Angelo il suo caposcorta, entrambi sono alle prese con una vita diventata maledettamente difficile, sono uomini liberi prigionieri dell'arroganza della Gomorra e dell'impotenza dello Stato. Governi ricorre spesso alla descrizione dei sogni e degli incubi dei protagonisti e proprio questa atmosfera onirica contribuisce a rendere il quadro della vicenda inquietante. Spesso ho avuto l'impressione che lo scrittore volesse dare a noi lettori la possibilità di calarci interamente nei panni di chi a causa "del vizio di scrivere" e "della cattiva abitudine di raccontare la verità", in una società che esalta la menzogna e la furbizia nei fatti, vede la sua vita trasformarsi in tragedia, non a caso fra le persone che ringrazia a fine racconto fa capolino il nome di Roberto Saviano, uno che sa benissimo che "chi scrive muore".