Chi ha bisogno di te
Letteratura italiana
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seminare l'amore
Inizia con i versi di Anna Toscano il romanzo di Elisabetta Bucciarelli, Chi ha bisogno di te, ed. Skira 2017, un testo sull’amore e sull’educazione all’amore:
“Per ogni amore che muore bisogna piantare i semi di cicoria, girasole, di viola, nel primo vaso libero nel primo angolo di terra.”
Una specie di magia, un racconto sull’esistenza umana, sulle fragilità degli uomini, innumerevoli e variegate, sulle relazioni andate male, sulla conservazione di quelle che invece ci hanno allietato la vita.
In questa vicenda ci sono una figlia, Meri, che è una adolescente, e una mamma, che si chiama proprio così. Meri è una ragazza normale, ama la musica, la scuola non è un problema, ha un amica del cuore…. Cosa vorrebbe? Innamorarsi. O forse solo capire qualcosa di più sull’amore: che sentimento o emozione è? Le capiterà mai? Permetterà a se stessa di innamorarsi? Spesso la domanda ha in sé la risposta, per cui la vita su tale scia trova il modo di fornire una risposta. Ed ecco infatti che Meri comincia a ricevere dei messaggi anonimi. Non si tratta di sms o di una chat su WhatsApp. Sono messaggi scritti a penna, come si usava una volta, e sono dei biglietti anonimi.
Chi li scrive e perché? Meri va a caccia della verità, parla con la madre. Le due hanno un modo speciale di comunicare, una sorta di linguaggio codificato perché la Mamma parla a Meri usando i testi, i titoli delle canzoni di un gruppo musicale: i Queen. Forse perché l’amore è una faccenda complicata e servono parole semplici e non sempre facile, ma che risuonino con chiarezza. E quelle dei Queen sono perfette, perché:
“C’è tutto quello che serve per farsi una idea”.
Questo è un libro di parole e di musica. Ha un ritmo tutto suo, così come ce l’hanno i pensieri della protagonista, i botta e risposta con la madre. I punti interrogativi persino. Ed è un romanzo di formazione sentimentale. Meri sta crescendo, ciò significa fare i conti con il rapporto simbiotico che ha con sua madre, affrontare le proprie paure, i timori, i ricordi dolorosi e soprattutto affrontare suo padre. Elisabetta Bucciarelli entra nella testa e nel cuore di una adolescente e di una madre molto lontano dallo stereotipo. Una donna che scrive, vive ed ama, ma che spesso si sottrae, parla poco, mangia poco, ma non smette mai di dare la sua presenza costante alla figlia. E lo fa senza complicazioni, scegliendo la semplicità delle parole, ma anche attraverso i semi e le piante che accudisce e che sono uno specchio dei legami. Legami da recidere, creature da esporre alle intemperie o da proteggere. Un romanzo intimo ed intimistico di squisita fattura.