Cati. Una favola di potere
Letteratura italiana
Editore
e coraggio.
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Abbiamo scelto la via dei miracoli
Cati di Rossana Campo è l’adolescente che una schematica visione dualistica della società annovera tra le persone devianti, non integrate (“Perché una cosa che pensavo io era che ci sono due tipi di persone, quelli che si adattano a qualunque cosa e studiano e abbassano la cresta… Quelli come me vogliono sentirsi liberi e creativi a modo loro…”) e che manifestano il loro dissenso anche esteriormente (“Mi mettevo i miei jeans neri strappati, il chiodo con le borchie e le spille, i miei anfibi…”).
Orfana di madre tanto amata, Cati indirizza la propria contestazione verso la matrigna (“Titti, la principessa del pilates”), verso la psicologa alla quale viene affidata (“Qui la fregatura potrebbe essere dietro l’angolo”) e contro Villa Sorriso, la struttura nella quale viene ricoverata dopo una reazione violenta.
L’incontro casuale con la clochard Seraphine (“Un’amica barbona in cantina: ci mancava proprio alla mia bella vita”) e le sue promesse (“Voglio insegnarti a fare dei miracoli”) prelude alla seconda parte di un romanzo che diviene fiaba post femminista (“Siamo delle donne che hanno deciso di viaggiare nel regno del cuore e dello spirito… Abbiamo scelto la via dei miracoli, della libertà e dell’amore invece che quella della paura, dei sensi di colpa e delle convenzioni”) nella Casa della Luna di Seraphine ove convengono tre steghe-fate: Bessie, Circe e Janine.
Giudizio finale: revanscista, tardo-fantasy, rimane sospeso in un’allegoria non conclusiva.
Bruno Elpis
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