Cate, io
Letteratura italiana
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La maschera
Il libro di Matteo Cellini inizia inseguendo il suono delle parole, in una ricerca più linguistica e stilistica che di senso. All'inizio c'è soprattutto un concatenarsi di metafore, frasi di cui si insegue suono e bellezza.Il tema sembra soprattutto di facciata. Nessun interesse per l'obesità e i suoi problemi e patemi. L'obesità è un espediente, una maschera per parlare della difficoltà di interagire con altri, come ci si possa sentire non-persone incapaci di farsi capire e di comunicare emotivamente e efficacemente le proprie idee e il proprio mondo interiore. Un modo di rendere visivamente come ci si possa sentire obesi, sgraziati, ingombranti agli occhi altrui, a camminare in un palcoscenico dove si sbagliano continuamente le battute.
Nei primi capitoli la maschera della donna obesa calza male, sta larga e le frasi e la loro bellezza, ricchezza di metafore anche ardite prevale nettamente sulla storia in una scrittura un po' astratta. Matteo poi si fa trascinare dal torrente della scrittura fino ad arrivare al punto in cui questo lo porta più vicino a se stesso e al suo mondo interiore. La maschera calza a pennello e fa intravedere qualcosa dell'autore. E' ora impossibile distinguere tra autore e maschera perchè questa calza perfettamente e la scrittura si fa autentica. Siamo al capitolo 20-21. Quello bellissimo della "crisi bulimica" da cui partono una serie di capitoli tutti altrettanto belli che fanno meritare al libro le cinque stelle. Alcuni personaggi sono particolarmente interessanti, in particolare i due genitori e la professoressa che ha la sola pecca del nome, Mazzantini, che con la inevitabile associazione a Margaret infastidisce un po'.
Quindi un bellissimo esordio per Matteo, e ora aspettiamo tutti il suo secondo libro.
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Io sono grassa,grassa,grassa
"Grasso", provate a pronunciarla questa parola. Lentamente scandendo le sillabe,una ad una, fateci caso: la vostra bocca si apre, si spalanca come se dovesse essere riempita con un'intera torta e poi si chiude sul "so" e vi rimane dentro. Provate a pronunciare "ciccione, pingue, corpulento,pachiderma da noi a Napoli si dice "chiatto", i dialetti sono più brutali, meno ipocriti , gli angoli nelle parlate non sono smussati dal politically correct della lingua ufficiale; nel dialetto siamo diretti e feroci, infatti "chiatto" è vicino a "chiavica". Le parole SONO PIETRE ! Grasso, obeso, chiatto, quando le pronunciate contro una NON PERSONA,così Caterina la protagonista del romanzo si definisce, fanno male: sono GROSSE come le pietre per la lapidazione. Questo è quello che ho pensato finito il libro di Matteo Cellini, uno dei libri più belli che abbia mai letto su questo malessere chiamato :obesità.
"E' un po di tempo che utilizzo i suoi metodi per sopravvivere in bagno;allo specchio, tutto il viso lo guardo solo di sfuggita e all'immagine mossa che me ne viene applico una specie di Photoshop mentale,per farmela diventare accettabile", queste sono alcune delle considerazioni di Caterina , diciassettenne di Urbania, ragazza sensibile e intelligente, che sopravvive alla sua obesità usandola come uno scudo,come il vestito di un super eroe della Marvel che una volta indossato, tiene tutto il Mondo fuori. A scuola , nel banco in fondo all'aula condivide una grande amicizia con Anna, l'unica che sembra volerle bene a prescindere, come la prof Mazzantini che con lei instaura un rapporto speciale, fatto di Letteratura: Federico Tozzi, Luigi Pirandello... Ma forse anche i romanzi sono scudi, sia per l'alunna che per la sua prof che sembra uscita dalla penna di Walt Whitman, prima di svegliarsi anche lei in un letto vuoto perchè il famoso Capitano, Mio capitano è fuggito con una donna più giovane.. Poi c'è la famiglia di Caterina , tutti rigorosamente oversize: Alberto Rossi, imbianchino che sognava di fare il pittore,mamma casalinga che vive all'ombra di quest'uomo fin troppo silenzioso,il fratellone Gionata, sempre indaffarato con le sue sceneggiature , l'unico a cui la pinguedine sembra scivolare addosso come le cattiverie della gente e infine Oscar, il più piccolo della famiglia Rossi, anche lui si è inventato un supereroe "Ungho" che lo tiene lontano dalla crudeltà degli altri bambini. Il disagio che provoca la condizione di obeso è analizzato da Cellini a trecentosessanta gradi, grazie ad un linguaggio scevro da luoghi comuni e originale veniamo catturati dalla vicenda di Caterina, alla fine l'amiamo come Anna l'Annoievole amica di sempre. Verrete sorpresi e sconvolti dal gesto folle che deciderà di fare ad un certo punto Caterina e sarà proprio il modo che la ragazzina adotterà per farla finita a rilevare a tutti noi lettori il dolore che si prova quando ti lanciano una pietra grande e aguzza come la parola : GRASSO.
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…E le paturnie mie e di Cate!
Caterina è una ragazza diciassettenne obesa, dai lineamenti facciali carini, ma obesa, lo dice lei stessa parlando in prima persona, come se stesse scrivendo un diario, un requiem o un vademecum, con un linguaggio semplice, sciolto e quasi stilisticamente ricercato, come per coniare un nuovo modo di scrivere i pensieri delle non-persone, degli invisibili, delle presenze auto-cancellanti, degli obesi…di se stessa, di Caterina.
“…Papà è già da un pezzo ai fornelli e il caffè macchia di un odore forte l’aria come un cane dalmata.”
Per poi scivolare in un linguaggio comune:
“Mi piacerebbe essere un a lumaca e portarmi sempre dietro la casa. Oppure un riccio per chiudermi in me stessa.”
Caterina sa di essere derisa per la sua stazza, di non avere amiche perché è grossa. E' grossa lei, la mamma, il padre, la nonna, i fratelli e Caterina appare tutt’altro che dolce, affabile, amorevole, ce l’ha con tutti e col mondo intero, si chiude e rimugina pensieri che non si possono non condividere, Caterina si descrive con tutto l’astio che ha addosso e Caterina finisci per odiarla! Altro che commozione e simpatia. Caterina in mano all’autore diventa un’arma a doppio taglio, provoca dapprima una ferita e poi un affondo, ci vuole davvero un poco di attenzione per capire e non cadere nei luoghi comuni e comprendere chi è davvero Caterina, che improvvisamente si schiude dal riccio e si ritrova nell’allegra fattoria, dove lei per prima sembra dirmi:
“Ehi, mi ero sbagliata, ricomincio tutto da capo…”
Caterina è un adolescente, vive i problemi della sua età e non è solo obesa.
Penso che aver messo dentro alcune figure come l’amica “Anna l’annoievole” poco credibile perché fin troppo perfetta o la professoressa “Mazzantini” che ostenta una collocazione scolastica tutt’altro che reale, abbiano dato il colpo di grazia al caso editoriale, fra i dodici finalisti del premio Strega 2013.
Mi chiedo una volta finito il libro …ma Cellini cosa avevi da raccontare che ancora non sapevamo sugli adolescenti?