Canone inverso
Letteratura italiana
Editore
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Opinioni inserite: 4
Easy reading
Importante è avere le giuste aspettative: il libro è poco impegnativo, senza pretese eppure piacevole e ben scritto. Gli appassionati di musica classica (è il caso mio) troveranno poi un motivo in più per leggerlo.
La trama di "Canone Inverso " è complessivamente ben costruita. Quasi un romanzo giallo senza delitti ne detectives, ma con un enigma che si svela, come nelle migliori tradizioni, soltanto all’ultimo capitolo. Un eleborato intreccio di storie che ruotano attorno ad un prezioso violino ed ai misteriosi personaggi che nel tempo lo hanno posseduto.
Le atmosfere, come spesso accade nei gialli, hanno un che di posticcio, poco realistico. Un castello fiabesco, custode di memorie secolari e misteri irrisolti; un istituto di musica, sperduto tra ostili montagne alpine, ove regna una severa disciplina militare; chiassose osterie di un Austria felix stereotipata, in cui, tra un boccale di birra e l'altro, sciatti viandanti si esibiscono con inarrivabile maestria nel suonare il violino ... il tutto appare poco credibile e un po’ naïf. Gli stessi personaggi sono tratteggiati con certa grossolanità e raramente accendono l’empatia in chi legge.
Per il lettore esigente in cerca di echi della grande letteratura mitteleuropea (cui Mauresing se non altro per motivi geografici potrebbe venire accostato), il romanzo sarà fonte di delusione.
Per chi invece aspiri soltanto a una lettura spensierata, piacevole, intrigante ma non troppo coinvolgente, "Canone Inverso" si presta più che dignitosamente. Ogni tanto ci vuole anche quella.
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Violini e parole..
Storia ed umanità sono le caratteristiche principali di “Canone inverso”, seconda opera di Mausering dove l’autore si prefigge di affrontare tematiche quali le digressioni relative al valore dell’amicizia che situazioni storiche e comportamentali del periodo precedente al Secondo conflitto mondiale.
Come ne “ La variante di Lunenburg” il testo ha come protagonisti più voci narranti, nello specifico: Gustav, Mausering stesso e il musicista Jeno/Kuno.
La scena si apre con l’aggiudicazione di un antico violino all’asta e con l’esordio di un romanziere che chiede chiarimenti sullo strumento appena acquistato. Da questo momento la narrazione varia, si aprono le pagine del “canone inverso”, la musica si erge tra flash back e spartiti, tra amicizie e rivalità, prorompente ed inarrestabile come lo scorrere di una cascata d’acqua. Ed il lettore non può che essere affascinato dall’universo musicale che si crea, dal mistero che riveste i due giovani violinisti, il talento e la volontà, le già presenti affermazioni del concetto di razza ariana cardine del Secondo conflitto.
La musica li renderà immortali e l’immortalità potrà essere raggiunta solo con la perfezione assoluta. Ma se per Jeno l’arte musicale è talento per Kuno e la sua famiglia è tradizione, è genetica, è merito del puro sangue.
Un romanzo particolare, o lo si ama o non ci dice niente. La protagonista indiscussa è la melodia che fa da “padrona” alle vicende narrate. Il finale a mio giudizio è opinabile ma tutto dipende dallo spirito e dalla mente di chi legge.
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Per gli amanti della musica
Nel linguaggio musicale il “canone inverso” si definisce come una composizione contrappuntistica che prevede un rovesciamento di intervalli. Questa è sostanzialmente la spiegazione scritta nell’antefatto di questo libro. In pratica il canone inverso è una melodia polifonica eseguita a più voci che si sovrappongono, anche con l’uso di tonalità differenti. Ed è proprio dal titolo che è possibile partire per parlare di questo breve romanzo di Paolo Maurensig, opera seconda dopo “La variante di Lunenburg”. La vicenda infatti ruota, ovviamente, attorno alla musica ed allo straordinario talento di un violinista di nome Jeno Varga ed all’amicizia che lo lega ad un altro violinista di nome Kuno Blau. I due si incontrano nel collegio dove vengono mandati per affinare la loro arte ed affermarsi come musicisti di successo. Questa amicizia nasce e cresce tra le mura della scuola ma continuerà a manifestarsi anche in seguito, una volta terminati gli anni di studio, quando Jeno sarà invitato nel castello di proprietà della famiglia di Kuno. Proprio in questo periodo si assisterà agli sviluppi del rapporto tra i due ragazzi, che sarà sempre più basato sulla rivalità e la competizione. In particolare è a Kuno che pare pesare (e molto) il grande talento dell’amico rispetto alle proprie capacità. L’amicizia verrà vissuta in maniera sempre più sofferta, in un continuo crescendo di tensione, che esploderà nei (vari) colpi di scena finali.
Ecco che allora, ritornando al titolo, diventa chiaro il concetto di canone: la passione e la competizione per il violino e la musica, vengono vissute dai due ragazzi come un continuo doppio inseguimento, con l’impressione di una “voce portante”, quella di Jeno ed un’altra che la segue a ruota, quella di Kuno. Per entrambi diventa fondamentale la ricerca di una perfezione assoluta che tende all’infinito, il raggiungimento di un’immortalità attraverso la musica. Immortalità che, se per Jeno può trarre origine dal talento, per Kuno e la sua famiglia invece è una questione genetica, solo di sangue. Questa visione assume una certa importanza considerato che la storia è ambientata poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale ed in qualche modo fanno capolino alcuni concetti che richiamano temi tipici del nazismo, legati alla superiorità ed alla purezza della razza ariana.
In definitiva consiglio la lettura di quest’opera a chi ama la musica, ma anche i libri di Maurensig. Peraltro ho trovato alcune similitudini con “La variante di Lunenburg”, come l’esistenza di diversi “livelli di narrazione” raccontati da diversi personaggi.
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Il vero canone inverso sono le vite dei due protag
Il romanzo ci proietta in una Vienna da belle epoque, raccontandoci attraverso gli occhi di un romanziere le alterne vicende dell'aristocratico Kuno Blau e del violinista ungherese Jeno Varga, suo amico. Tutta la storia è un lunghissimo flashback sulla giovinezza dei due protagonisti, i loro amori, la loro passione per la musica, la loro separazione, in un'ambientazione che mantiene tinte fosche e un po' straniate.
Maurensig sparge a piene mani elementi critici nel tessuto del racconto, passaggi volutamente non chiari, frasi volutamente non dette: al lettore non resta che stare al gioco dell'autore, in attesa di un rivolgimento finale che sciolga ogni dubbio sulla trama. Mentre il racconto si fa sempre più involuto, l'intreccio sempre più ingarbugliato, si arriva al capitolo conclusivo, davanti a una lapide in un cimitero, che dà senso a tutto il romanzo: il canone inverso di questo racconto sono Kuno Blau e Jeno Varga, le loro vite non possono che essere indissolubilmente intrecciate come le voci di un canone inverso.
Davanti alla spiegazione finale, si resta attoniti come chi non ha capito proprio nulla di ciò che ha letto, e ci si ritrova a ricominciare da capo la lettura del libro, leggendolo anche noi a due voci, proprio come un canone inverso.