Cani randagi Cani randagi

Cani randagi

Letteratura italiana

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La trama e le recensioni di Cani randagi, romanzo di Roberto Paterlini edito da Rai Eri. Una mattina di fine estate, Federico e Giacomo trovano sul fondo di un comodino una vecchia audiocassetta risalente alla metà degli anni '80. Sul nastro è incisa l'intervista che lo zio di Giacomo, Francesco, fece a Luigi de Lorenzi. Il signor de Lorenzi, uomo mite, di grande umanità, è testimone diretto della terribile esperienza di confino cui furono condannati negli anni '30 gli arrusi, come allora venivano chiamati gli omosessuali. A partire dall'audiocassetta, la narrazione si divide in tre vicende. La prima è proprio quella di Luigi de Lorenzi nella Sicilia degli anni '30 e poi sulle isole Tremiti. Al suo racconto s'intreccia la disperazione di Francesco: il virus più temuto degli anni ‘80, l'Aids, ha colpito il suo compagno. Infine, ai giorni nostri, Giacomo è tormentato dalla paura di essere ormai incapace di amare. La fedeltà è la malta di ogni rapporto d'amore o è possibile accettare l'altro fino al punto di non limitarne la libertà?



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Cani randagi 2013-06-22 08:26:08 luvina
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luvina Opinione inserita da luvina    22 Giugno, 2013
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Cani randagi

Che dire? Quando ho scoperto ed acquistato questo libro avevo molte aspettative: Il tema centrale era interessante, l'incipit prometteva bene (un'audiocassetta con un'intervista ritrovata dietro un mobile trent'anni dopo) ed era vincitore del premio "La giara" come opera prima.
Il libro è diviso in due parti "L'isola che non c'era" e "Cani randagi" che dà il titolo al libro. La prima parte è scritta molto bene e tratta di un argomento interessante e sconosciuto ai più (l'invio della comunità gay di Catania al confino durante il fascismo) ma storico e ben documentato. Anche i personaggi di questa prima parte sono ben delineati negli atteggiamenti, nel fisico, nei sentimenti, nel loro reagire nelle maniere più diverse alla reclusione e ci potevano essere i germi di quello che poi sarebbero stati nel prosieguo del libro.
Ma è proprio qui che il libro si perde; la seconda parte che, in teoria, dando il titolo al romanzo avrebbe dovuto essere la più importante, non approfondisce la storia, i personaggi ma, elimina quasi del tutto quelli della prima parte (anche con un suicidio inspiegabile) e, con un salto temporale, si avvita sull'universo claustrofobico del protagonista (che si capisce essere nipote del giornalista dell'audiocassetta).
Da qui in poi è tutto una descrizione di sterili sentimenti, di elucubrazioni mentali e di figure di contorno uscite dal nulla (ma chi è Ilaria?). E' descritto un mondo quasi senza speranze, di abbrutimento fisico e psichico, piatto, senza profondità o partecipazione da parte dell'autore nei confronti dei personaggi.
Poi, nell'ultimo capitolo, il finale è aperto alla libera interpretazione (io lo immagino in un modo ma chissà?) senza che l'autore ci abbia dato gli strumenti per scegliere.
Insomma si rimane con l'amaro in bocca, con tante domande senza risposta sulla trama, sulle scelte che l'autore opera nei confronti dei suoi personaggi, su alcuni temi trattati (come il tradimento o l'Aids): ecco, il libro (quasi)tutto pecca di superficialità.
Infine, visto il magro risultato, dispiace l'accostamento voluto con "Altri libertini" di P. V. Tondelli dal quale, per il momento, sia il libro che l'autore sono lontani anni luce.

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