Narrativa italiana Romanzi Cadrò, sognando di volare
 

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Cadrò, sognando di volare

Letteratura italiana

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Hai presente quando la radio passa la canzone che ascoltavi sempre alle superiori, e ti immaginavi nel futuro, libero e felice di fare quel che volevi… be’, se a sentirla il cuore ti si stringe e alla fine devi cambiare stazione, vuol dire che in quel futuro qualcosa non è andato come sognavi. Così è per Fabio, che ha ventiquattro anni e studia giurisprudenza. La materia non lo entusiasma per niente, ma una serie di circostanze lo ha condotto lì, e lui non ha avuto la forza di opporsi. Perciò procede stancamente, fin quando – siamo nel 1998 – per evitare il servizio militare obbligatorio viene spedito in un ospizio per preti in cima ai monti. Qua il direttore è un ex missionario ottantenne ruvido e lunatico, che non esce dalla sua stanza perché non gli interessa più nulla, e tratta male tutti tranne Gina, una ragazza che si crede una gallina. Diversi come sono, qualcosa in comune Fabio e Don Basagni ce l’hanno: la passione per il ciclismo. Così iniziano a guardare insieme il Giro d’Italia, e trovano in Marco Pantani l’incarnazione di un sogno. Un uomo coraggioso, tormentato e solo, che si confronta con campioni colossali che hanno il loro punto di forza nella prudenza e nel controllo della corsa. Pantani invece non fa tanti calcoli, lui dà retta all’istinto e compie sforzi immani che gli permettono di spostare il confine, “il terribile confine tra il possibile e l’impossibile, tra quel che vorremmo fare e quel che si può”. Grazie a questa meravigliosa follia, Fabio e Don Basagni troveranno in sé un’audacia sepolta, e metteranno in discussione l’esistenza solida e affidabile che ormai erano abituati a sopportare.



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Cadrò, sognando di volare 2020-07-10 08:43:05 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    10 Luglio, 2020
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Bellissimo

Fabio è un giovane che sta finendo l'università, gli manca solo la tesi per laurearsi in giurisprudenza
e parte per il servizio civile in modo da completarla in tranquillità. Viene mandato in un posto tra i monti a fare l'educatore ma scopre che non c'è nessuno da educare perchè al posto della scuola ora c'è un ricovero per preti in pensione.
Il direttore , Don Basagni, è un vecchio scorbutico e solitario, costretto a letto tutto il giorno, il compito di Fabio è quello di lavarlo ogni giorno.
Il luogo non ispira particolare gioia, l'unica compagnia sono un vecchio prete svitato che passa le giornate a riparare un malandato scuolabus, una donna che cucina e fa le pulizie e sua figlia Gina che si crede una gallina.
Fabio non sembra vivere questi giorni come il preludio al compimento delle sue aspirazioni, cioè la laurea ed il lavoro in uno studio legale, perchè in realtà a lui della laurea in giurisprudenza non importa nulla, sente che non è la sua strada.
Nel frattempo al ricovero Fabio scopre di avere in comune con Don Basagni la passione per il ciclismo, siamo nel 1998 e Marco Pantani sta appassionando milioni di italiani con le sue imprese.
Comincia il parallelo tra il protagonista e il campione, la difficoltà delle scelte degli uomini soli, solo è il Pirata su quella bici , solo anche Fabio che ha un peso sul cuore con cui fa i conti ogni giorno e che non
riesce a confidare a nessuno. Fabio sa che quella dell'avvocato non è la sua strada ma quella su cui si è lasciato portare dalle decisioni altrui e da un destino beffardo e crudele, scoprirà presto che è "inutile sapere qual'è la cosa giusta da fare se poi non hai il coraggio di farla" come gli suggerisce il cantante dei Doors, suo gruppo musicale preferito e colonna sonora di quei giorni, in sogno.
E mentre Pantani decide di partecipare al Tour de France dopo la scomparsa dell'uomo che più di tutti aveva creduto in lui e lo fa a suo modo con dignità, coraggio, umiltà, dedizione, Fabio ha davanti a se un bivio, quello che da una parte lo porta di nuovo immeritatamente ad avere una via d'uscita e dall'altra a fare la scelta che sa essere quella giusta ma soprattutto corretta.
Sarà Don Basagni con i suoi modi spicci e il suo esempio, mettendosi a nudo come uomo che fa cadere la maschera dell'ipocrisia dei luoghi comuni e si mostra come uomo e peccatore a far capire a Fabio che
le nostre scelte diranno chi siamo veramente , se accettiamo un compromesso o qualcosa che non vogliamo e non meritiamo tradiamo prima di tutto noi stessi.
E la cavalcata del Pirata verso il trionfo fatta di fatica, dolore, sogni, speranze e determinazione diventerà il cammino meno epico meno trionfale e celebrato di Fabio verso un domani meno glorioso di quello che qualcuno gli aveva programmato ma più limpido e soprattutto davvero suo.
Un racconto che si legge d'un fiato e che tra l'altro rende omaggio come pochi alla figura dell'uomo Pantani celata dietro al campione, alle sofferenze, alla solitudine, all'orgoglio e alla passione come per farci capire che un uomo così non bara mai nella vita e nemmeno nello sport, Genovesi non lo dice esplicitamente ma la straordinarietà del suo racconto è che tu lettore lo pensi, lo senti leggendo queste pagine che trasformano in polvere tutte le miserie attribuite alle debolezze vere e presunte di Pantani che mentre leggi torna lassù dove lo ricorderemo sempre , in sella alla sua bici a fare fatica in salita,
non necessariamente a trionfare, perché il campione vero non è quello che vince sempre ma quello che non molla mai comunque vada.
Bellissimo.

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Cadrò, sognando di volare 2020-04-09 13:13:38 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Aprile, 2020
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Anche se sarà doloroso, anche se...

«E pure ai confini più rigidi e tremendi di tutti: quelli che tracciamo dentro di noi. Tra bello e brutto, presto e tardi, giusto e sbagliato. E appunto il terribile confine tra il possibile e l’impossibile, tra quel che vorremmo fare e quel che si può. E ci fermiamo lì, bloccati da una riga. Ma ogni tanto, all’improvviso, arriva una piena di emozione, una scarica portentosa e irresistibile ci solleva e ci scaraventa di là, dove pascolano i nostri sogni, spazzando via regole, abitudini, piani, previsioni, tutti quei sentieri scavati nella roccia a forza di passi corti e prudenti e sempre uguali. […] Su in salita fino a quel limite che chiamiamo impossibile, e però quando arrivi in cima e guardi bene, vedi che là davanti si apre una discesa a strapiombo verso orizzonti così smisurati che rubano il respiro.»

Con “Cadrò, sognando di volare” Fabio Genovesi torna in libreria destinandoci di un grande insegnamento: niente è impossibile. Talvolta i sogni possono diventare realtà. Dobbiamo soltanto avere quel briciolo di coraggio o di scelleratezza o di speranza in più, a seconda di come vogliamo chiamarlo, per continuare a crederci anche quando le avversità sembrano essere invalicabili e sembrano essere predestinate ad ostacolare il nostro cammino giorno dopo giorno. Perché alla fine, tutto può succedere.

«Ci abbiamo messo un po’, ma per forza: E se un giorno dopo tanta attesa il miracolo finalmente succede, è così impossibile, così diverso dal resto, che lo prendiamo per un errore.»

Protagonista di quest’ultima opera è Fabio, giovane uomo di ventiquattro anni che studia giurisprudenza, seppur non la ami, perché questa scelta è stata dettata da altri meccanismi e dal desiderio di avvocatura di una zia e non anche da una sua propria volontà. Siamo nell’estate del 1998 e proprio quando la partenza per Siviglia, dove avrebbe raggiunto gli amici, è imminente, ecco che subentra la precedente scelta di essere obiettore di coscienza per non prestare il servizio militare. Ventiquattro ore prima dal viaggio che più gli avrebbe cambiato la vita tra divertimenti, donne e attimi indimenticabili ed ecco che lui si ritrova invece a doversi recare in uno sperduto ospizio di preti in cima agli Appennini. Qui avrebbe dovuto fare da educatore ai ragazzi della struttura ma appena giunto sul posto apprende che ormai non c’è più nessuno da educare. E come fai a passare il tempo se sei confinato in una guardiola ad aspettare che qualcuno si palesi per una qualche necessità? Semplice, con la tua radiolina. La tua fedele alleata che ti permette di ascoltare il Giro d’Italia, quel giro in cui è presente, questa volta dopo il 1994, anche Marco Pantani. E tu proprio non puoi perdertelo il Giro d’Italia.
Nel mentre Fabio conosce prima Don Mauro poi Don Basagni, un uomo burbero di un’ottantina d’anni, che è rassegnato dalla vita, che è rassegnato a quel non aver più nulla da insegnare, a quell’aver ormai concluso la sua missione. Qual è l’unica cosa che hanno in comune i due? La bicicletta, la passione smisurata e senza freni per il ciclismo e per quel ragazzo di Cesena che pedala instancabile, che è il Pirata della storia delle due ruote italiane, colui che incarna un sogno. Ed è proprio alternando le vicende del ragazzo, del Don e dei fatti inerenti all’idolo dello sport condiviso che i fatti si snodano in un crescendo che ha alla base una unica grande costante: il coraggio.
Il coraggio di sognare, il coraggio di osare, il coraggio di sperare, il coraggio di provare. Il coraggio di tentare di cambiare le proprie vite quando sono ormai preda di un meccanismo ticchettante che non ammette mutamenti di ritmo.
Ad aggiungersi a questi ingredienti vi sono ancora personaggi che si mettono a confronto seppur appartenenti ad universi paralleli, la ricerca di un “senso” che spesso fatichiamo a trovare, la passione per quel qualcosa che ci alimenta e ci spinge avanti in un passato sospeso che è ancora qua, in un sorpasso che può sembrarci impossibile ma che accade. Anche se cadremo. Anche se ci rialzeremo. Anche se non sarà sempre facile. Anche se spesso sarò molto ma molto doloroso. Anche se spesso lascerà delle cicatrici nel corpo e nell’anima. Anche se.
Un libro per i cuori in tumulto, un libro per chi ha dentro un’amarezza, un libro per chi cerca la forza per credere in una speranza, un libro per chi ha ancora voglia di sognare ma soprattutto un libro per chi crede nel bicchiere mezzo pieno, nell’impossibile che diventa possibile, nel domani.

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