Borgo Vecchio
Letteratura italiana
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La brutale quotidianità di un quartiere palermitan
Borgo Vecchio di Giosuè Calaciura: storie d’amore e di crudeltà nei labirinti di Palermo.
Mimmo e Cristofaro sono amici fraterni, compagni di scuola. Il padre di Cristofaro tutte le sere torna a casa con una cassa di birra, beve al buio aspettando il ritorno del figlio per riempirlo di botte. Mimmo accudisce il cavallo Nanà e di nascosto ama Celeste, che passa il suo tempo chiusa fuori dal balcone mentre la madre prostituta riceve i clienti in casa. E poi c’è Totò, il rapinatore con la pistola nel calzino, che vuole sposare Carmela, diventare padre di Celeste e cambiare le loro vite a partire da quella di Cristofaro. Questo è un quartiere della vecchia Palermo con la sua violenza e tutto il suo carattere oscuro ed umano.
In questo libro i temi trattati, con solerzia e sapienza, sono tanti: il rapporto tra infanzia ed ambiente, la difficoltà a crescere, l’innocenza delle creature più fragili nel confronto con la miseria economica e morale degli adulti. E sono motivi letterari calati nella realtà, o meglio ancora nella irrealtà, siciliana, sempre in bilico tra il mondo antico e quello incompreso, o frainteso della modernità. Il Borgo Vecchio è un quartiere di Palermo che potrebbe essere la contrada urbana di un qualunque meridione, non solo europeo, alle prese con la povertà, e la micro e macro delinquenza diffusa nei cervelli degli uomini prima ancora che nella società. Si comprende bene perché uno dei luoghi mitici del libro è la macelleria, lo scannatoio dove le vittime sono vittime sacrificali. Come l’agnello che viene addobbato di lucine colorate alla vigilia di Natale e scannato per Pasqua, davanti ad un pubblico curioso e feroce; magari lo stesso animale che aveva condiviso con lo scimunito Nicola, disperato per quella fine brutale e convinto che presto la stessa sorte sarebbe toccata pure a lui. Il romanzo, dalla trama delicatissima, si svolge nel crudele e poetico accostamento di odori, sentimenti e personaggi opposti e ambivalenti, spesso legati da vincolo parentale, la cui vicinanza crea tragiche frizioni. E via via che si procede nel viaggio, che è un percorso nel reticolo labirintico di vicoli e cortili, tra assassini potenziali e antichi odi che aspettano solo l’occasione giusta per sfociare in tutta la loro barbaria, il racconto pare sempre più una favola, con pagine di effetto straordinario, dove il profumo del pane inebria buoni e cattivi o dove la collera di Dio contro l’ostinazione di Celeste concentrata sui libri di scuola scatena un delirio di pioggia:
“Versò secchiate di acqua violenta, soffiò ruggiti di vento a gonfiare le tende del mercato, che si liberarono da tutti i nodi, strapparono tutte le corde e si alzarono sul Quartiere a terrorizzare con il presagio della fine del mondo.”
Un microcosmo di una bellezza intellettuale infinita.