Balharà
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Balharà (Patrizia Argento)
La signora Pina Barone è veramente un personaggio imperdibile. Il suo rientro a Palermo, al Ballarò, è tumultuoso: un incendio, i vicini in vacanza ed infine il ritrovamento di un bambino, pardon, di una bambina.
Tutto il romanzo ci parla di una realtà vissuta appieno, la descrizione non solo toponomastica del quartiere, dei suoi abitanti, anche quelli assenti, delle sue ricette, delle vicissitudini della protagonista che emergono chiaramente all’interno del racconto, le figure apparentemente secondarie che definiscono sempre meglio il tutto.
La storia è avvincente nella sua assoluta improbabilità… una bella signora che trova una bambina, la veste, la accudisce e cerca i genitori insieme ai suoi vicini e conoscenti senza mai far intervenire istituzioni, assistenti sociali, polizia… sembra di vivere negli anni ’70 ma tutto è perfettamente coerente e assolutamente realistico.
E più si va avanti a leggere più le cose si ingarbugliano, sia per la signora Pina che per Yo-yo, la piccola trovatella. E non solo perché non si trovano i genitori ma anche perché la protagonista non sa decidersi tra un amore ormai concluso con il marito morto vent’anni prima e il nuovo fuoco che sente dentro quando parla o pensa a Stefano.
E poi ci sono le elezioni, che sembrano più una scocciatura, un pensiero molesto ma che alla fine…
Meglio che leggiate voi il libro, per conoscere un po’ Palermo e per divertirsi un po’.
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Profumi e colori di Sicilia
Balharà, Ballarò è un mercato del Centro storico di Palermo dall’aspetto simile a quello di un suk arabo. Qui, in un vicolo incuneato fra le viuzze del mercato, vive la Signora Pina, vedova cinquantenne e maestra in pensione, che continua, dopo quasi trent’anni, a confidarsi con la fotografia del marito Salvatore, morto prematuramente. Un incendio divampato fra le bancarelle del mercato costringe gli abitanti della borgata a sgombrare dalle proprie abitazioni. Quando tutto torna alla normalità è notte fonda e finalmente la Signora Pina fa ritorno a casa: lì, dietro la cabina dell’ascensore, trova nascosto un bambino. Lo porta in casa con sé e scopre che il piccolo è un extracomunitario. Decide di non avvertire la polizia, ma di indagare lei stessa su quel ritrovamento. Nessuno lo aveva visto prima . Si mette allora alla ricerca dei genitori e, intuendo che il caso è davvero complicato, decide di formare una squadra investigativa speciale. Così, con Ignazio il posteggiatore, il Cavaliere Boccafusca e Sebastiano, un giovane studente di giurisprudenza, tutti abitanti del vicolo, elabora un piano investigativo. Una trama ben congegnata che mette in evidenza la psicologia dei protagonisti: persone diverse, con diversa cultura, ma tutte accomunate dalla consapevolezza della non presenza delle Istituzioni e dalla abilità acquisita nel dover fare da soli. Così fra ”Gesù, Gesù!..” e “si prese di coraggio…” i personaggi si muovono su una scena dominata dal contrasto tra l’apparenza e la realtà, in un quartiere assolato e impregnato dei colori e degli odori della sicilianità. La protagonista, Pina, già conosciuta nel precedente romanzo “Vicolo San Michele Arcangelo” è una donna positiva e sospesa fra l’appartenenza agli affetti perduti e la voglia di vivere e di incontrarne di nuovi: è una maestra della sua borgata dato che ha imparato a districarsi tra quello che vi appare e quello che vi è. E’ una investigatrice pragmatica ma rispettosa anche delle miserie umane La storia è narrata con stile colloquiale ed è pervasa di sottile ironia sentita alla maniera pirandelliana come "avvertimento del contrario". Un libro avvincente e scorrevole, che si legge sorridendo e che, arrivati all’ultima pagina, fa desiderare che continui ancora…