Baci da non ripetere
Letteratura italiana
Editore
Paolo Di Stefano, nato ad Avola (Siracusa) nel 1956, inviato del "Corriere della Sera" è stato capo delle pagine culturali. Laureato con Cesare Segre all'Università di Pavia, ha debuttato nel giornalismo come responsabile del ‟Corriere del Ticino” di Lugano. Ha lavorato per l'Einaudi, e per il quotidiano ‟La Repubblica”. Attualmente è giornalista culturale del "Corriere della Sera". Ha scritto, fra l’altro: Minuti contati (Scheiwiller, Milano 1990, Premio Sinisgalli), Baci da non ripetere (Feltrinelli 1994, Premio Comisso); Azzurro troppo azzurro (Feltrinelli 1996, Premio Grinzane Cavour); Tutti contenti (Feltrinelli 2003, Superpremio Vittorini, Superpremio Flaiano, Premio Letterario Chianti), Aiutami tu (Feltrinelli 2005, SuperMondello), Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008, Premio Campiello e Premio Brancati), Per più amore (Manni Editore), La catastròfa (Sellerio 2011, Premio Volponi), Giallo d'Avola (Sellerio 2013, Premio Viareggio-Rèpaci 2013).
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Il dramma dell’incomunicabilità
Non credo sia facile trovare un libro come questo, capace al tempo stesso di coinvolgere e di sconvolgere, una di quelle opere che si possono definire irripetibili nella carriera di un autore, proprio perché la loro stesura ha richiesto una partecipazione emotiva tale da sconsigliarne un ulteriore ricorso.
Mi preme fin da ora precisare che Baci da non ripetere è molto bello, ma non è di facile lettura, perché è necessario lasciarsi andare, pagina dopo pagina, quasi partecipi dei fatti, in un’altalena costituita dall’esposizione dei due io narranti, con frequenti spostamenti di tempo, spesso a ritroso. Alla fine se ne esce appagati, ma anche con un vago senso di disorientamento, una vertigine che l’abilità di Di Stefano è riuscita a indurre, perché corrisponde proprio a quello che hanno provato i due protagonisti.
Non è mia abitudine fornire la trama, se non per sommi capi, ma questo è uno di quei casi in cui mi vedo costretto ad anticipare un po’ più compiutamente ciò che attende il lettore.
Un immigrato italiano in Svizzera si sposa con una del posto, di classe sociale diversa (lui figlio di povera gente siciliana, lei invece figlia di genitori agiati) e dalla loro unione nasce un bambino che dopo pochi anni, colpito da leucemia, muore. È lì che inizia il dramma, perché quella povera creatura era il collante del loro matrimonio che progressivamente si sfalda. Ognuno, chiuso nel suo dolore, si isola, ridando fuoco a una latente incomunicabilità che segnerà per sempre la loro vita. Il marito, quasi a voler riaffermare le proprie origini, arriva al punto di traslare la salma del bimbo dal cimitero in terra svizzera a quello del paese natale in Sicilia, portando con l’auto la bara, in un viaggio che presenta un sensazionale miscuglio di allucinazione, di tenerezza e di travolgente dolore. La famiglia non esiste più, i due vivono sotto lo stesso tetto, ma non si parlano, così lei un giorno sparisce (sapremo poi che condurrà anche un’esistenza da barbona), per poi ritornare dopo tanti anni al capezzale del marito, prossimo alla fine minato da un male incurabile.
Si riconcilieranno? No, non lo faranno, ognuno completando quel percorso di vita iniziato in ambienti familiari di opposta estrazione, ma caratterizzati per lui da un padre-padrone e per lei da una madre autoritaria, una bigotta di stampo calvinista.
Ma qualche cosa cambierà - e per ovvie ragioni non anticipo nulla – pur in un quadro generale che non può mutare, perché le solitudini dell’infanzia si trascinano nell’esistenza.
Su una cosa voglio essere chiaro: Di Stefano non ha inteso profondere commozione a piene mani, e con la vicenda di un bimbo che muore le occasioni c’erano, ma è molto misurato, non sollecita il lettore a facili lacrime, pur in presenza di qualche pagina che è possibile definire straziante, e questo è senz’altro uno dei pregi del libro. L’altro, assai più importante, è stato di parlare di incomunicabilità rendendo altamente partecipe chi legge, con una tecnica sopraffina, il cui risultato è indubbiamente notevole.
E il titolo ben si presenta idoneo alla tragedia di questa famiglia: baci da non ripetere, cioè non ci saranno più baci di un uomo alla sua donna, di una donna al suo uomo e di entrambi al loro bambino.
Da leggere, indubbiamente.