Avere tutto
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Il tutto e il niente
Il nuovo romanzo di Marco Missiroli si propone di raccontare una storia dal sapore amaro e struggente, una storia di fragilità umana, di caduta e di perdita di controllo.
Un menage familiare di superficie che scorre tranquillo ha solcato il mare dell'intera esistenza di una coppia e dell'unico figlio, eppure il demone del gioco d'azzardo è entrato tra le mura di casa, dapprima in sordina per poi radicarsi come erba infestante.
La vita scorre con i suoi riti e ritmi in una città di provincia, tra consuetudini, conoscenze e chiacchiericcio.
Rimini con il suo velo nebbioso autunnale che cala come un sipario dopo la stagione estiva, due volti che si alternano, luce e grigiore, aggregazione e solitudine.
Milano la grande città verso cui evadere per consolidare una posizione professionale e gettare le basi per un nuovo percorso di vita.
“Avere tutto” nel suo titolo emblematico vuole essere la storia di un padre e la storia di un figlio. Stati d'animo inespressi, verità taciute, silenzi tra le mura di casa, maschere da indossare per celare il buio dell'anima.
Due protagonisti perfettamente delineati nella loro debolezza ma al contempo nella loro pertinace ricerca di riscatto. Due uomini fatti di zone di luce e zone d'ombra, affini e diversi, complicati nella loro apparente semplicità.
L'autore ritorna al suo stile asciutto, dove la sintesi è tagliente e affilata, i flashback portano avanti e indietro il flusso temporale come a seguire l'irrequietezza del pensiero e l'indomabilità dei ricordi, che si affastellano numerosi, teneri e dolorosi insieme.
Non ci si propone un costrutto narrativo che vada a sviscerare le cause che hanno portato un giovane uomo ad entrare nella palude del gioco, ma con rapidità e precisione si fotografano immagini delle disfatte e degli sprazzi di speranza, delle piccole gioie quotidiane e delle bugie.
Una storia dagli esiti aperti, né condanna né assoluzione.
Emozionale, essenziale, intimistico.
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Il rapporto padre è figlio
Non avevo mai letto nulla di Missiroli (Fedeltà l'ho letto dopo) e questo l'ho ascoltato in versione audiolibro.
"Avere tutto" narra di un figlio con il vizio del gioco d'azzardo che va a trovare il padre anziano e condannato da una malattia inguaribile a Rimini, loro città natale.
Il racconto si snoda quindi tra i ricordi dell'infanzia di chi scrive, ora impiegato in un'agenzia pubblicitaria, della giovinezza dei suoi genitori, provetti ballerini, e il momento attuale nel quale il figlio sta trovando il modo per accompagnare il padre negli ultimi frammenti di vita. In aggiunta il figlio, Sandro, sta cercando di abbandonare il vizio del gioco che tanto dolore e preoccupazione ha sempre generato nella madre ormai defunta e nel padre ora in procinto di lasciarlo.
Nel racconto sono presenti gli amici d'infanzia di Sandro, il narratore, la sua ragazza riminese, e altri amici del padre.
Bello il carattere del padre, nel quale si sente l'amore per il figlio in una solo apparente rudezza, e la sensibilità del figlio che appare non completamente in grado di affrontare il difficile momento che sta vivendo.
Ammetto di aver un po' faticato a seguire i continui flash back e ritorni al momento attuale del racconto che si mescolano in un unico flusso narrativo. Non so se la lettura al posto dell'audiolibro mi avrebbero agevolato nella comprensione, di sicuro ho faticato a seguire la storia senza perdermi. Li ho comunque trovati dispersivi.
Ho particolarmente apprezzato lo stile e la scrittura, frammentata ma in grado di regalare al lettore la sensazione di esserci in quel momento della storia. La freddezza è la poca partecipazione alla vicenda sono il tratto tipico dello stile di Missiroli.
Di sicuro non un capolavoro ma pur sempre un romanzo godibile.
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Padre e figlio
«Sono diventato lui, quando rovistava per indagarmi. […] Sono immobile. Dagli occhi il bruciore scende nell’esofago e ai polmoni.»
Avvicinarsi a un titolo quale “Avere tutto” di Marco Missiroli significa avvicinarsi a uno scritto non immediato. Se ci si aspetta, cioè, una lettura che sopraggiunga sul momento e che resti sin dal principio, il titolo potrebbe deludere perché il suo essere si basa su una essenza intrinseca che si sviluppa poco alla volta e che porta il lettore a interrogarsi sul vivere e sulle ferite della vita, ferite che non sempre sono in grado di guarire e che per questo possono poi ripercuotersi su altri per effetto di una mancata cicatrizzazione.
L’opera ha un incedere in crescendo. Parte con un ritmo più lento, sembra non voler portare in alcun luogo, si sposta poi in un accelerando, poi in un rallentando ed ancora in un accelerando. I ricordi si fondono con il presente, si fa fatica a immaginare un futuro. Nando Pagliarani, vedovo di Caterina, è vittima “del fallimento della vita”. Ancora, è gravemente malato. Sandro, il figlio, riminese trapiantato in quel del milanese, è affetto da “sindrome del gioco d’azzardo”. Un male che si spiega e non si spiega ma che lo piega. Diversi ma eguali, padre e figlio. Fatti di silenzi, parole non dette, pugni fuori, sigarette fumate masticando gomme americane. Ed ancora silenzi in quel che è un legame imperfetto, frammentato, fatto di granelli di vita che si sono scomposti in un tempo dilatato per poi rincorrersi e rincorrere quelle domande a cui dare risposta in un tempo che adesso è diventato limitato. Scandito. Battuto. Circoscritto.
«Densi stasera. La concentrazione di più vita possibile nel tempo minore possibile.»
Questa densità del romanzo ne rende inconciliabile l’immediatezza, porta a interrogarsi ma può anche sfiancare. Le parole sono frammentate e frammentarie, volutamente caratterizzate in dialoghi ridotti al minimo e pensieri che vi si sostituiscono insieme ai ricordi, all’oggi. Riecheggiano nella mente del lettore che li immagina, che li delinea. Non vi sono particolari perché i particolari sono lasciati alla trama e alla curiosità che ne emerge. Ne emergono ancora i tratti più bui, più difficili e oscuri dell’anima. Ma ci si può salvare? Si può, semplicemente, essere salvati?
Un libro che o si ama, o si odia. O trattiene o respinge. Senza vie di mezzo. Con un suo potenziale, con un suo essere riuscito, con un suo non essere riuscito.
«Vivere secondo la matematica della vincita e della perdita: tutto è addizione o sottrazione. Abbuffate e digiuni.
Perché tutto, è avere cosa? O è avere niente? Tutto è languore. E perdono.»
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L'ALTRA FACCIA DELL'AVERE TUTTO
Sandro torna a Rimini per festeggiare il settantaduesimo compleanno di suo padre Nando, rimasto vedovo da poco.
Lascia, quindi, Milano la città dove si è trasferito per lavoro per trascorrere del tempo col padre, ma anche cercare di allontanarsi dai debiti contratti col gioco d'azzardo e dalla fine della sua relazione con Giulia.
A Rimini, sua città natale, ritrova gli amici di infanzia, le vecchie abitudini e la casa che ancora "profuma di Caterina", la madre scomparsa da poco.
Ritrova il padre che dedica giornate intere alla cura dell'orto e ogni sera, silenzioso, sale a bordo della sua Renault 5 e rincasa a notte fonda.
Durante la sua permanenza, il rapporto padre-figlio rinasce, si rafforza grazie a lunghe chiacchierate che svelano rimpianti, rimorsi, segreti. È proprio in questo frangente che Sandro rivela i suoi problemi legati al gioco e Nando informa il figlio di essere gravemente malato.
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Un libro intenso e bellissimo!
I dialoghi, il rapporto dei personaggi e lo sfondo sono intrecciati talmente bene da commuoversi, tanto sono reali e profondi.
Per entrambi "Avere Tutto" ha il proprio significato : per Sandro il possesso delle carte da gioco e l'ebbrezza che queste emanano, per Nando il ritrovare quel brio attraverso le gare di ballo.
Ma #averetutto, come spiega #marcomissiroli significa desiderare "solo le cose per cui veniamo al mondo "....
Avere Tutto è anche la storia di Rimini, ma non la città romagnola dei divertimenti estivi, ma il luogo dove il tempo scorre lento e dove si può trovare rifugio dalle "beghe" cittadine...come l'autore ha ammesso di aver ritrovato.
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Davvero "speciale" questo romanzo, come per me è stato #ilsensodellelefante, grazie @marcomissirolimm .