Aspro e dolce
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una spugna
Che sulle nostre montagne (non solo lì, ma soprattutto lì) si bevano alcolici in quantità non certo modeste penso sia cosa nota e che fra questi amanti di Bacco ci sia stato anche Mauro Corona non fa meraviglia; ciò che stupisce invece è che l’autore ertano si sia dedicato al vino e alla grappa in quantità ragguardevoli, che abbia bevuto smodatamente e che, ubriaco, abbia compiuto atti di cui oggi, più sobrio, ha memoria con vergogna. Ciò che ha scritto potrebbe meglio definirsi le confessioni di un grande bevitore e, francamente, il lettore, a volte un po’ infastidito da una narrazione che non di rado è ripetitiva, si accorge a poco a poco che un po’ di quelle quantità industriali di vino sembrano uscire dalle pagine, traboccando, per andare a infilarsi nella sua bocca a togliergli una sete che non prova. Personalmente e in tutta sincerità a leggere continuamente di bevute colossali ho corso il rischio di ubriacarmi e spesso ho cercato di leggere in velocità per superare certi periodi che in pratica non dicevano nulla di nuovo, alla ricerca invece di fatti, connessi all’ubriachezza, di cui Corona sembra avere una prodigiosa memoria, assai strana per un ebbro, tanto da pensare che in buona parte siano frutto solo di invenzione. Purtroppo siamo lontanissimi dalla qualità di opere come Storia di Neve, Il canto delle manere, L’ombra del bastone, I fantasmi di pietra e Il volo della martora, tanto da sembrare che questi libri e Aspro e dolce non siano stati scritti dalla stessa mano. E’ da un po’ di tempo però che la vena di Corona sembra essere esaurita e di questo non posso che provare dispiacere, perché conservo sempre dentro di me le emozioni dei suoi libri migliori, di un mondo reale in cui è riuscito a innestare una vena di fantasia che arriva a sfiorare il mito; l’unico vero elemento positivo di Aspro e dolce è dato dal forte monito ai giovani affinché non percorrano la stessa strada di stravizi, perché bere si può, ma sempre e solo con moderazione. Il libro si può leggere, ma non c’è da avere particolari aspettative, presentandosi talora e per non poche pagine decisamente noioso.
Indicazioni utili
- sì
- no
Navigazione lungo il fiume di vino bevuto
Leggo "aspro e dolce" e cambio l'idea che del Maestro Mauro Corona avevo. Non tramuta ne in meglio ne in peggio. Cambia e basta. Mi accorgo che lo scalatore-scultore-scrittore ha trascorsi da simpatico delinquente, pratico di scazzottate, di pazzie e di bevute. La dura vita montanara funge da miccia di una bomba carica di alcol (etilico, naturalmente). Leggo, sorrido, anzi rido. Rido scoprendo le avventure vissute da Mauro, mi diverto perdendomi nelle sue parole ricche di similitudini e paragoni di vita concreta e dura. Ma soprattutto sogghigno nello scoprire che si è mangiato un canarino vivo, che ha tagliato l’uscio di casa con la motosega, che ha vomitato in un noto ristorante perché sbronzo da far paura. Penso proprio che il titolo di questa sua opera dedicata all’amato-odiato dono di Bacco sia il riassunto azzeccato della sua giovinezza.
Sulla falsariga di “nel legno e nella pietra” Mauro Corona continua nel suo viaggio autobiografico con il consueto stile asciutto e semplice, tipico di quell’uomo intelligente conscio di ciò che è giusto o sbagliato, ma che spesso non riesce a mantenere il legittimo distacco tra le due condizioni.
Da leggere assolutamente.
Indicazioni utili
Racconti di vita
Si tratta di una raccolta di ben 58 racconti, è un’opera autobiografica che l’accomuna allo stile del libro “Nel legno e nella pietra”.
Tramite questi racconti il lettore rivive la vita dell’autore attraverso i ricordi dell’infanzia, insegnamenti severi e momenti di vita passata nel collegio “Don Bosco” di Pordenone.
La storia è piena di personaggi che hanno accompagnato la vita di Corona. Amici dell’infanzia ed altri che hanno approfittato di lui e della sua ingenuità.
L’autore ha deciso di confessare varie marachelle fatte in gioventù, racconta i suoi errori, si riconosce responsabile di varie tragedie e spesso giustifica tutto ciò scaricando ed imputando la responsabilità all’alcool.
La metafora del libro è molto chiara, infatti, si vuole tener lontani i giovani dai danni provocati da questo brutto vizio, la dipendenza dall’alcool.
Mauro Corona è un uomo dal carattere rude, irascibile, difficile da gestire, ma altrettanto capace di scrivere riflessioni e pensieri profondi.
La narrazione è piena di fascino anche se non particolarmente curata di bellezza letteraria, inoltre i contenuti sono profondi.
Le ambientazioni sono sempre le stesse: montagne ripide, pascoli, sagre paesane, locande dove bere con gli amici.
Il linguaggio è spesso colloquiale ed a tratti si fa raffinato ed a mio parere troppo diverso dal suo stile.
Devo ammettere che questo libro mi ha entusiasmato meno in confronto agli altri però lo consiglio comunque, ma non come prima lettura di questo autore.
Indicazioni utili
- sì
- no