Antigone
Letteratura italiana
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Recensione della Redazione QLibri
Antigone
Ammetto che ho aspettato diversi giorni, prima di iniziarlo: essendo un testo teatrale, temevo che non mi coinvolgesse.
Come mi sbagliavo...
Finito in meno di un paio d'ore, ha saputo conquistarmi come pochi!
Antigone, dramma tebano di Sofocle, come "Edipo re" e "Edipo a Colono", viene rivisitato in chiave moderna, ma non nella forma, bensì nei contenuti.
L'autrice mantiene la struttura: prologo, parodo, episodi, statismi ed esodo. Tuttavia, nell'opera originale, Antigone sfida l'autorità per dare degna sepoltura al fratello Polinice, morto in una guerra fraticida con Eteocle. La volontà del re, infatti è che si celebri soltanto quest'ultimo.
In questa rilettura, Polinice giace in coma, ed è mantenuto in vita artificialmente. Dalla sepoltura, ci si sposta all'eutanasia. Il re diventa Legislatore. La ribellione di Antigone sfida le leggi umane, mettendo in discussione la linea sottile che separa la vita dalla morte.
Temi molto delicati, trattati in modo mirabile. Un'opera che si è rivelata una vera chicca.
Ringrazio la Redazione per avermi dato la possibilità di assaporare questo testo, che ha già trovato un posto d'onore nella mia libreria.
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Opinioni inserite: 2
Morte e modernità
Le rivisitazioni contemporanee di opere del passato nella maggior parte dei casi fanno storcere il naso.
Ma non con questa "Antigone". Non con Valeria Parrella.
Con un linguaggio moderno e semplice insieme, l'autrice restituisce tutta quanta la bellezza e l'intensità dell'opera sofoclea, oserei dire perfino superandola. Si attiene ai contenuti e alle parole del tragediografo greco ma facendoli propri, trasfigurandoli in aulica poesia e sentito dramma interiore.
Sarebbe erroneo dire che la svecchia, quanto più giusto affermare che la retorica della Parrella cerca di attrarre i lettori verso i suoi contenuti tramite una profonda empatia fusa in un problema d'attualità: il diritto di praticare l'eutanasia. Metafora della sepoltura negata della tragedia ellenica.
La solitudine dell'eroina nella meditazione e compimento di quell'atto nei confronti del fratello Polinice in stato vegetativo, la sua determinazione, sofferenza e mancanza di paura e rimpianto per le conseguenze che sa perfettamente che ci saranno per opera di una legge che ritiene ingiusta, lo scontro con il freddo e integerrimo zio legislatore, il conflitto tra amore e dovere... Tutto ciò cambiato e al tempo stesso riportato con fedeltà.
Proprio come l'Antigone sofoclea, anche questa Antigone sa esattamente cosa deve fare e cosa è giusto e sbagliato e ci invita a riflettere e a fare lo stesso. A porci dubbi, domande non facilmente risolvibili, in un mondo continuamente conteso tra morale personale e collettiva, tra cuore e legge.
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Elpi-logo n. 2
I recenti risultati elettorali hanno prodotto un’ingovernabilità che lascia sgomenti e preoccupati i cittadini italiani. La situazione politica aggrava la terribile crisi economica che ci assedia e il tema della riforma della legge elettorale si ripropone più attuale che mai. Alcuni tragici episodi (come suicidi più o meno plateali di persone disperate) sono la spia di un malessere profondo e collettivo.
Gli italiani assistono esterrefatti alla sordità di politici inconcludenti, impegnati nei loro giochi di potere e nel risiko delle poltrone, rilevando quanto siano distanti i bisogni reali da un lato, le leggi dello stato e gli interessi della casta dall’altro.
Molti secoli fa, nel V secolo avanti Cristo, la tragedia greca di Sofocle rappresentò - in modo esemplare e con potenza scenica - il conflitto tra legge morale (divina o interiore che sia) e legge dello stato attraverso la figura di Antigone. L’eroina greca decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, trasgredendo il divieto imposto dal nuovo re di Tebe, Creonte e per questo viene imprigionata in una grotta. Dopo le profezie dell’indovino Tiresia e le suppliche del coro, Creonte decide di liberare Antigone: ma è troppo tardi, si è impiccata. Causando a sua volta una catena di suicidi (quello di Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone; quello di Euridice, moglie di Creonte).
Il mito di Antigone è stato ripreso in diverse epoche, di volta in volta adattato come metafora da riferire alla situazione storica del momento (ad esempio l’Antigone del drammaturgo francese Jean Anouilh fu composta durante l'occupazione nazista e viene letta come appello all'insurrezione contro l'occupante; nel conflitto fra Antigone e Creonte, viene intesa come dialettica fra gli ideali della resistenza francese e le ragioni del collaborazionismo).
E adesso, nella tragedia italiana, chi ci prova ad adattare l’Antigone alla situazione dei nostri giorni?
Bruno Elpis