Almeno il cappello
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 8
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L’affabulatore
Sono tentato di aprire e, contemporaneamente, chiudere il discorso a proposito di questo Almeno il cappello scrivendo semplicemente che si tratta del solito Andrea Vitali, cioè che presenta le caratteristiche di tutti i suoi numerosi romanzi, non pochi e forse anche troppi, che hanno una trama che si svolge prevalentemente a Bellano, sul lago di Como, con tanti personaggi tipici di una piccola realtà sempre meno evidente in una società impersonale come la nostra. Sono tentato anche per pigrizia perché in fin dei conti le opere di questo autore lasciano ben poca traccia nell’animo del lettore, ma sono un ottimo mezzo per trascorrere piacevolmente alcune ore. Però, se mi astenessi dal comprendere il perché del successo di Vitali, di questa smania che prende chi legge a passare da un suo romanzo all’altro benché consapevole del modesto spessore letterario, non tributerei all’autore il giusto risalto che dovrebbe avere. Questa sua innata capacità di tessere una tela principale, non evanescente, anzi fitta, in cui confluiscono altre storie, semplici, ma non banali, con personaggi caratterizzati da una ben precisa personalità non è cosa che si possa incontrare facilmente, così come l’indubbio talento di narrare in modo convincente, per non dire affascinante, storie inventate e in fondo poco dotate di credibilità, sono tutti elementi per un giudizio che non deve essere superficiale. Certo in Almeno il cappello questo ragionier Geminazzi, in preda al sacro furore della musica, che fra mille difficoltà vuole trasformare una semplice fanfara in una banda di paese, sembrerebbe di primo acchito un protagonista un po’ sciapo, se Vitali non avesse l’abilità di porgli accanto delle spalle ancor più interessanti e interpreti di storie proprie. E’ forse questo il segreto del narratore comasco, cioè percorrere un sentiero principale, con brevi e rapide variazioni di percorso, che procedono quasi in parallelo, per poi confluire in un’unica strada a conclusione di un lavoro che forse non è convincente, ma è capace di attrarre in modo continuativo.
Credo che Vitali più che essere definito un romanziere possa essere soprattutto considerato un affabulatore, peraltro un abile affabulatore, qualità che fra alti e bassi, ma con un livello complessivamente più che discreto caratterizza tutta la sua produzione, anche questo Almeno il cappello, capace di strappare qualche risata, ma anche di commuovere, insomma un libro senz’altro da leggere.
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Una banda veramente speciale
Nel libro che recensisco si parla della gloriosa avventura di una banda quella di Bellano.
L'autore Andrea Vitali è un medico che ha una grande capacità di affabulatore. Nelle storie, per lo più ambientate sul lago di Como, ci sono tanti ricordi, personaggi ben descritti, riviviamo la vita di paese di una volta. Ha scritto molti libri ricordiamo La Figlia del Podestà (premio Bancarella 2005, Olive Comprese, Le tre minestre, Zia Antonia sapeva di menta, gli è stato conferito anche il premio Boccaccio per l'opera omnia.
Le opere più particolari ed intriganti sono quelle che hanno come cornice il periodo fascista. Non viene affrontata la critica politica e la descrizione di un regime totalitaro, ma la vita di tutti i giorni fra piccoli gerarchi, podestà, segretari comunali, segretari di partito,il parroco, notabili, guardie municipali, famiglie numerose, belle donne. Apprendiamo segreti che si svelano a poco a poco e rendono accattivanti le vicende, il tutto descritto con grande ironia ed indulgenza.
I personaggi sono molti e le storie si accavallano. L'Autore ci prende per mano e ci accompagna in un piacevolissimo viaggio, siamo anche noi spettatori, partecipi di tutte le intricate vicende,fra i suoi libri ho apprezzato molto questo e riaprendolo, mi sono resa conto del perché: è stato scritto con molto trasporto in quanto apprendiamo dalla dedica, che Andrea Vitali ha partecipato, suonando il trombone, alla banda di Bellano.
Parliamo di qualche personaggio importante nella vicenda, dobbiamo premettere che l'Autore sceglie con cura e con fantasia, in modo da suscitare il nostro sorriso, i nomi veramente unici, ne citeremo alcuni di questo libro e di altri: Onorato e sua mogli Estenuata Geminazzi, Evelindo Nasazzi, Gemmo Parpaiola, Aloe Segregnola, Firmato Bicicli, Evangelia Priola,, Leone Centocchi, Ausonia Carrè, Addolorata detta Dulù De grandi, Camelia Sirtori, Cornelia dall'Aghi e Ofelio Mencioni, Claudio Mazzagrossa. Eutrice Pochezza Romeo Gargassa, Porfirio Detonati.Bisognerebbe creare un nominario con tutte queste perle di nomi e cognomi.
Il protagonista della storia è il Ragionere Onorato Geminazzi, è sposato con Estenuata di nome e di fatto in quanto, oppressa dalle voglie del marito, ha già cinque figli ed è incinta del sesto. Nella difficoltà di gestire la famiglia, Estenuata chiede aiuto al Podestà Detonati, per un ottenere posto migliore per il marito, impiegato presso la ditta Varichini Distillati. Per un caso fortunato il Podestà sistema il Ragioniere, che ha un'ottima fama, oggi si direbbe curriculum, nell'ospedale di Bellano. Assistiamo all'arrivo a Bellano del Ragioniere che non vorrebbe trasferirsi e che viene così descritto: "Uomo dall'occhio lustro e dal ventre prominente faceva Onorato di nome di cognome Geminazzi: Aveva cinquant'anni e cinque figli. Di busto corto con le mani in tasca l'avambraccio vi affondava fino al gomito e dalla camminata larga, per non sfregare le cosce una contro l'altra, giungeva a Bellano per la prima volta nella sua vita" Ad accogliere Onorato c'è una fanfara scalcinata che ricorda gli asini in amore, mentre lui vanta un passato musicale di seconda cornetta nell'importante banda di Loveno. Così una volta insediato nel nuovo lavoro il Ragioniere decide di costituire, fra mille difficoltà, un importante corpo musicale.
Un personaggio di rilievo che conosciamo sin dalla prima pagina del libro, al funerale di sua moglie Animella Carlini, è Evelindo Nasazzi valente bombardino. Evelindo decide di prendere una moglie che accudisca lui e il figlio malaticcio, dopo un'accurata analisi, la scelta cade su una donna molto più giovane di lui: Noemi Castrozzi. La scelta non è delle più felici perché la fresca sposa picchia il marito quando è ubriaco e ritira tutto il suo stipendio, inoltre proprio per il timore che beva, molte volte gli impedisce di andare alle prove della banda. La vicenda continua, conosciamo così tutti gli altri componenti della banda ed entriamo in complicate vicende che coinvolgono il Geminazzi e gli altri personaggi. Ci sono gli intrighi, i pettegolezzi, le storie di amore, le ripicche che ci fanno sorridere e riflettere su percorsi di vita.
I romanzi di Vitali sono scritti per un lettore che apprezza il piacere di leggere un libro divertente con tante vicende che si incrociano
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Sempre care mi furono le acque lariane
Un po’ di buonumore non guasta mai. E questo Vitali di certo ce lo sa regalare con il suo pot-pourri di personaggi che va ad animare la natia Bellano, riproposta ancora una volta in chiave anni Venti, dove a farla da padrone sono, come sempre, il prevosto, le varie cariche fasciste e i variopinti paesani dai nomi stravaganti e dalle curiose vicissitudini. In questo libro è l’ostinazione incompresa del buon ragioner Geminazzi, determinato a trasformare la piccola fanfara paesana in un vero e proprio corpo musicale con tanto di divisa, sede e ricco repertorio, a costituire l’occasione per accompagnarci tra i pettegolezzi, i malintesi, gli imprevisti e gli amori, più o meno riusciti, che caratterizzano il sempre caro paese in riva al lago di Como. Storie di persone comuni, insomma, anche se caratterizzate, in chiave umoristica, al limite dell’eccentricità.
Nonostante le note comiche, la sensazione che lascia questo ritratto di paese non è però quella di una caricatura ma di una passeggiata tra stradine, di una chiacchierata con una vecchina depositaria di aneddoti e leggende, di una risata tra amici che non si prendono troppo sul serio. E così è anche lo stile: brioso, scorrevole, confidenziale.
L’obiettivo dell’autore non è certo la ricerca di una profondità di tematiche che dia spessore alle storie raccontate o la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Ma se a questa lettura si chiede qualche ora di svago e un sorriso genuino, allora il colpo andrà a segno. Se posso permettermi una nota negativa: è vero che c’è qualcosa di rassicurante nel ritrovare meccanismi e atmosfere già note e collaudate, ma la solita minestra, per quanto buona, dopo un po’ rischia di stancare…
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La sgangherata banda di paese
Andrea Vitali non scrive in modo ricercato e non cerca di fare l'intellettuale e il professorone a tutti i costi, ma "parla come mangia", come parleremmo noi, di cose che conosciamo e di storie quotidiane, vicine, divertenti e che ci illustrano sempre personaggi comuni, come noi, con pregi, difetti, manie, molto molto umani.
Il romanzo "Almeno il cappello" è ambientato ancora una volta a Bellano, città natale del Vitali, nel periodo del fascismo, una Bellano che sicuramente non c'è più, ma che è stata sicuramente un po' simile a tutti i nostri paeselli in quel periodo con leproprie figure portanti: il podestà, il prevosto, gli osti e i loro avventori.
In questo romanzo il ragionier Geminazzi, trasferitosi suo malgrado a Bellano, prende in mano le redini della futura banda del paese, fa audizioni e raccoglie a sè i vecchi componenti della fanfaretta del paese...un più caratteristico dell'altro...
E tra mille e mille peripezie e battibecchi con il podestà e il segretario del partito si batterà per avere la divisa della banda...tra drammi, situazioni buffe ed accadimenti di tutto il paese...
Conosceremo molti personaggi: l'energica moglie di Geminazzi, che ha appena dato alla luce altri 2 gemelli, la tirannica neomoglie di Nasazzi che lo comanda a bacchetta seppur lui abbia 20 anni in più, l'Armellina, prosperosa ragazza da marito, e poi il podestà, il segretario del partito Bongioanni innamorato pazzo dell'Armellina, persone di paese, persone come noi, macchiette che possiamo riconoscere in tanti nostri compaesani.
Il tutto con uno stile semplice, scorrevole, frasi e capitoli brevi come da consuetudine di Vitali, storia che scorre veloce, un libro piuttosto lungo, ma che non ti accorgi quasi di aver finito.
Soprattutto sarà interessante capire se il corpo musicale di Bellano riuscirà ad avere la sua divisa...o se un evento del tutto imprevedibile farà naufragare il tutto...
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Una banda di svitati
Si può fare dell'ironia su tutto. Ce lo conferma Andrea Vitali, che con naturalezza inizia il suo romanzo descrivendo un funerale squallido, accompagnato da un corteo funebre scheletrico, nonchè da un riassunto di Messa. Basta l'inizio per darci un saggio dell'arguzia di questo autore capace, come facevano le vecchiette di una volta, con poche parole di descrivere con precisione fatti e persone. Il tutto condito da una buona dose di pepe.
In questo volume, ci troviamo nell'alto lago di Como, come succede per tutte le storie di Vitali. Il periodo storico è quello del fascismo. Tutte le brutture legate a quel periodo, però sono lasciate da parte. Vitali ci accompagna tra le vicende di piccoli gerarchi, che non si sentono tali; intrighi che sono resi dai protagonisti più intriganti d quanto in realtà siano e segreti che invece di restare nascosti sembrano portati di bocca in bocca dalla breva che sfiora le acque del Lario.
Il filo conduttore che ci porta attraverso le pagine del volume è il desiderio di costituire una banda in quel di Bellano. Si sarebbe però potuti partire da un altra vicenda, perchè i protagonisti sono i personaggi tanto surreali da essere credibili, tanto strani da poter essere identificati coi nostri dirimpettai e tanto ben descritti da diventare nostri amici.
In questo come in altri volumi di questo autore ci vuole un pò per riuscire ad orientarsi nel labirinto di personaggi che lo popolano,. Superato questo scoglo, però la lettura diventa agile e molto piacevole.
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Un grazioso ricordo
Ironia, leggerezza e acume letterario da parte dell’autore evidenziano le note caratteristiche, la sua maestria su come si possa realizzare un piacevole romanzo. Manca, però, del pathos perché le vicende sono prive di un intreccio organico esaurendosi in locali faccende ed episodi che possano catalizzare l’attenzione. Andrea Vitali narra più storie focalizzando la narrazione più sulla vicenda del Corpo Musicale Bellanese che sui personaggi che, ad ogni modo, hanno tutti un ruolo omogeneo, non prevaricante tra loro. Con stile arguto e gradevole dal ritmo incalzante e pieno di colpi di scena l’autore dipana il contenuto con molti personaggi facendoci sorridere spesse volte. Romanzo, quindi, leggero e non impegnativo in cui viene utilizzata una tecnica narrativa equilibrata che lascia certamente un grazioso ricordo.
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Almeno il cappello
La banda di Bellano!
Deliziosamente leggero da leggere questo libro di Vitali nel quale ci racconta con la solita ironia le mille traversie che deve affrontare tale signor Geminazzi per fondare il Corpo Musicale di Bellano!
Una storia raccontata in maniera semplice, allegra e genuina come solo Vitali sa fare, un libro di quattrocento pagine che volano via piacevolmente per il lettore che scopre nuovamente le avventure/disavventure degli abitanti del paesino di Bellano e dintorni!
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almeno il cappello
Lo stile è quello di Vitali, inconfondibile... guarda ai suoi personaggi con distacco e ironia. I suoi scritti sono sempre piacevoli. Ma questa volta il romanzo è monco, non ti prende, la trama non regge. Troppi personaggi e poco approfonditi, avrei letto volentieri qualche pagina in più riguardo a Lindo Nasazzi e la sua " simpatica" consorte e avrei volentieri evitato certe lungaggini riguardo alle divise per la banda o agli strumenti...