Alcuni avranno il mio perdono
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Shakespeare a Napoli tra camorra e....
GLuigi Romolo Carrino, classe 1968, ha all’attivo due romanzi selezionati per il Premio Strega: Pozzoromolo (2009), Esercizi sulla madre (2012). Ora, a due anni di distanza dal precedente volume La buona legge di Mariasole, esce Alcuni avranno il mio perdono.
Mariasole, protagonista indiscussa del libro, è il boss della Federazione di clan Acqua Storta di Napoli, ed è, ora, alle prese con la difficile gestione di suo figlio Antonio, un sedicenne irrequieto, che si è già messo nei guai innumerevoli volte. Il giovane innamorato di Rosa, che però è la nipote del camorrista Aldo Musso, ucciso proprio da sua madre. Una relazione, quindi, che assolutamente non ha da essere. Se tutto ciò non fosse sufficiente, Antonio vuole scalare la catena del comando, e sulle strade questo ha un solo ed unico significato. Questi protagonisti vivono di contraddizioni: nella vita privata sono uguali a qualsiasi coppia madre-adolescente, a iniziare dalla perenne incomunicabilità tra i due. La donna, un po’ ingenuamente, crede ancora che lui possa essere esente dal marciume nel quale lei fa parte. Inoltre lei deve anche conservare l’ordine in città, protetta da Imma ed Anna che sono due leonesse, la sua guardia imperiale. Inoltre, si registrano strani movimenti intorno alle slot machine e alle sale scommesse che i clan usano per ripulire il denaro, bisogna avere mille attenzioni, per cui:
“Puoi far ammazzare dieci killer, puoi uccidere tu stessa cento, puoi condannare mille maschi, (…) ma una madre avrà sempre tutti i timori e i dubbi che una madre sa di avere.”
Nonostante l’apprensione, non perde mai la lucidità e l’assenza di pietà, necessaria a chi detiene il comando. La stessa famiglia nemica le riconosce l’autorevolezza. Lei, una donna, è
“l’uomo più potente della città.”
Da parte sua Antonio sente il peso di una madre ingombrante: tutti lo considerano solo come “il figlio di…”, in più sente di tradire le aspettative di chi lo circonda, perché:
“non serve più niente perché la faccia di suo figlio dice ogni cosa, il suo corpo è impostato per diventare un boss o un morto. Che alla fine, poi, è la stessa cosa.”.
Si arriva, così, alla guerra. Mariasole subisce gli attacchi dei Musso ed ora deve dimostrare ai suoi sottoposti che è in grado di reagire. Più potere hai, più alto è il rischio di perderlo.
Con un montaggio avvincente e degno di una opera teatrale, l’autore mette in scena la sua tragedia napoletano che vorrebbe rifarsi a William Shakespeare. L’uso del flash-back per una scrittura colta che ben riesce a coagulare “napoletanità” e voluta semplicità delle parole e delle frasi, mentre nei rapporti tra personaggi si accentua la contorta ritualità del simbolismo che riporta alla più esasperata metafisica camorrista e che potrebbe apparire quasi ridicola a menti e orecchie estranee, è molto importante. Tutto in questo libro ha un peso specifico. Anche l’anima. Come il vento. Come Maria Sole. Come Antonio e Rosa.