Ai sopravvissuti spareremo ancora
Letteratura italiana
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L'estate dei ricordi
«Quando si manifestava, quella di Marcello era la famigerata collera dei calmi: era come se, arrabbiandosi, si arrabbiasse anche della rabbia che l’aveva preso in contropiede.»
L’esordio in libreria di Claudio Lagomarsini ci porta tra località tipiche dei paesini toscani e ci conduce per mano in quella che è una storia che oscilla tra presente e passato. “Il Salice” vive da anni, ormai, oltreoceano quando è costretto a tornare in Italia, in quella che è stata la casa natia tra le colline tosche in cui è cresciuto. Deve occuparsi della vendita della vecchia casa di famiglia, un rudere ormai dismesso di cui alcuno vuole occuparsi. L’idea è quella di sbrigare la faccenda in pochi giorni e, di quella via, coniugare al viaggio anche interessi lavorativi radicati nella penisola originaria.
Non riesce a farsi coinvolgere, “Il Salice”. È infastidito, insofferente, scocciato. La nostalgia non fa minimamente capolino in lui. Ed è durante quell’operazione atta a riesumare e selezionare oggetti dimenticati da Dio che ritrova quei quaderni monocromo. Quaderni le cui pagine sfogliate non lasciano dubbi: sono appartenute a Marcello, il fratello, che tra queste ha racchiuso il suo romanzo intitolato, appunto, “Ai sopravvissuti spareremo ancora”. Scritto in un’estate lontana nel tempo ma anche nella memoria, il testo intriso di quella grafia piccola e nervosa, riporta alla luce un’adolescenza spensierata, quel soprannome di Salice attribuito e anche una verità fatta di responsabilità che per anni l’uomo ha cercato di seppellire dentro se stesso.
Ma riporta alla luce anche la verità della dimensione di un mondo provinciale, dagli orizzonti acuminati, dalla mentalità gretta e talvolta anche meschina. Gli stessi legami familiari non sono così semplici da sciogliere come si potrebbe pensare. È qui che emergono, ancora, le controverse figure di Wayne e del Tordo, antagonista per eccellenza. Due volti che rappresentano il necessario cliché e che riportano la narrazione ad assumere un connotato di altrettanta concretezza. È così che Marcello cerca di arginare quel silenzio, quel dolore, quella deriva, quella sofferenza pulsante. “Il Salice” è quasi una presenza ingombrante in questo volto che viene ricostruito.
«Ma nel mio tribunale – più esitante, molto più farraginoso, quasi sempre ospitato dalle mie insonnie – il procedimento è tutt’ora in corso. Finora non avevo ascoltato il più importante dei testimoni. Finora posso dire che non sapevo quasi niente di lui.»
“Ai sopravvissuti spareremo ancora” è un titolo che ricostruisce la fisionomia di una società ma anche di una realtà di famiglia fatta di momenti di gioia ma anche di criticità. È un titolo che oscilla tra incanto e disincanto, illusione e disillusione, segreti e paure, verità, fatalismo e apatia, felicità e infelicità, vivere e sopravvivere. È un volume di appena duecento pagine ma che ci obbliga a fare i conti con i nostri fantasmi, che ci ricorda quanto sia importante ascoltare chi abbiamo accanto, osservare davvero, non fuggire dal nostro passato, combattere le nostre paure.
Un esordio che non passa inosservato. Buona lettura!