Agnese Agnese

Agnese

Letteratura italiana

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Delicato romanzo della memoria, dove il mondo, visto dagli occhi di un bambino, si concentra volta a volta in una veste femminile, in un castello dirupato, in un momento di tristezza, sino all’ultima immagine, dolorosa e incompiuta, vera e propria cesura tra il mondo ingenuo dei giochi infantili e la tragica e sempre troppo repentina epifania della coscienza adulta. I brandelli di ricordi si dilatano, acquistando forza e pregnanza simbolica: ed ecco la gita al mare, al mare di un tempo, libera spiaggia punteggiata di ombrelloni variopinti e esclusivo privilegio domenicale, popolata di donne prosperose, che all’ora di pranzo si tramuta in una grande tavolata ricolma di piatti che già da soli un tempo sapevano “di festa”.



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Agnese 2013-04-18 18:19:50 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    18 Aprile, 2013
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La memoria

L'approccio con questo romanzo, costituito dalla copertina, offre già un'idea di quello che sarà il suo contenuto. Sullo sfondo di una vecchia casa si stagliano le immagini di una giovane signora sorridente che stringe a sé un bimbo vestito già da ometto e con lo sguardo che esprime sorpresa, come se il lampo del fotografo lo avesse colto all'improvviso, fermando in tal modo il trascorrere del tempo all'epoca felice della gioventù. Il fanciullo in questione è lo stesso autore e la dama accanto è proprio Agnese, quella mamma che, nonostante il passare degli anni, resta sempre nei nostri ricordi più belli, mai invecchiata, ma come la si vedeva quando si pendeva dalle sue labbra, quando ci si rifugiava fra le sue braccia protettrici.
Agnese non è però solo il romanzo dei ricordi di un'infanzia, ma anche una pregevole ricostruzione di un'epoca, focalizzata nelle immagini di gite fuori porta con le prime utilitarie, di donne prosperose, pregne di una femminilità familiare e non ancora in lizza con gli uomini nella corsa ai primati di una società che sta crescendo e che diverrà dimentica del suo più genuino e tradizionale passato.
Giovanni ha saputo conservare dentro di sé quelle osservazioni tipiche dei bambini e, da adulto, riesumarle per costruire, grazie a un pregevole collage, un quadro d'insieme non stereotipato, ma naturale, per non definire quasi spontaneo.
E con sapienza sa alternare pagine gioiose ad altre ben più tristi, in un filo conduttore che mai si spezza, perché sempre latente c'è il timore di perdere la madre, il che poi avverrà effettivamente, troncando bruscamente la parentesi della fanciullezza per proiettarlo, con la morte della persona cara, nella realtà degli adulti.
Lo stile è di una sobrietà esemplare, mai greve, e presenta dei veri e propri tocchi di grazia, con pagine che rasentano la poesia, tali sono quelle dove sono espressi gli stati d'animo.
Leggo, per passione, tanti romanzi; di questi, non pochi esauriscono il loro interesse non appena chiusa l'ultima pagina, mentre altri mi accorgo di averli dentro di me, compagni fedeli della mia vita e “Agnese” è fra questi.

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