Acque rosse Acque rosse

Acque rosse

Letteratura italiana

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Sandra arriva dalla città per intervistare gli abitanti del villaggio alpino di Mallepasses. In un quadro apparentemente idilliaco occorre poco per turbare gli animi delle comari di paese. Un antico sospetto diventa una inconfutabile verità. Una mezza parola e uno sguardo ammiccante possono indurre a gesti drammatici e scellerati. La protagonista affronta vicende che hanno covato per anni sotto la cenere dell'indifferenza e dell'oblio. Ne verrà fuori solo accettando i segreti e la sofferenza che lei stessa porta appresso. L'aiuto arriverà insperato, da chi meno se lo aspetta. Cosa è più doloroso, dimenticare il proprio passato o fare i conti con esso? Il perdono tardivo è possibile? Si può amare tutti e tradire il prossimo? In ogni uomo si nasconde un lato oscuro, eppure nessuno è un'isola.



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Acque rosse 2018-03-15 09:19:42 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    15 Marzo, 2018
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chiare e fresche acque .......

Gianpaolo Castellano, dopo aver pubblicato Il passo del lupo, pubblica ora Acque rosse, in cui emerge prepotentemente, come già nel precedente, il suo amore e la sua conoscenza per le montagne.

Ambientato nel piccolo villaggio alpino di Mallepasses, dove il tempo sembra essersi fermato, un paese ordinario, tra alpeggi e sentieri che:

“si staccavano improvvisi dalle mulattiere e partivano a razzo diritti per le massime pendenze, infilandosi in mezzo a macchioni di ontani e rododendri che cercavano in tutti i modi di confonderti e scoraggiarti dal proseguire. Quinte di vegetazione si alternavano a barriere e salti di roccia sui quali erano ricavati pochi scalini per dare conforto spirituale al piede di chi saliva. Sembrava incredibile che su di lì ogni anno passassero decine di vacche, dirette agli alpeggi più alti.”.

In quel particolare clima arriva Sandra, ospitata nella canonica del parroco che:

“lavorava al censimento di baite, edifici, gruppi di case ancora esistenti. Ne ricercava gli abitanti, li interrogava sulle loro discendenze, sulle relazioni con i luoghi che abitavano, sul perché certe frazioni si fossero di colpo svuotate negli ultimi anni, mentre altre prosperavano e si ingrandivano addirittura.”

Ma le domande e gli studi di Sandra irritano gli abitanti del piccolo paese, cocciuti e testardi, sembrano custodire gelosamente antichi segreti. La sua presenza innesca una specie di reazione a catena, un turbamento degli animi delle comari del paese che non esitano a prendere provvedimenti, a modo loro. Così un antico sospetto diventa una inconfutabile verità. In questo modo Sandra si trova ad affrontare questioni che da anni covano sotto la cenere dell’indifferenza e dell’oblio. Deve venirne fuori, e lo può fare in un unico modo: accettare inesorabilmente i segreti e la sofferenza che lei stessa si porta appresso. La conclusione giunge con un teatrale colpo di scena.

Nel libro emerge la visione e il rispetto che l’autore ha per la montagna, per cui:

“Le montagne non ci appartengono. Siamo noi che ci illudiamo di legarci a loro, ma i monti a questo legame sono del tutto indifferenti.”.

In un periodo in cui sembra andare di moda parlare di montagna, il libro di Castellano si distingue imperiosamente, soprattutto per il rispetto che ne emerge dalla sua trattazione. Rispetto che si ritrova anche nella descrizione delle condizioni a tratti disagiate di chi vive in questi luoghi, consapevoli che le acque blu indaco di un tranquillo e pacifico ruscello possono mutare, improvvisamente in “acque rosse”, cambiando la loro stessa vita. Un bel romanzo, dalla prosa asciutta e scorrevole. Ottima lettura.

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