Aceto, arcobaleno
Letteratura italiana
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ricordo, tre uomini
Si inizia con la lettera A, Aceto quindi Arcobaleno.
Le prime lettere di un vocabolario di lingua straniera e bambini che imparano vocaboli nuovi.
Poi e’ una vecchia poltrona in una casa decadente, la vita che scivola dalle mani callose lasciando alla carta ricordi ed esistenze.
Sono tre uomini del passato che popolano il racconto.
L’assassino, colui che uccise impietoso sostenuto dai propri ideali, estraneo e’ il rimorso e sconosciuto il pentimento. Il missionario, la solidità nella figura dell’uomo che scelse l’Africa, poi vinto dall’incuria altrui si arrese al potere della polvere. Ed infine il vagabondo, l’ospite sempre di passaggio.
Non privo di tratti in cui intinte le dita di acquerello sottolineo righe poetiche, come non manco mai di fare negli scritti di De luca, questo suo lavoro non mi convince affatto.
Il libro e’ cupo, scoordinato, non emerge formalmente e le lunghe elucubrazioni rendono a mio avviso il testo spento, intransitivo. Anemica di emozioni ed empatia, lo ho trovato poco appetibile e per nulla degno di nota.
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I frammenti della memoria
Un viaggio nella memoria e come tutti i ricordi non si tratta di un resoconto continuo e lineare. Un uomo anziano rievoca tre periodi di una vita, tre personaggi un po’ nostalgici con un vissuto complesso, difficile combattuto. Forse gli ultimi ricordi prima della fine. Tre storie che ne compongono una un po’ frammentaria e poco articolata.
E’ ormai chiara la mia passione per De Luca e per il suo modo di scrivere, lo stile è il solito, a mio avviso piacevole, ma in questo caso non ho trovato una linearità nello scrivere, voglio pensare che questa frammentarietà sia dovuta ad un artificio narrativo per rendere al lettore quel senso di instabilità della memoria di un anziano giunto ormai al termine del suo cammino e circondato da quel poco ed essenziale che lo stato di eremitaggio concede, un lento distacco dalla vita.
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La memoria
Romanzo disarticolato, incentrato in manifestazioni lacunose ed incomplete in un passato indecifrabile temporalmente. Una persona anziana assurge a narratore in bilico su una sedia a dondolo nella propria casa teatro e luogo delle visite dei suoi protagonisti: aspetta con serenità la fine dei suoi giorni. Bella la descrizione della casa squallida e priva di tutto, il maltempo sembra la faccia scricchiolare, crollare a poco a poco. In questo sperduto casolare l'io narrante ricorda i tempi passati, la propria infanzia esile ed abulica, fatta di storie allora confuse ed ora nitide, analizzate con gli occhi della vecchiaia, riflessioni sovrapposte e rimbombanti in una camera vuota ...