Narrativa italiana Romanzi A cantare fu il cane
 

A cantare fu il cane A cantare fu il cane

A cantare fu il cane

Letteratura italiana

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La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla «Al ladro! Al ladro!» perché ha visto un’ombra sospetta muoversi tra i muri di via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. È Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per altri piccoli reati finiti in niente soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Prima cosa, interrogare l’Emerita. Già, una parola, perché la donna spesso non risponde al suono del campanello di casa, mentre invece è molto attivo il suo cane, un bastardino ringhioso e aggressivo che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo. E il Maccadò, dei cani, ha una fifa barbina. A cantare fu il cane ci offre una delle storie più riuscite di Andrea Vitali. I misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa, come le onde del lago, inebriate e golose di ogni curiosità, come quella della principessa eritrea Omosupe, illusionista ed escapologa, principale attrazione del circo Astra per le sue performance, ma soprattutto per il suo ombelico scandalosamente messo in mostra. E per la quale, così si dice, ha perso la testa un giovanotto scomparso da casa…



Recensione della Redazione QLibri

 
A cantare fu il cane 2017-03-09 18:02:10 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    09 Marzo, 2017
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Al lupo ! Al lupo !

“ A cantare fu il cane “ è l’ ultimo romanzo di Andrea Vitali, medico originario di Bellano e scrittore di straordinaria prolificità. Si pensi ad esempio che nel 2014 l’ autore è riuscito nell’ impresa di pubblicare sette libri.
Non è stato il mio primo incontro letterario con Vitali, di cui avevo già letto il simpatico “ Galeotto fu il collier “.
L’ ambientazione è la medesima, la graziosa Bellano degli anni ‘30 immersa in un’ insopportabile calura estiva che neanche il vicino Lago di Como riesce a stemperare.

“ Al ladro ! Al ladro “. Il grido di Emerita Panicarli, residente in via Manzoni, irrompe nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1937. Poco dopo il maldestro e noto delinquente locale Serafino Caiazzi viene acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici in seguito ad uno scontro fortuito.
Cosa ci faceva il Caiazzi nei paraggi di casa Panicarli proprio quando quest’ ultima gridava “ al ladro “ ? Possibile che abbia cercato di addentrarsi in quella casa che tutti sanno essere presidiata da un temibile e vigile cane bastardino pronto ad azzannare chiunque non sia della famiglia ?
Sembra un caso di facile risoluzione per il maresciallo dei carabinieri Ernesto Maccadò. Una ghiotta occasione per l’ ampolloso corrispondente del quotidiano locale Fiorentino Crispini, da tempo a secco di articoli significativi.
A complicare la situazione la scomparsa del giovane paesano Filippo Buonavigna e la presenza temporanea del Circo Astra, la cui fama è dovuta alla conturbante escapologa eritrea Omosupe.

Anche stavolta, il romanzo di Vitali è garanzia di genuino divertimento.
I capitoli brevissimi, l’ ambientazione paesana e una galleria variopinta di personaggi più o meno pettegoli e intrecciati tra loro accompagnano rapidamente il lettore al termine della seppur non breve lettura ( 416 pagine ) con il sorriso perennemente stampato in faccia.
Personaggi comuni in cui ognuno di noi si riconosce almeno parzialmente, testimoni e attori di una piccola realtà paesana dove, specialmente all’ epoca, ognuno sapeva veramente tutto di tutti.

Le vicende narrate sono cariche di garbato umorismo e a sorprendermi di Vitali è ancora una volta l’ abilità nel sapere raccontare una storia, qualunque essa sia. Non meno rimarchevole è la capacità di utilizzare un lessico dalla particolare punteggiatura, frenetico e rapido, impreziosito di alcuni vocaboli desueti e per questo ancora più simpatici.

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A cantare fu il cane 2022-03-28 07:58:19 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Marzo, 2022
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cane poliziotto

Andrea vitali ci propone una nuova indagine di Maccadò e compagni. questa volta tutto succede nottetempo e in realtà i carabinieri non dovrebbero proprio far nulle se non mettere in cella il ladro messo fuori combattimento dagli abitanti del rione dove è avvenuto il tentativo di effrazione in casa di una donna sola perché il marito lavora all'estero. Tutto facile, allora. No perché ai carabinieri non la si fa e meno ancora non la si fa al cane di casa: piccolo, ma ligio al dovere ancora più delle forze dell'ordine.
Bel libro: senza troppe pretese, ma divertente, in modo semplice e immediato. Capace anche di mettere quella curiosità di sapere come va a finire che ti fa tirare tardi. Tanto più che non si tratta solo di una storia, perché oltre alla principale ci sono altre due indagini parallele, ognuna delle quali corre per la sua strada, con tutto il solito contorno di varia umanità che popola la Bellano immaginata da Vitali.

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A cantare fu il cane 2018-05-16 08:13:35 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    16 Mag, 2018
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Nulla è ciò che sembra

Quando un romanzo di Vitali, che è sostanzialmente una commedia degli equivoci, parte bene si può essere certi che l’autore riesce a condurlo con mano sicura fino all’ultima pagina. Se poi alla consueta ambientazione (il grazioso paese di Bellano) e a personaggi che sembrano delle caricature si accompagna la figura del maresciallo dei Regi Carabinieri Maccadò, dando una punta di giallo all’intera trama, si può star sicuri che il divertimento è assicurato. In A cantare fu il cane accade di tutto, con un tentativo di furto che serve però a coprire ben altre cose e che fa da fil rouge, e con la ricerca di un rampollo di una famiglia borghese che pare sia fuggito con l’ammaliante Omosupe, illusionista ed escapologa, l’effettiva grande attrazione del circo Astra, famosa per l’esibizione del suo ombelico che tanto fa eccitare i maschi del paese.
Tutto quanto è non ciò che sembra e Maccadò avrà il suo bel da fare per venire a capo delle sue indagini, coadiuvato dai suoi due carabinieri dai nomi indovinatissimi (Grafico e Virgola) e dall’appuntato Misfatti che incapperà in una disavventura da far sbellicare dalle risate.
Di più non posso dire, o meglio non riesco a dire, perché il romanzo non vive su un unico equivoco, ma su molti altri che nascono pagina dopo pagina grazie all’inesauribile vena dell’autore.
A Vitali qualche volta la torta non riesce bene, nel senso che l’opera, fragile sin dall’inizio, si ammoscia pagina dopo pagina, ma in questo caso, con A cantare fu il cane, non è così e assicuro che il libro consente di trascorrere alcune ore di sereno svago.








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A cantare fu il cane 2017-08-16 07:50:59 evakant
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evakant Opinione inserita da evakant    16 Agosto, 2017
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UN PICCOLO BASTARDINO MORDACE...

Un furto nel cuore di una notte d’estate. O no?
Un arresto in flagranza di reato. O no?
Una fuga d’amore da romanzo. O no?

Questa volta il maresciallo Maccadò, in servizio alla stazione dei carabinieri di Bellano non si troverà a dover risolvere ben tre enigmi contemporaneamente (e pure in carenza d’organico), ma anche un quarto, quello domenicale del signor prevosto, che animerà per un’intera settimana il baccano dei suoi quattro figli (e un quinto in arrivo).

È una notte afosa quella tra il 16 e il 17 luglio 1937 a Bellano, e nella notte un grido “aiuto! Al ladro!” farà accorrere più di un volenteroso cittadino, ma ben presto le cose si ingarbuglieranno un bel po’ tra arresti roccamboleschi, ricoveri in ospedale, feriti vari, indagini e carabinieri sotto copertura trasportati esangui in ospedale…
Superlavoro per il nostro “eroe” Maccadò.
Che al fine, nel dipanare il mistero, verrà aiutato da un piccolo bastardino mordace (di cui tra l’altro ha una fifa blu…)

In questo romanzo Vitali torna al periodo d’oro dei suoi lavori precedenti, quel epoca fascista in cui si muovono personaggi tra il serio e il faceto, a volte delle vere e proprie macchiette gonfie solo di amor proprio, o di amor patrio…
Dove i sentimenti, così come le azioni erano semplici se non ingenue.
Si torna ad avere un protagonista, il maresciallo Maccadò, intorno a cui ruotano vicende e personaggi davvero innumerevoli, tanti, non difficili da ricordare, ma tanti, un po’ a significare che il paese è un tutt’uno, un super-organismo in cui mancasse, che so…l’appuntato Misfatti, o il Maestro Crispini, mancherebbe tutto un pezzo di storia di Bellano.
Bellano che è tratteggiato benissimo come paesello di provincia, sonnacchioso, tranquillo, pacioso…apparentemente…anche in un tempo in cui un malinteso banale può portarsi dietro strascichi di vita insospettabili, chiacchiere vere o presunte, leggende metropolitane e storie che da un sassolino diventano un macigno, cosa che solo nei paeselli di provincia possono succedere.

La capacità di Vitali poi di scrivere un romanzo piacevole e scorrevole partendo da un fatto in sé senza troppa importanza è lodevole. Più di 300 pagine che vanno giù bene, narrazione veloce, fresca, a cui ci si affeziona.

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A cantare fu il cane 2017-04-20 15:27:49 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    20 Aprile, 2017
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Una miriade di personaggi, cane compreso.

Arriva puntuale il nuovo romanzo di Andrea Vitali, la cui vena narrativa, bisogna dirlo, appare inesauribile. Bellano, sul lago di Como, nasconde personaggi straordinari, le cui vicende non cessano mai di divertire : questa volta per ben 167 capitoli (penso che sia un record), con una miriade di personaggi che ha reso indispensabile, per i lettori disattenti o smemorati, un elenco alfabetico, alla fine del romanzo, con tanto di cognome e nome (ma dove li pesca, così singolari ed evocativi !), parentele ed attività professionali. Siamo negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, tutto inizia con una richiesta di aiuto per un tentativo di furto ( ma sarà poi vero?) nella casa di una agitata signora il cui marito è in Africa a combattere per la conquista del famoso posto al sole. Nell’appartamento della suddetta vive anche un ringhioso cagnetto, con la prerogativa di azzannare chiunque entri in casa, ad eccezione di persone conosciute nei confronti delle quali la bestiola si comporta in modo mansueto. Su questa caratteristica, vola il romanzo, capitolo dopo capitolo, battuta dopo battuta, equivoci e sorprese a non finire. E scorrono come al solito le figurine dei carabinieri, attivi e presenti più del solito, con l’inossidabile maresciallo Maccadò e la sua numerosa famiglia, moglie e quattro scatenati ragazzi, il vice Misfatti, protagonista di un’incredibile disavventura, i carabinieri semplici Grafico e Virgola, semplici e pure sempliciotti quanto basta, e poi prevosto e perpetua, e ancora un corrispondente del giornale provinciale, le suore del locale nosocomio, un’arguta nana che spia dalle persiane socchiuse ogni movimento sospetto, il figlio di un’altolocata famiglia che fugge di casa per arruolarsi in Spagna (ma da quale parte lo scoprirete !) e poi gente comune, frequentatori di bar e caffè locali …. Non manca neppure un circo itinerante la cui attrattiva principale è una conturbante bellezza esotica dalle mille sorprese … Ma è il vivace cagnetto che, alla fine, porterà alla luce la verità, mascherata da tentativo di furto con risvolti boccacceschi. Un Vitali vivace, ironico e pungente, che sembra vivere in simbiosi con i suoi personaggi ed il suo paese: se scrivesse in dialetto (mi pare di averlo già annotato) potrebbe diventare il Camilleri lombardo.

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I romanzi di Andrea Vitali
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A cantare fu il cane 2017-04-18 06:58:36 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    18 Aprile, 2017
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E a mordere fu?

Prima d'ora avevo solo letto "La ruga del cretino" che mi ha incuriosito ma non mi ha rapito molto. Con poco entusiasmo mi sono avvicinato a questo romanzo le cui recensioni sono molto positive.

Una buona lettura, leggera. L'autore è riuscito a rappresentare l'atmosfera tipica dei piccoli luoghi di provincia in maniera molto efficace. Lo stile mi ricorda quello di un Cervantes trasportato in tempi moderni, a mio avviso più adatto ad un genere narrativo popolare o saggista che ad un giallo. E' inevitabile per me il confronto con i miei giallisti preferiti e la differenza si vede.

Tuttavia la storia è sviluppata in maniera armonica, molto piacevole il tono narrativo e alla caratterizzazione di personaggi differenti.

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