Narrativa italiana Romanzi storici Vita di Eleonora d'Arborea. Principessa medioevale di Sardegna
 

Vita di Eleonora d'Arborea. Principessa medioevale di Sardegna Vita di Eleonora d'Arborea. Principessa medioevale di Sardegna

Vita di Eleonora d'Arborea. Principessa medioevale di Sardegna

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Eleonora d'Arborea è uno dei personaggi più famosi e insieme meno documentati della storia sarda. Giudicessa d'Arborea - cioè sovrana di uno dei quattro giudicati, veri e propri Stati autonomi, nei quali era suddivisa l'isola nella seconda metà del Trecento firmò un codice di leggi, la Carta de logu, rimasto in vigore con poche modifiche fino al 1827. Oltre a ciò, Eleonora fu l'ultima regnante indigena dell'isola, capace di radunare sotto un'unica bandiera le diverse popolazioni sarde che per la prima volta si riconobbero come "nazione" e lottarono con successo contro gli aragonesi. Inevitabilmente attorno alla sua figura nacque una leggenda, ampiamente alimentata soprattutto in epoca romantica. Eleonora è stata dunque rappresentata come principessa guerriera, raffinata madonna cortese, madre affettuosa, sposa fedele, avveduta massaia, devota cristiana, dotta legislatrice.



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Vita di Eleonora d'Arborea. Principessa medioevale di Sardegna 2020-09-21 05:52:26 siti
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siti Opinione inserita da siti    21 Settembre, 2020
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INDIPENDETZIA

Eleonora D’Arborea, personaggio storico della seconda metà del XIV secolo, è molto famosa anche se la sua storia personale è poco documentata. A lei è riconosciuto il merito di aver firmato la Carta de Logu, un codice di leggi rimasto vigore in Sardegna fino al 1827 - in realtà il primo nucleo fu dovuto alla mente del suo illuminato padre Mariano – e di aver proseguito nell’opera compiuta dai suoi predecessori: preservare l’autonomia del giudicato di Arborea evitando un servaggio che una concessione di papa Bonifacio VIII, fatta nel 1297 a re don Giacomo d’Aragona e consistente nel dono della Sardegna come feudo in cambio della Sicilia, avvallava . Come se la Sardegna non si fosse resa autonoma, terminata la dominazione bizantina (827) autogovernandosi con quattro principati autonomi retti da famiglie imparentate tra di loro , i giudicati appunto; come se Arborea, governato dalla famiglia De Serra, visconti di Bas, non fosse uno di questi. Fu sotto questi giudici che la Sardegna visse i suoi primi aneliti di libertà e di autonomia, unendosi e percependosi come unico popolo.

Il lavoro della nota scrittrice sarda, Bianca Pitzorno, ascrivibile secondo la stessa, alla categoria di “racconto biografico”, non è immune dalle difficoltà dettate dalla scarsità di fonti documentarie, e pur essendo nato alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, ha necessitato di ulteriori aggiornamenti grazie al rinvenimento di ulteriori documenti che hanno impreziosito il ritratto della giudicessa rinnovando lo scopo primario del lavoro stesso: sfrondare la figura storica da una sorta di aura romantica dovuta a pure tensioni di stampo risorgimentale che generarono addirittura dei documenti falsi, le famose Carte d’Arborea, in assenza totale dei documenti dell’archivio della Reggia di Oristano, andati perduti durante un incendio.

Insomma Eleonora fu davvero una principessa guerriera, una madre affettuosa, una sposa fedele, e ancora fu una cristiana devota, una dotta legislatrice, una avveduta massaia? Certo è che tutta la sua giovinezza rimane in ombra e che ogni studioso che scrive dei suoi primi anni di vita si affida soprattutto alla ricostruzione romanzata. Tanti sono i nodi ancora da sciogliere: il presunto sfregio nel viso, le ragioni del matrimonio tardivo a un Doria, la fedeltà allo stesso durante la sua prigionia per mano aragonese, la vera identità del secondo figlio … Rimane certo però quanto attestato dalle carte aragonesi: il giudicato interveniva a pieno titolo nella vita politica dei territori affacciati sul Mediterraneo, la giudicessa firmava gli atti, compresa quella pesante pace del 1388 che siglò la fine delle ostilità con gli aragonesi in cambio della libertà del marito e che le costò la cessione di gran parte dei territori che il padre Mariano aveva sottratto al nemico storico.

Il lavoro della Pitzorno ha il pregio dunque di unire il rigore del saggio storico alla piacevolezza della narrazione, appassionando il lettore alla figura di una donna protagonista della storia ma avvolta tuttora da un’aura di mistero.

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