Una piccola pace Una piccola pace

Una piccola pace

Letteratura italiana

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Nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, un padre si mette in viaggio con il figlio, spinto dal desiderio di tornare nei luoghi delle Fiandre che hanno segnato la sua vita. Solo una volta giunto a Ypres, l’ex soldato tedesco è in grado di ripercorrere una storia che, nonostante l’atrocità della guerra, somiglia a una favola a cui bisogna semplicemente affidarsi. Al centro c’è la figura del fuciliere inglese William Turner, orfano di madre, arruolatosi convinto che il suo servizio volontario abbia lo scopo di salvare vite, facendo cessare il conflitto entro Natale. La realtà riduce quelle illusioni a brandelli, ma, pur stanco di combattere, William Turner si ostina a tenere fede alla sua promessa. Sorretto da un coraggio del tutto diverso dall’eroismo, trova sul fronte l’amicizia e incontra persino l’amore, l’esperienza antitetica alla guerra. Chissà se, indicandogli una salvezza vicina come il Mare del Nord, è proprio quell’incontro a portarlo a farsi protagonista della vicenda storica da cui ha tratto ispirazione questo romanzo: la Tregua di Natale del 1914, durante la quale i soldati lasciarono le trincee nemiche per festeggiare insieme nella terra di nessuno, riconoscendo gli uni agli altri la comune umanità. Mattia Signorini reinventa la storia di questa “piccola pace” con la semplicità, l’empatia, la delicatezza di chi ha fiducia nei piccoli uomini capaci di grandi gesti. E così ci consegna un racconto come fuori dal tempo ma, proprio oggi, di bruciante attualità.



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Una piccola pace 2022-10-24 14:19:31 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Ottobre, 2022
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Natale 1914

«Ci nasciamo, pensò, con il desiderio di un filo, almeno uno, che ci leghi agli altri, senza farci disperdere nel vuoto del mondo, e quel desiderio finiamo per portarcelo dentro tutta la vita.»

Mattia Signorini torna in libreria con un romanzo molto ma molto più maturo che si propone di parlarci di una pagina della Storia troppo spesso dimenticata e/o per alcuni sconosciuta. Si tratta infatti di un evento noto, seppur paradossale se si pensa al contesto, ma che non tutti conoscono. Un evento che ha portato ristoro e pace in un conflitto che si è dimostrato essere macchia indelebile.
Tra queste pagine ci sono uomini, uomini nella loro fragilità, nelle loro cadute, nella loro paura. Uomini più o meno giovani che vivono tante storie che con il loro piccolo grande contributo hanno contribuito a dare una svolta alla Storia.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. È il 1933, il mondo sta per cadere, nuovamente. Il clima politico-sociale dell’Europa non ammette repliche, la Germania ha intrapreso sempre più una volta dura, nera, dittatoriale, non ammette altre possibilità. La follia di un singolo uomo ha coinvolto una nazione intera, il nuovo devastante e oscuro capitolo sta per scriversi. Un uomo, ancora, sta accompagnando il figlio a Ypres, un uomo che il baratro e l’abisso lo ha visto molto bene in quel 1914 quando in un bosco incontra William Turner, quando tutto attorno a loro è guerra, trincea, bombardamenti, pioggia che cade e speranza che viene meno. Poco importa che siano tedeschi o inglesi, non ce la fanno più. William è il primo che vorrebbe andare verso il Mare del Nord, tornarsene a casa da quel padre con cui ogni rapporto è venuto meno, a consegnare orologi riparati, a ripensare a quella madre andatasene troppo presto. Ed è Natale in quel 1914. Un Natale che non chiuderà quella guerra che durerà altri 5 anni ma che in quella terra di nessuno permetterà al mondo di fermarsi per qualche ora. Perché non saranno più inglesi, non saranno più tedeschi, saranno solo uomini. Uomini che si offriranno amicizia, doni, cibo, aiuto. Ed è la Tregua di Natale, un evento che entrerà nella Storia.
Ecco allora che tra queste pagine siamo trascinati, coinvolti, emozionati. È una storia a metà tra finzione e realtà, una storia che ci parla di eroi ma anche di animi e di fragilità. Non si tratterà di una guerra lampo e proprio tra quei luoghi, 20 anni dopo, quella stessa paura, quella stessa mortificazione, quella stessa tragedia, quello stesso dolore, tornerà a capeggiare. Tra roghi, trincee morali, culturali, razziali e una Storia che non perdona.
Al tutto si somma uno stile narrativo rapido, fluido, che sa conquistare il lettore e trattenerlo nello sviluppo di un’avventura da vivere e far propria magari con la speranza di non commettere ancora una volta gli stessi errori.

«Possiamo passare il resto della vita a darci la colpa o capire che non scegliamo noi in quali circostanze incappiamo. Forse la vita non è altro che il modo con cui reagiamo a ciò che ci capita e un modo nuovo di reagire, forse, possiamo provare a trovarlo insieme appena tornerò.»

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