Un uomo a metà
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Guerra di trincea
Trovo sempre encomiabili le iniziative volte a riportare l’attenzione sulle pagine più drammatiche e fin troppo spesso dimenticate della nostra Storia. Ancora di più, quando si tratta di offrire a una voce del passato la possibilità di comunicare a un pubblico più ampio, di raccontare le proprie vicissitudini, le esperienze vissute. Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare per alcuni anni in un Museo della Memoria e sono particolarmente sensibile all’argomento.
Quanti di noi, in un cassetto o in qualche scatolone riposto in cantina o soffitta, conservano ancora i cimeli e le lettere dei nostri nonni e bisnonni, soldati di guerre che sembrano al contempo lontanissime negli anni e drammaticamente attuali?
Franco Garrone si concentra sul diario di un sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale, un Bombardiere del Re che ha trascorso gli anni dal 1916 al 1918 sul fronte a combattere contro gli austriaci e poi sul Caucaso, chiamato sul nuovo fronte per meriti di guerra. Il soldato Augusto Fantato tenne un diario dettagliato delle sue avventure, sfruttando al massimo l’istruzione elementare ricevuta, lasciando ai suoi nipoti un’eredità inestimabile di vita vissuta.
Scritto in stampatello e corredato di disegni e di numeri ben delineati, come per una passione nascosta per la gradevolezza grafica della pagina scritta, il diario di Fantato è rimasto per molti anni un semplice cimelio di famiglia, ma l’impegno di Garrone ne ha fatto un libro vero e proprio, intitolato “Un uomo a metà” ed edito da Edizioni Amande.
Il giovane Augusto, lasciati i campi per lavorare nelle ferrovie, ritorna a casa per vedere la madre spirare nel suo letto. Traumatizzato dal lutto, il ragazzo si licenzia e si arruola nell’Esercito, in totale disaccordo con il padre e gli amici. Il trauma è stato troppo forte e la perdita incolmabile gli ha instillato nell’animo la voglia di morire. Combattere per la Patria gli pare il modo migliore per farlo onorevolmente.
Di stanza alla caserma di Novara, Fantato si distingue durante l’addestramento per la propria mira. Una dolce simpatia per una ragazza del posto non mitiga le sue drastiche intenzioni ed essere scelto come Bombardiere del Re lo riempie d’orgoglio.
Inizia così la sua drammatica esperienza al fronte, ove viene a contatto con la morte e la disperazione. Il fato, però, sembra volerlo privare del destino che si è scelto. Piano piano, il suo cuore torna a vivere suo malgrado. Le lettere di Lisa, la morte di tutti i suoi ex-colleghi di lavoro, l’aver salvato e accudito due bambini scampati per miracolo a un bombardamento, gli restituiscono il valore della vita e lo portano a sperare nel futuro.
Il testo, strutturato come un racconto aperto rivolto al nipote, si conclude con la copia di alcune pagine del diario originale, che consiglio di non sfogliare pigramente ma di leggere con attenzione, per gustare la vera scrittura di Fantato, con gli errori ingenui e i termini desueti della sua epoca, commovente traccia del passato.
Per quanto abbia apprezzato l’idea e l’impegno profuso in questa iniziativa, resta qualche appunto da fare all’autore. Purtroppo la prosa scivola via con eccessiva velocità, consentendo ben poco di soffermarsi sugli avvenimenti e sui sentimenti del soldato Fantato. Per quanto un’operazione di pura inventiva sarebbe stata poco rispettosa, una maggiore analisi del diario avrebbe sicuramente offerto spunti per conferire più profondità alla narrazione.
Anche il linguaggio ha le sue pecche. Piuttosto spesso l’autore sceglie di mettere in bocca ai personaggi frasi troppo costruite per essere credibili. L’analisi della scrittura del soldato attesta che il giovane si esprimeva in maniera corrente, non con un linguaggio a volte troppo intellettuale. Inoltre, di quando in quando, l’autore utilizza alcuni termini in maniera impropria o imprecisa. Piccoli difetti che non fanno apprezzare appieno la lettura di questo testo; rimane comunque un bellissimo documento per tutti gli appassionati.