Tutta la luce del mondo
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Un umanissimo San Francesco in uno Medioevo pieno
Leggere un libro di Aldo Nove è un’esperienza che ciascuno di noi dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
La sua scrittura è surreale, caustica, faticosa ed anche cattiva, quando la cattiveria è necessaria per descrivere certe sofferenze che la vita ci impone. Questo fino a quanto scritto prima di “Tutta la luce del mondo”.
Da qui in avanti, è diventata anche meravigliosamente stupefacente, una poesia vestita da romanzo.
Che parlasse di San Francesco da Nove non me l’aspettavo. E ancora una volta mi ha stupito, divertito e fatto innamorare di questo Medioevo dove tutto è stupendo. E dietro la visione di un dodicenne di nome Piccardo, nipote di Giovanni, vero nome di Francesco, ecco che appare un fragile, umanissimo San Francesco che prima della santità ruppe e sconvolse gli equilibri della sua famiglia. Un po’ scemo, un po’ santo, un po’ pazzo. Comunque ingrato verso la sua famiglia dove più che la santità avrebbero apprezzato la continuazione della tradizione mercantile.
Auguro a tutti di tuffarsi in questo stupendo Medioevo e di trovare in ogni parola scritta da Nove la stessa, identica frescura per l’intelletto che coloro che amano religiosamente San Francesco trovano per l’anima
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Il medioevo e la luce di Francesco
Aldo Nove
Tutta la luce del mondo
Un libro che fondamentalmente è la storia di S.Francesco, ma quello che mi ha più colpito è la capacità dell'autore di narrare il contesto medioevale, in cui si svolge la trama, in un modo fluido, nuovo e innovativo. Il periodo medioevale ci è sempre stato raccontato come un momento storico buio, cupo, con ideali gretti e persone abbruttite; in questo libro però, così come dice il titolo, c'è una luce diversa che è quella della semplicità e dell'umiltà di Francesco, che avvolge tutto e rende la lettura gradevole e particolare. Innovativa anche la figura di Piccardo, nipote di Francesco, che si mette sulle tracce dello zio per incontarlo e poter dialogare; belle quindi anche le digressioni a riguardo della crescita interiore del nipote del Santo, che esalta la qualità di Francesco indirettamente. Per concludere un passaggio in cui Francesco dà la sua opinione...sul male: ....""Il male è debole. Per quello, come un gatto spaventato da un cane, arruffa il pelo e si finge più grosso e soffia forte. Perché sa di essere piccolo. Ma proprio per questo è pericoloso. Perché non ha nulla da perdere. Ha già perso, da sempre. Ed è pronto ada attaccarti alla gola. E' pronto a uccidere. Ma può soltanto ferire e uccidere e poi a sua volta perire"""..
Singolare
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Gli occhi di un bambino del medioevo
In “Tutta la luce del mondo” Aldo Nove interpreta la figura di San Francesco attraverso gli occhi del nipote Piccardo. Con sensibilità e fantasia fanciullesche, che si traducono in uno stile naïf ora divertente, ora commovente, Piccardo racconta i fatti del tredicesimo secolo (“Nel Medioevo tutto era stupendo”) e propone una lettura originale della società (“Tra i mostri, i poveri erano i più frequenti”), del millenarismo (“All’avvicinarsi dell’anno Mille il tempo della luce flebile, il tempo della storia, stava per esaurirsi… L’anno Mille così arrivò ma al suo principio d’ora il sole sorse come tutti i giorni…”), di alcuni elementari concetti filosofici (“Lo scandalo è qualcosa del mondo che va fuori posto”) e dei luoghi (“Assisi, vuol dire ascesi”). Descriverò due passaggi che mi hanno particolarmente colpito.
GLI ANIMALI
L’immaginazione puerile trova libero sfogo in quest’opera. Come quando Piccardo parla di animali (“Il mondo degli animali irrompeva spesso nel quotidiano squadernandone i confini, nei mercati i girovaghi ne portavano d’insoliti…”) e sceglie di descrivere la fenice (“La fenice è un animale di bellezza insostenibile, e brucia gli occhi a chi l’ammira troppo”), l’ostrica (“L’ostrica… ha un disperato bisogno della luce del sole”), l’unicorno (“L’unicorno… adora l’odore della verginità e per questo i cacciatori usano come esca una fanciulla…”) e il drago (“Il drago è una lucertola immensa”).
PAUPERISMO E MISTICISMO
Molto realistico è lo stupore del bambino che, in una famiglia di ricchi mercanti, respira l’imbarazzo dei parenti per la scelta di rottura (“…zio Francesco assomigliava davvero a Gesù. Gesù doveva fare il falegname, invece ha tradito suo padre e si è messo ad andare in giro a fare il Gesù”) di Francesco (“Lo zio Francesco che prima si chiamava Giovanni”) e nutre la curiosità di verificare se lo zio sia santo (“Piccardo pensò che non gli piacevano i santi che baciavano i lebbrosi. Gli piacevano i santi che volavano. Un santo furbo, se avesse incontrato un lebbroso, sarebbe volato via…”) o pazzo: così Piccardo affronta un viaggio all’insaputa dei genitori per incontrare il poverello d’Assisi, sfidando l’ira del padre.
Da brividi – anche per il contenuto che riproducono - le pagine nelle quali con toni ingenui sono affrescate ascesi, misticismo religioso (“Fuoco che aveva le ali”) ed esperienza fisica delle stimmate.
Come in “Mi chiamo…” e nella raccolta “A schemi di costellazioni”, anche con questo romanzo Aldo Nove conferma di aver virato verso la poesia, dopo un esordio “da cannibale” e romanzi “forti” come “La vita oscena”.
Bruno Elpis
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Tutta la luce di Francesco
Pietro di Bernardone è un ricco mercante di stoffe; si stabilisce ad Assisi con la famiglia e spera di tramandare ai figli una professione sicura ed una vita agiata.
Il secolo è buio e difficile, la terra italica è spaccata in guerre tra ducati, le famiglie benestanti sono nettamente contrapposte agli umili, ai poveri, ai derelitti.
Pochi hanno il pane tanti hanno solamente la fame come compagna, pochi banchettano all'interno di palazzi accoglienti tanti si scaldano in tuguri affollati.
Il figlio di Pietro è cresciuto tra agi e benessere, ma in lui si accende una luce, un'illuminazione; il giovane vuole evadere dalla gabbia dorata, da un mestiere imposto, dal luccichio di ori e argenti, lui vuole unirsi agli umili, abbracciare una vita spoglia di tutto, vestirsi di stracci, vivere come gli ultimi e con ultimi.
Lui è Francesco.
Aldo Nove ricostruisce gli episodi salienti della vita di Francesco d'Assisi, senza la presunzione di scrivere una biografia.
L'autore propone una rilettura di uno dei secoli più bui, forse anche a causa della carenza di materiale documentaristico rispetto ad altre epoche; una rilettura del Medioevo, della vita quotidiana, dei commerci, delle fazioni politiche, ma anche del clima religioso, del potere della Chiesa, delle faide, dei veleni.
All'interno di un quadro intriso anche di ideali filosofici sulla vita e sul mondo, Aldo Nove colloca la figura di Francesco, reso simbolo di un moto di ribellione, deus ex machina del cambiamento, del rinnovamento, spirito libero e audace, pronto ad uscire dalle tenebre dell'egoismo e della cupidigia personale.
Francesco sembra essere una scossa tellurica che spezza le catene dell'ipocrisia e della cieca avidità dell'uomo, incompreso dalla stessa famiglia, tacciato di follia.
Il taglio dato all'opera è godibile sul fronte del contenuto e di estrema bellezza stilistica, in quanto la penna di Nove sboccia in una prosa altamente lirica ed elegante.
Convincenti le ricostruzioni delle immagini tratte dalla vita del santo unitamente ad immagini dei tempi di cui si narra.
Il Francesco di Aldo Nove è un uomo prima che un santo, un giovane catturato dalla luce di tutto ciò che lo circonda, dal filo d'erba alla formica, dai raggi del sole alle ombre del tramonto; un giovane che ha aperto la strada ad un nuovo modo di pensare, di vivere e di agire.
In “Tutta la luce del mondo” Nove ha saputo raccontare con maestria ed originalità la storia di un uomo: si chiamava Francesco di Bernardone, era di Assisi.