Tu vipera gentile
Letteratura italiana
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Un romanzo storico
Ancora una volta, Maria Bellonci ci intrattiene con le vicende degli Sforza e dei Gonzaga con il suo stile sontuoso che evoca e rispecchia l’eleganza degli ambienti descritti. Il titolo è quello di una canzone medioevale che si riferisce alla tendenza femminile di ricorrere a sotterfugi e intrighi per aggirare il potere degli uomini che da sempre prevale. Il libro include tre racconti: il primo s’intitola “Delitto di stato” e ha come protagonista un uomo leale e onesto, sensibile e intelligente che si macchia di un delitto per difendere l’onore del suo signore, il duca di Mantova; in seguito a questo terribile evento, è costretto a eliminare tutti i testimoni per conservare intatta la sua reputazione e quella del duca e la sua vita è disperatissima. Nel secondo episodio, “Soccorso a Dorotea”, l’autrice racconta la triste vicenda di un’erede dei Gonzaga promessa dalla sua famiglia a Galeazzo Maria Sforza; descrive l’atteggiamento sottomesso della ragazza e la prepotente esuberanza del rampollo sforzesco che non ha remore a umiliare chi lo circonda; i tratti delle due casate si fondono in lui nel più infelice dei modi regalandogli un orgoglio che la sua indole non può sostenere. Infine, il terzo episodio, intitolato come il libro, si sofferma sulla storia dei Visconti e di Milano.
Riporto qualche brano tratto dal testo:
“Mi pungeva la straordinaria dolcezza della sera accelerandomi il battito del cuore e suggerendomi per abitudine il nome della mia signora Cinzia. Ripetei quel nome invocandolo come fanno gli amanti; ma non me ne venne il respiro ampliativo che incanta l’animo e gli dà arcane certezze. Ero troppo turbato dai casi della mattinata, pensai; ed era vero; ma qualcosa in me sapeva che, quando abbiamo spremuto da un amore tutto il suo succo, anche i nomi dal potere arcano ricadono inerti. Avrei dovuto sposarla, e non da poco, la signora Cinzia Bonatti, giovane vedova aggraziata, favorita della principessa Maria e ricca di beni; magari l’avessi fatto, dico ora. Ma il timore di affliggere Osanna che mi tenevo in casa da vent’anni mi aveva sempre ritenuto: avevo un segreto con lei.”
“A vederlo come lo disegnò il Pollaiolo per lo sbiecato ritratto degli Uffizi, la maestà dell’aspetto e l’eleganza della persona davano Galeazzo Maria per un vero principe; ma nel suo viso i caratteri viscontei e sforzeschi si succedevano senza fondersi, lasciandogli tra un piano e l’altro qualcosa di freddamente disarticolato, l’irrigidimento di una volontà slegata, provvisoria, soggetta alle variazioni del capriccio e della noia.”
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La storia narrata
Per coloro che amano la storia e i romanzi storici Maria Bellonci rappresenta un faro di incredibile originalità, a cui rivolgersi per conoscere meglio e in modo piacevole le vicende di alcune famiglie nobili italiane in quell’aureo periodo che fu il Rinascimento. Se nel romanzo storico la creatività dell’autore poggia solide basi su fatti realmente accaduti, lasciando però ampio spazio alla fantasia, magari con l’invenzione di personaggi funzionali alle vicende, nella storia narrata da Maria Bellonci l’unica licenza è lasciata alle considerazioni, all’interpretazione dei fatti, agli approfondimenti della psicologia dei protagonisti. Ne esce così una narrazione storica di grande valore, impreziosita dallo stile dell’autrice, mai greve, ma incisivo e per niente logorroico. Delle volte, nel leggere le pagine affascinanti dei suoi libri, mi viene da fantasticare e dato che ho avuto l’occasione di conoscerla tanti anni fa (era spesso a Mantova per laboriose ricerche d’archivio), ho quasi l’impressione di averla seduta davanti a me accanto alle fiamme danzanti di un camino, lei che racconta e io che sto ad ascoltare e nelle vampe di quel fuoco che illumina a sciabolate di luce la camera vedo i volti dei personaggi che di volta in volta chiama in causa; sembrano lì, scesi dalla cappa, pure loro a udire le loro gesta. Questo per dirvi quanto fosse brava Maria Bellonci, una ricercatrice minuziosa, certosina, attenta, che sulla base dell’aridità di numeri, di date, di nomi e di fatti riusciva a trasformare questo coacervo di elementi in una prosa scorrevole, avvincente, ma legata in modo ferreo alle esigenze dello storico, a quella ricerca di verità a cui naturalmente si tende, pur nella consapevolezza di non riuscire mai a pervenire a un risultato assoluto e incontrovertibile, ma con l’aspirazione di avvicinarvisi il più possibile.
Tu vipera gentile fa parte di un prezioso trittico di romanzi brevi, in cui l’autore parla di altrettante storie ben distinte.
Il primo, Delitto di stato, si snoda in un’atmosfera quasi gotica in una Mantova dal casato reggente ormai in decadenza; è quasi un giallo, anzi più propriamente un thriller, con una serie di delitti, il tutto dipinto con un attento contrasto fra luci e ombre, quasi che Maria Bellonci avesse la mano guidata dal Caravaggio.
Il secondo, talmente bello da essere sublime, e che s’intitola Soccorso a Dorotea, parla della triste vicenda di Dorotea Gonzaga, promessa sposa a Galeazzo Maria Visconti, una giovane innamorata che non riuscirà a coronare il suo sogno per una storia di gobbe ereditarie, ma anche di ragion di stato. Mi permetto solo di evidenziare la fine psicologia con cui l’autore ha narrato, riguardo a questa vicenda, del comportamento dei genitori, Ludovico Gonzaga e Barbara di Brandeburgo, immortalati da Andrea Mantegna nel famoso affresco della Camera degli Sposi.
Il terzo, che dà il titolo all’intera opera, Tu vipera gentile e che è anche il primo verso di un’antica canzone Viscontea, è la storia della famiglia Visconti, dalle origini fino all’acquisizione del titolo nobiliare di duca, una serie di vicende, spesso intricate, con una galleria di protagonisti che solo la mano di Maria Bellonci poteva restituire come vivi dall’oblio del tempo e dal buio dell’Ade.
E dico solo la sua mano, perché da un altro, da uno storico, avremmo appreso gli stessi eventi, ma con inevitabili sbadigli, perché ne sarebbe uscito un libro puramente di storia, asettico, anche se scientificamente valido. Con Maria Bellonci la storia si anima, cresce il desiderio di giungere alla pagina successiva, e da questa all’altra immediatamente seguente.
Terminata la lettura, avrete la consapevolezza di avere imparato molto e con grande piacere, un risultato del tutto imprevedibile per chi non ha mai letto qualcosa di suo.
Dire che si rimane soddisfatti è dir poco, no, è meglio dire che si resta entusiasti.