Teutoburgo
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un bellissimo mix fra intrighi e azione
Valerio Massimo Manfredi è uno storico, scrittore, archeologo e mille altre cose che solamente pronunciando il suo nome sembra che le sabbie dei tempi si spostino verso di me. Già famosissimo per opere come “Alexandros” (trilogia del 1998), “Le Idi di Marzo” (2008), “L'ultima Legione (2002) e “Lo scudo di Talos” (1988), anche stavolta ci presenta un libro che ci riporta al mondo degli antichi romani. Avendo già letto qualche suo romanzo (in particolare “Le Idi di Marzo” e “Lo scudo di Talos”), mi aspettavo da quest'ultima pubblicazione, Mondadori, grandi cose. E senz'altro ne sono rimasta soddisfatta.
Ritengo doveroso fare una premessa sul romanzo storico: ormai, è ben difficile leggere di veri scrittori storici, molti si proclamano tali senza esserlo nemmeno lontanamente. Quindi, lasciarsi sfuggire Teutoburgo sarebbe un gran peccato.
Il modus scrivendi di Manfredi è impeccabile, mantiene alta la tensione narrativa (tranne che per un piccolo calo fra la divisione delle due parti del libro), regala descrizioni di luoghi e oggetti (come la grandiosa descrizione dell'ara pacis) magnifiche.
La storia inizia in Germania, introducendoci nella sua natura selvaggia e presentandoci i due protagonisti: Wulf e Armin. I due sono nientemeno che i figli del re Sigmer, ma, a causa della loro curiosità, si troveranno circondati da soldati romani. Catturati, saranno usati come ostaggi ma, ben presto, il comandate della truppa romana, Tauro, darà loro una sconcertante notizia: andranno a Roma per essere educati. E così sarà.
Così, pian pian, Wulf e Armin diventeranno Arminius (diretta latinizzazione del nome) e Flavus (latinizzando da una caratteristica di Wulf, i suoi capelli biondi).
Voglio sottolineare questa parte perché trasformare il nome dei due protagonisti indiscussi è senz'altro difficile ma Manfredi se l'è cavata egregiamente, facendo corrispondere la loro romanizzazione con il conseguente cambiamento del nome.
Tornando ai nostri giovani protagonisti, ormai giunti a Roma e già stregati dalla sua bellezza, i due si troveranno a dover fronteggiare un duro addestramento con un maestro inaspettato ma saranno anche catapultati nella parte oscura della bella città. Infatti, nonostante la pax che ormai regna grazie alla potenza di Augusto, ci sono intrighi e sussurri di uomini e donne che fanno presagire un pericolo in avvicinamento. C'è una donna a Roma che ha nelle sue mani la vita e la morte della così faticosamente e sanguinosamente conquistata pax, la bella signora. Purtroppo, la signora è bella ma altamente imprudente e Arminius e Flavus saranno coinvolti nel suo intrigo, dovendo compiere una scelta non facile.
Dopo aver quasi rischiato la vita, i due fratelli avranno una lauta ricompensa ma l'onore comporta sempre un onore: saranno separati, violeranno l'antico giuramento di non lasciarsi mai. Dopo viaggi lunghissimi in paesi strabilianti come l'Egitto, dopo il ritorno in terra madre, i due fratelli, ormai cambiati, si ritroveranno e scopriranno che il vento a Roma è mutato: dopo la disgraziata morte dell'erede di Augusto, il trono imperiale è conteso fra Tiberio e Germanico e bisognerà scegliere con chi schierarsi.
Ma come dimenticare delle proprie origini? Non si può dimenticare la terra da cui si proviene, la propria patria, il proprio orgoglio. Per quanto la scelta sia dura, Arminius la fa e torna ad essere Armin, Armin il condottiero. Sarà colui che guiderà la battaglia di Teutoburgo, 9 d. C., e sconfiggerà l'esercito invincibile, fermando la strada che non finisce mai ma il prezzo da pagare c'è per ogni cosa.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
L'oracolo che decide del destino di due fratelli
Armin e Wulf, due fratelli tedeschi e figli del re dei Cherusci Sigmer, vengono catturati in tenera età da una pattuglia romana in ricognizione lungo la 'strada che non finisce mai'. Il loro destino, però, non ricalcherà quello dei comuni schiavi, poiché si tratta pur sempre di principi barbari e non di anonimi sconosciuti: ribattezzati Arminius e Flavus, il loro futuro sarà a Roma, dove verranno educati e cresciuti secondo gli usi e i costumi dell'Impero, sino a ricoprire incarichi ufficiali di grande responsabilità con il benestare dell'imperatore Augusto in persona. Tuttavia, in questo percorso graduale di romanizzazione, sarà possibile che le origini riemergano tumultuosamente e vomitino con disprezzo il nuovo modo di vivere? "La battaglia che ha cambiato il destino dell'Impero Romano e del mondo" è pronta per essere combattuta all'ultimo spargimento di sangue.
Sullo sfondo di precisi avvenimenti realmente accaduti, siamo di fronte a un romanzo di formazione diacronico in cui i toni epici e la fusione ben riuscita fra intreccio e nozioni storiche fanno da padrone. Pagina dopo pagina, si delineeranno i destini dei due fratelli attraverso scelte, decisioni e percorsi più o meno condivisibili, senza che venga mai meno l'apporto oggettivo dell'autore, sempre lineare e mai invadente o imparziale.
Dalla vita primitiva delle foreste germaniche all'avanguardia onnicomprensiva dell'Impero Romano, il passo sarà tutt’altro che breve: Arminius e Flavus rimarranno incantati dalle sfarzose città orientali, dall'organizzazione militare via terra e via mare, dall'Urbe incantata e dallo stile di vita lussureggiante e raffinato, eppure il loro decennale cammino d'integrazione potrebbe non essere sufficiente contro il richiamo del rutilante martello di Thor.
Sebbene alcuni capitoli non sempre siano ben oliati e scorrano fluidamente, la scrittura semplice e il cospicuo spessore dei personaggi secondari hanno il pregio di rievocare una realtà storica appassionante, spesso relegata a un ruolo marginale, ma che in realtà ha riscritto il futuro dell'Europa. Non è un caso, infatti, che "E' stato detto che con la rotta di Teutoburgo Roma perse la Germania e la Germania perse Roma.".
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Lo scontro di due civiltà
E’ il 9 d.C. e nella fitta selva di Teutoburgo i Romani subiscono una delle più tragiche disfatte della loro storia; sono ben tre le legioni che vengono sterminate da una coalizione di Germani capeggiata da Arminio, figlio del defunto re dei Cheruschi, portato con il fratello in ostaggio a Roma quando ancora erano ragazzini in pegno dell’alleanza con il loro padre. I due, cresciuti come romani e con tutto il rispetto, sono diventati in breve due guerrieri formidabili, tanto da ricoprire, soprattutto Arminio, incarichi di grande responsabilità nell’esercito. Ma mentre il fratello ha compreso il significato della potenza dell’impero e ne è stato soggiogato, Arminio, pur divenendo addirittura per alti meriti cittadino romano, è rimasto legato alle sue genti tanto che a un certo punto decide di cambiare casacca e di attirare in un tranello le legioni del suo amico Varo. Vincerà la battaglia, dei soldati romani verrà fatto scempio, ma non riuscirà a debellare Roma e, nonostante altri scontri, per lo più infausti, il suo sogno di diventare re di tutti i popoli germanici si infrangerà, anzi lui verrà assassinato dai suoi stessi soldati. Teutoburgo, l’ultimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi, ci parla di tutto questo, con toni sovente epici e con
precisi riferimenti storici laddove è stato possibile. Credo che l’impegno dell’autore sia stato notevole, a cominciare dalla struttura, in altre sue opere carente, ma qui ben progettata; inoltre è riuscito a ricreare il fascino di una grande civiltà nei confronti di un’altra senz’altro rozza e primitiva, incapace di paragonarsi a quella romana sotto tutti gli aspetti, ivi compreso quello militare, perché se è vero che i romani non riusciranno mai a sottomettere i Germani, tanto da rinunciare ad estendere i confini dell’impero dal Reno all’Elba, é altrettanto vero che queste popolazioni, abituate a vivere in selve oscure, divise e spesso in guerra fra di loro, non potevano competere in nessun campo con uno stato monolitico, pur se multietnico, come quello romano. Il romanzo presenta diversi aspetti interessanti, come appunto il contrasto fra le due civiltà, la progressiva consapevolezza dell’importanza dello Stato in chi non ne fa parte, il significato del valore non tanto come pregio individuale, ma in funzione dello sforzo collettivo. La scrittura è semplice, ma non è un difetto, perché l’opera, abbastanza lunga, se ne avvantaggia, così che le pagine scorrono piacevolmente e consentono al lettore di unire allo svago anche un po’ di nozioni storiche, insomma il romanzo è meritevole di attenzione.
Indicazioni utili
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un romanzo storico affidabile ed epico
Rientra nel genere di romanzi che prediligo e l'Urbe mi affascina molto.
Valerio Massimo Manfredi porta il lettore sul confine settentrionale dell'Alto Impero, lanciandolo nei territori selvaggi delle frontiere e raccontando eventi straordinari con precisione e passione.
Meticoloso e affidabile nelle informazioni storiche, questo romanzo permette al lettore di conoscere gli eventi del passato con interesse e attenzione. Una prima parte che fa conoscere i personaggi delineandone ruoli e caratteristiche, conduce poi alla sezione centrale dove lo sviluppo dei personaggi e della trama forse distoglie leggermente l'attenzione del lettore, infine arriva il culmine dell'opera tanto atteso in cui tutta la preparazione precedente da i suoi frutti che siano aspettati o meno.
Trovo i personaggi di Manfredi simili fra loro, pochi dettagli ne differenziano le caratteristiche. Le donne hanno timori ma non li dimostrano, gli uomini non crollano mai. In generale esagero, forse non troppo, definendoli epici e stoici. Ma per il genere, l'ambientazione e la personale ammirazione del periodo, li preferisco esattamente così.
Ancora una volta mi trovo più che soddisfatto nell'aver letto un libro di questo autore che trasmette passione e brividi, rimanendo fedele alla storia e romanzando quel tanto che la verità possa non essere così distante.
Due fratelli germani, l'Urbe, un istruttore che rasenta il mito ma che la sua lapide risiede in un museo, una battaglia epocale e i personaggi storici che duemila anni dopo ancora sono ricordati per la loro grandezza, permettono a Valerio Massimo Manfredi di comporre un opera che per l'amante del genere risulta immancabile nella propria biblioteca.
Indicazioni utili
Chi predilige romanzi storici e Roma antica.
Per conoscere qualcosa di più e in maniera piacevole sulla storia passata.