Terre selvagge
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 5
Più saggio meno romanzo
E' la prima volta che mi avvicino a questo scrittore appassionato di storia come dimostra la scelta del tema di Terre selvagge. Una descrizione accurata di una battaglia avvenuta nel 101 a.c. tra il popolo barbaro dei Cimbri e quello dei Romani guidati da Caio Mario che però non mi lascia una traccia speciale; credo che sia uno di quei libri che potrei anche dimenticare di aver letto, purtroppo. Dico purtroppo in quanto i temi storici mi appassionano ed in realtà la facilità di scrittura di Vassalli rende il racconto molto scorrevole, ma forse troppo. A parte la descrizione della battaglia e degli usi e costumi dei popoli protagonisti, che rende giustizia ai particolari e rende perfettamente rappresentati gli eventi, per il resto non c'è obiettivo palese nè messaggio sottinteso in questo che in parte sembra più un saggio che un romanzo storico. Interessante la questione della verità storica che si perde nel corso della storia e della volontà di manipolare la realtà da parte dei protagonisti che esprime una critica al revisionismo storico condivisibile. Scontato in alcuni suoi pensieri che vengono rappresentati come finestre sull'attualità che trovo spesso fuori contesto, come può essere l'osservazione sull' Europa come "patchwork" di popoli e culture che trovo scontata e risaputa e che non aggiunge nulla alla storia. O anche quando inserendo una lunga parentesi, che anche stilisticamente denota una finestra nella storia, fa una critica alla società moderna concentrata su se stessa scrivendo "Ma chi, oggi, guarda ancora le stelle?
La connessione tra la società dell'epoca e quella moderna che il lettore può trarre , da solo questa volta senza aiuto dello scrittore quindi più interessante, è il filo comune delle dinamiche di potere e dell' ars politica che ieri come allora governa la società, quindi il compromesso, la tattica, l'interesse.
Infine a livello stitlistico trovo un esagerato uso dei due punti, che alle volte mi hanno addirittura fatto pensare ad un errore di battitura e i discorsi espressi dallo stesso personaggio spezzati con un cambio di capoverso che mi ha gettato spesso in confusione.
Riassumendo, un libro che scorre su un fatto storico interessante ma nulla di più. Vorrei quindi riprovare ad aprrezzarlo in un'altra sua opera che mi possa magari appassionare maggiormente.
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Romanzo piacevole, ma con poco spessore
Penso che non ci sia nulla di strano se uno scrittore impegnato come Sebastiano Vassalli abbia deciso di concedersi un divertissement, perché Terre selvagge sembra proprio il frutto di un’evasione, di un desiderio di scrivere un romanzo che non impegni più di tanto sia l’autore che il lettore. E in effetti tale l’ho trovato, piacevole, scorrevole, anche interessante storicamente, ma la sostanza di questo prodotto così ben confezionato è poca. Tanto per dare un’idea, siamo lontanissimi da opere come Marco e Mattio, oppure come Le due chiese.
Che poi abbia deciso di narrarci di una battaglia accaduta più di duemila anni fa non ha particolare significato, se non quello di fare un po’ di luce su un evento bellico dimenticato. Si tratta dello scontro fra i Romani e gli invasori Cimbri, avvenuto in una piana allora inospitale e ben poco abitata che si trova in Piemonte, praticamente a due passi da dove abita Vassalli. Certo la storia d’Europa sarebbe stata diversa se anziché vincere Caio Mario, console romano, avesse vinto questa popolazione originaria dell’Europa del Nord, spintasi oltre i confini dei territori abituali forse per trovare Midgard, la terra promessa. Per fortuna dal sanguinoso scontro uscirono vittoriose le legioni romane e dico per fortuna perché, per quanto Roma basasse la sua potenza e la sua egemonia sulle armi, benché vivesse sulle spalle degli schiavi e dei paesi conquistati, pur tuttavia ci ha lasciato segni di civiltà che sono ancora in parte alla base della nostra, come, per esempio, il diritto. Una vittoria, invece, dei barbari Cimbri, che credevano di poter comandare solo con la forza bruta, avrebbe lasciato un’eredità di violenza e di sopraffazione, proprie di un popolo incivile.
Alle prese con questa battaglia, di cui si è sempre saputo poco, per quanto nei secoli successivi parecchi storici romani ne abbiano scritto (basti pensare che non è certo nemmeno il luogo, anche se tuttavia quello indicato dall’autore appare più che probabile), Vassalli ha confezionato uno strano puzzle, a metà fra il saggio storico, accuratamente documentato, e il romanzo storico vero e proprio, terreno in cui si è concesso non poche evasioni, per lo più felicemente. In tal modo, però, vi sono parti più strettamente storiche e come tali, se non grevi, almeno non certo lievi, mentre altre, in cui l’idea creativa prende il sopravvento, sono senz’altro godibilissime.
Comunque, il lettore si diverte e si trae netta l’impressione che anche l’autore si sia prefissato di scrivere un libro d’evasione, magari divertendosi pure lui; le scene di battaglia sono ben descritte, il paesaggio e l’atmosfera sono resi impeccabilmente, così come i protagonisti. Quel che manca all’opera è lo spessore a cui di ha abituato Vassalli, ma va bene lo stesso, concediamogli pure questo divertissement, che peraltro sarà anche nostro.
Da leggere, quindi.
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NOIOSO!!!
Io non sono molto appassionato di questo autore, sinceramente ho letto solo un libro: La Chimera, che mi è piaciuto molto!
Ho trovato questo libro in biblioteca e incuriosito dalla trama l'ho preso!
Non sono un tipo che legge a spezzoni, ma "Terre Selvagge" mi ha messo alla prova, ed è stata dura finirlo!
Non mi è piaciuto come libro, l'argomento poteva essere interessante, ma l'autore si è soffermato troppo su particolari (secondo me) irrilevanti, per non parlare di alcuni personaggi che sono stati aggiunti, secondo un mio parere, semplicemente per aumentare il numero di pagine!
La cosa più odiosa però sono state le ripetizioni presenti nel libro, soprattutto, (quella più rilevante e stancante) la data, ho letto minimo 30 volte l'anno, mentre leggevo il mio primo pensiero è stato: "ma ha paura che il lettore si scordi la data?".
In sintesi, Io non sono uno scrittore ma avrei impostato il libro in modo ben diverso, avendo un argomento che poteva risultare molto interessante!
Posso affermare però che la spiegazione della battaglia è stata quasi come guardarla in un film, e anche le sue piccole spiegazioni storiche, ma per tutto il resto non mi è piaciuto come libro!
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Terre selvagge
Vassalli è un autore che ama il passato e di cui ama raccontare storie e personaggi.
Il suo ultimo romanzo ricostruisce uno spaccato di storia lontana e caduta nelle nebbie dell'oblio, ossia la sanguinosa guerra tra Romani e Cimbri ed il conseguente annientamento di questa popolazione nordica.
Il terreno che vede scorrere il sangue di migliaia di uomini è situato nell'odierno Piemonte ai piedi di quella che veniva definita la grande montagna, il monte Rosa.
Precisa ed intensa la descrizione dei territori che ci fornisce Vassalli, definendole vere e proprie terre selvagge, popolate da un'infinita varietà di fauna e invasa da una flora rigogliosa, occupata da piccoli insediamenti di galli già sottomessi dai dominatori romani.
Insomma una regione di estremo confine, per lo più inospitale per i rigori dell'inverno e per l'afa asfissiante estiva, eppure luogo conteso in un lungo braccio di ferro tra due popoli che non intendono rinunciare al possesso.
I Cimbri sono gli stranieri, biondi, alti, devoti a strane divinità, parlano un idioma oscuro e bevono una bevanda di luppolo fermentato anziché il vino.
I Romani insediano e attaccano, la popolazione nordica va spazzata via, sulle terre selvagge si deve posare la lingua di Roma, la sua cultura, i suoi dei, i suoi costumi.
Il racconto di Vassalli è abbastanza minuzioso, ricostruendo in maniera convincente uno spaccato di storia lontanissimo di cui si sono persi per strada i particolari. Le citazioni dei classici come fonti dell'epoca donano spessore storico e veridicità.
La penna del narratore sicuramente colora molti spazi vuoti ma lo fa con cognizione e discrezione, in particolare si concentra sui personaggi che attraversano questa storia amara, disegnandoli con cura e facendone portavoci di bisogni, di sentimenti, di dolore.
Buono lo spessore umano che abita queste pagine, in quanto alle descrizioni di luoghi e battaglie, è abbinata l'analisi dell'essere umano, da più punti di vista, quello del vincitore e quello dello sconfitto.
Stilisticamente è un Vassalli che si discosta dalle sue opere precedenti, si concede largamente ad un tono didascalico, accostandosi ad un lavoro dal sapore saggistico, tuttavia rimane apprezzabile il valore del contenuto elaborato e l'intento di riscrivere una pagina del passato che parla di uomini, di cuore, di lacrime.
Vassalli concede ad ogni tipologia di lettore la possibilità di seguirlo in un salto temporale: correva l'anno 101 a.c. e si profilava la battaglia dei Campi Raudii.
Buona lettura
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libro noiosissimo
Il libro è noioso perché non è un romanzo e non è nemmeno un saggio: sembra piuttosto il tema di uno scolaro di 12 anni che deve dimostrare di conoscere bene l'argomento, perciò, per ogni parola che i lettori potrebbero trovare inconsueta (ad esempio "gladio", oppure "decumano") offre anche la spiegazione... Che noia! Ci sono degli incisi che riportano alla nostra attualità, ma che stridono nel contesto (si veda, ad esempio, a pag. 44, quanto dice su Superman, o, a pag. 72, quanto afferma riguardo alla posta elettronica). C'è, inoltre, un uso inconsueto (per non dire errato), dei due punti (si veda, a pag 71, "Tutto era avvenuto tardi, quell'anno: e anche le prove di ardimento..."). Mah... Linguaggio eccessivamente colloquiale, che non avrei permesso nel componimento di uno scolaro. Risultato: io, irritata per il tempo perso fino a quel momento, ho interrotto la lettura a pag. 84. Peccato! Dello stesso autore avevo letto - e ne ero rimasta entusiasta - la Chimera!