Si chiama Violante
Letteratura italiana
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Solo un nome nei libri di storia
XIV secolo. Violante Carroz, figlia di Berengario II, protetta dalla regina Sibilla de Fortià, alla morte del padre nel 1383 viene inviata dal re Pietro il Cerimonioso ad assumere il comando del feudo di Quirra in Sardegna.
Suo nonno, l’ammiraglio Berengario I, ha ottenuto che fosse possibile la successione del potere sui territori anche attraverso la linea femminile della famiglia.
A lei il compito di governare il vasto feudo di Quirra, di mantenere la calma nel territorio e soprattutto di difendere i confini dai probabili attacchi della limitrofa Terra d’Arborea dove imperversa la Giudicessa Eleonora, ribelle alla potenza aragonese. Descritta come “brutta”, magra come uno stecco e con i baffi, l’immagine di Eleonora è quella di una donna talmente agguerrita da essere dipinta dalle voci popolari come una con il coltello tra i denti, sempre pronta alla lotta.
Violante, nonostante i suoi abiti neri e il viso coperto da un velo, è delicata e sensibile, illuminata da una bellezza gentile. E’ stata sposata due volte: con il suo primo marito Felipe (nella realtà Poncho de Senesterra) ha vissuto giorni felici e innamorati, ma una febbre improvvisa, strappando il giovane sposo alla vita, ha portato via dal cuore di Violante la gioia.
Su consiglio della regina Sibilla e incoraggiata dalle parole di speranza di Padre Miguel, sua guida spirituale, ella accetta di convolare in seconde nozze con il catalano Bernardo Lope y Esteban (nella realtà Berengario Bertran). Questi, cavaliere nobile e gentile ma animato da un fervore religioso eccessivo, forse allo scopo di dedicarsi alla vita monastica, scomparirà improvvisamente senza più dare notizia di sé, lasciandola di nuovo sola.
Violante raggiunge quindi Cagliari, “la città bianca su un grande zoccolo di roccia calcarea affiorante dal mare”. Dopo una visita veloce al Castello di Cagliari e a quello di San Michele, pullulanti di cortigiani gelosi e infidi, parte insieme a Maria, la sua dama di compagnia, per prendere possesso del Castello di Quirra. Attraverso i racconti di Teresa, abitante del Castello di San Michele, Violante apprende le imprese del nonno e del padre, rimanendo impressionata dagli episodi di crudeltà, di prepotenza e brama di dominio imputati ai suoi avi e così poco consoni alla sua persona.
Accompagnata da invidie, critiche feroci e maldicenze, Violante si isola da quel mondo cortigiano preferendo dar ascolto ai suoi nuovi sudditi, come il vecchio pescatore Pietro con il quale instaura un singolare rapporto di empatia appena velato di menzogna.
Ella, sospesa tra le sue visioni e le concrete evidenze che aspirerebbero a spingerla ad un agire contro la sua indole, ritrova nelle lunghe cavalcate nei boschi e nelle raccolte preghiere al riparo di una piccola chiesetta che sorge nella sua proprietà, una solitaria dimensione onirica che la condurrà fuori dal tempo.
Violante scomparirà nel nulla durante una delle sue lunghe e segrete passeggiate. Non si saprà mai se la sua fine percorse la strada di una violenta e terrena realtà o se, attraversando una fiaba fatata, andò ad accrescere il numero delle piccole e bellissime “Janas”, appartatesi dal genere umano per giocare con i fili d’oro e d’argento sottratti ai raggi del sole e al chiarore della luna.
Violante Carroz sarà, così, solo un nome nei libri di storia.