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Pimpì oselì

Letteratura italiana

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Uno scorcio di storia italiana, dagli anni trenta all'inizio della guerra, da un paesino della bergamasca a un paesino del Lazio. Il mondo duro, ostile e chiuso delle tradizioni, della religione, della miseria, visto attraverso gli occhi acuti e l'intelligenza viva di una bambina, Cecilia, che nonostante tutto riesce a crescere.



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Pimpì oselì 2014-06-04 16:21:14 aislinoreilly
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    04 Giugno, 2014
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La storia vista con gli occhi di una bambina.

Questo libro, scritto nel 1995 ma ambientato negli anni '30, ci fornisce una visione storico-sociale di una Italia a cavallo tra l'ascesa di Mussolini e l'entrata in guerra. Presentato così sembra il solito saggio storico che molti, me compresa, farebbero volentieri a meno di leggere.
Invece sono rimasta catturata fin dalla prima pagina da questa splendida narrazione "fanciullesca". Non mi sentivo più la ragazza di 21 anni, ma una bambina che ha tutto da scoprire, con una mamma fredda e ostile e i misteri incomprensibili del mondo degli adulti. Prime pagine e ci ritroviamo già alti un metro e persi tra la folla di una stazione ferroviaria. Il terrore addosso perché abbiamo perso di vista la nostra mamma con il rischio di perdere il treno e di finire chissà dove. Poi il sollievo: la mamma riappare e anche se ci sgrida noi siamo felici comunque. Un libro che inizia così, non può che rivelarsi interessante.
La trama è una cornice: fornisce dettagli sulla situazione della famiglia e su dove si trovi, il resto si sviluppa da sé. Chi legge ha gli occhi di una bambina che vede compagni di scuola che si picchiano tra di loro come animali, una bambina che si pone domande sulla religione, sulla vita, sulla morte e sogna che un principe azzurro la porti via con se. Attorno a lei muoiono ragazzini per tubercolosi, problemi di cuore, epilessia. Ha pensieri sconci e si sente in colpa perché la religione è al primo posto in una società così arretrata e superstiziosa. Sta scoprendo il mondo ma non può farlo liberamente perché lei è donna e ogni suo gesto, per quanto innocente fosse, viene subito interpretato come atto impuro e vergognoso. Leggendo un libro che racconta un pezzo di storia in modo così soggettivo, ho vissuto il tentativo dello Stato di allora di formare una gioventù fascista e ottusa, che altro non doveva pensare che ad essere devota alla patria, a Dio e a Mussolini come se fosse il loro secondo padre.
Non nego di aver avuto dei brividi leggendo, brividi di puro raccapriccio per l'Italia del tempo, che nelle campagne e nei paesi più piccoli viveva nell'arretratezza intellettuale ed economica. Ho provato mille sensazioni diverse e mi sono stupita perché questo libro non lo avrei nemmeno letto se non fosse stato uno dei pochi interessanti che avevo in casa.
Bello e interessante, il resto l'ho già detto.

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Pimpì oselì 2013-05-18 09:18:25 lisetta.
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lisetta. Opinione inserita da lisetta.    18 Mag, 2013
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Pimpì Oselì

Questa storia è ambientata agli inizi degli anni trenta tra Roma e un paesino montano, dell’Italia del nord, ai tempi in cui l’ideologia fascista incalzava, condizionando la vita privata di qualunque cittadino. Per questo, la storia si svolge in tempi in cui a scuola si insegnava/obbligava i bambini ad alzarsi, quando in aula entrava un adulto, salutandolo rispettosamente e doverosamente con il saluto fascista.
I tempi in cui, i bambini erano costretti prima di tutto ad aiutare i Padri/padroni nei campi, col bestiame e solo dopo veniva la scuola.
I tempi in cui, il tasso di mortalità infantile era davvero elevato, perché i genitori sia per ignoranza, sia per motivi economici non erano in grado di curarli.
I tempi in cui, se un bambino non era bravo a scuola per punizione gli veniva attaccato dietro le spalle un cartello recante la scritta: “asino”. I tempi in cui i più bravi sedevano in prima fila i meno bravi dietro.
I tempi in cui, in ogni dove, le violenze mentali e fisiche su queste creature erano all’ordine del giorno.
I tempi in cui, non era importante che le bambine studiassero, tanto, scopo della loro vita era crescere forti come mule, per aiutare il marito nei campi.
In questi tempi bui, nasce e vive Cecilia, una bambina come tante, la cui sensibilità, viene violentemente repressa dalla madre che su di lei sfoga i proprio risentimenti, dovuti alla esistenza dura che a sua volta è costretta a vivere. Così come la sua curiosità innata -tipica di ogni bambino che vorrebbe capire tutto ciò che lo circonda- viene invece distrutta, manipolata dall'ignoranza degli adulti, dalla Chiesa e dalle istituzioni scolastiche, che sottovalutano l’intelligenza e la capacità stessa di comprensione, insita nei più piccoli.

Inevitabile il raffronto con un altro libro della stessa autrice Dalle parte delle bambine, un saggio che ripropone e analizza gli stessi argomenti.
Solo che in questo libro, la forma romanzata colpisce direttamente al cuore, perché è un libro duro, privo di qualsiasi poeticità che possa anche solo per un attimo darti la possibilità di riprenderti.
E alla fine anche io come Cecilia mi sono posta la domanda: se è vero (come insegna la Chiesa), che ogni bambino ha un proprio angelo custode, allora dov'è questo angelo, quando il suo protetto viene picchiato, o subisce, o lavora quando invece dovrebbe giocare, o muore quando invece come tutti i bambini dovrebbe avere tutta una vita davanti a se, ancora da vivere?

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