Narrativa italiana Romanzi storici Piero fa la Merica
 

Piero fa la Merica Piero fa la Merica

Piero fa la Merica

Letteratura italiana

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Piero dei Gevori ha quindici anni e vive ai margini del bosco del Montello, l’antica riserva di legna della Serenissima. In famiglia sono tantissimi e poverissimi, hanno una casa che sta in piedi per miracolo, mangiano poco e non possiedono nulla. Come se non bastasse, la cattiva sorte si accanisce su di loro. Da qualche tempo, giù al paese, si dice che alla Merica regalino la terra a chi ha voglia di lavorare. Dopo l’ennesima ingiustizia, per i Gevori mettersi in viaggio in cerca di fortuna non è più una scelta, ma l’unica salvezza. Eppure, quando arrivano in Brasile insieme alla marea di italiani in fuga dalla miseria, non trovano il paradiso promesso. Lì in mezzo al nulla bisogna farsi spazio, abbattere gli alberi per costruire tutto da zero: dovranno strappare la terra al mato, tra le minacce sconosciute della foresta vergine, lontani da tutto e da tutti, senza alcuna possibilità di tornare alla vita che si sono lasciati alle spalle. Piero aiuta il padre e la sorella a mandare avanti il fondo, tira su case, semina granturco e fagioli: arriva alla sera con le ossa rotte, ma nel frattempo cresce. E crescendo impara due cose: che per morire basta il morso di un serpente, e che il primo amore è più pericoloso di tutte le bestie feroci messe insieme. Nel groviglio del mato, oltretutto, sarà lui a scoprire quello che nessuno aveva rivelato ai migranti. La loro terra appartiene ad altri, i nativi che quelle colline le abitano da sempre. Nel suo nuovo romanzo, Paolo Malaguti dà vita a una pagina dimenticata della migrazione italiana. Con la felicità narrativa che ben conosciamo e una lingua che ha i colori del veneto, dell’italiano e del portoghese, ci proietta in un mondo lontano e avventuroso, fatto di fatica e piante esotiche, febbre dell’oro e tradizioni da custodire a un oceano di distanza.



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Piero fa la Merica 2023-04-09 14:55:28 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Aprile, 2023
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Piero e la Merica

È da sempre un po’ il sogno di tutti, la Merica. Un sogno che obbliga a una scommessa in primo luogo con noi stessi.

«L'essere partiti per fare la Merica li ha obbligati a una scommessa, come quando da piccolo, sul sagrato della chiesa di Biadene, si giocava le sue biglie di terracotta contro i coetanei. Solo che la loro scommessa non ha vie di fuga, o la vinci e la vivi, o la perdi e la muori. Gioco tristo, senz'altro, ma per quel gioco lì Piero non si sente in colpa, mica l'ha inventata lui, la miseria.»

Un luogo che per chi è abituato a vivere con il niente e a far fatica a mettere insieme un pranzo e una cena tanto da arrangiarsi con lavoretti saltuari e a coltivazioni di terre altrui, è sogno utopico, illusione. E se un giorno si prospettasse la possibilità di averla una terra tutta per sé? Se quella terra si trovasse proprio lì, alla Merica? Piero dei Gevori che di anni ne ha quindici sa bene che spesso il miraggio dell’illusione cela una verità amara. Piero è abituato a sentir urlare i padroni, è abituato alle ingiustizie, è abituato a dover fare per accontentare e accontentarsi. E anche quando il padre decide di partire per la Merica del Sud, per il Brasile, e tra i prescelti vi è lui, Lina, la sorella che si sarebbe presa cura di tutti gli uomini di casa, e Tonìn, ancora legato alla madre, immagina la difficoltà di quel viaggio che già dai preparativi per la traversata mostra tutte le sue criticità. Non può partire tutta la famiglia, la madre è di nuovo incinta, i figli ultimi nati sono ancora troppo piccoli.
Piero sa bene che ci dovranno essere tanti compromessi e sa bene che la stessa traversata non sarà semplice già solo per il fatto che la maggior parte dei viaggiatori di terza classe non ha mai staccato i piedi dalla terra ferma prima di quel partire.
La Merica però significa anche ricominciare. Tutto va costruito e ricostruito dalle fondamenta, nulla è risparmiato. Lui è originario di una famiglia veneta, sa adattarsi alla vita, è spinto dal fatto che c’è della terra, “terra a non finire. Terra vera che aspetta solo chi venga a prendersela”. È questo ciò che più che tutto anima la famiglia. Tanti sono i migranti che come loro hanno lasciato il Veneto per ricominciare. Bisogna imparare, ripensare i valori, vanno riadattati ai tempi nuovi.

«Ha presto inteso che nella vita, prima di tutto, bisogna restare vivi, e che non c'è nulla di più forte della famiglia per chi, come loro, è stato costretto a dare un calcio a tutto il resto, casa paese lavoro, per ripartire daccapo.»

Piero è abituato a soffermarsi sulle cose fondamentali, sa adeguarsi e sa andare avanti anche quando le cose che desidera non sono per lui. Ha vissuto nella miseria ma i suoi occhi quindicenni sono ancora illuminati dalla fortuna, dalla speranza, da quel futuro che arriverà anche per lui. Le emozioni sono in lui vive anche se adesso non sa più esprimerle con le parole che avrebbe usato nella sua vecchia vita del prima.
Quella di Paolo Malaguti è una storia che è la nostra Storia, è una storia di migrazione, sogni, speranze e verità. È una storia che ha toccato tante famiglie ed anche per questo alcuni capitoli sono aperti da epigrafi tratte da lettere e testimonianze di tutti quei migranti che hanno fatto la Merica.
“Piero fa la Merica” è un romanzo che anche per questo è verosimigliante e perfettamente riconoscibile dai lettori. Non perde di forza empatica, non perde di intensità ma è avvalorato da testimonianza e retroscena che per mezzo di Piero, che deve formarsi e plasmarsi in luce della migrazione, prendono consistenza.

«Piero ha scoperto come vanno le cose, e cioè che se un adulto non piange, è solo perché guarda da un'altra parte rispetto ai mali che si porta dietro.»

Al tutto si somma uno stile narrativo caratterizzato dalla presenza del dialetto veneto, altra caratteristica che rende ancora più reali i personaggi, e da sequenze riflessive e introspettive. Il libro è un crescendo ma è anche un cerchio. I nodi lasciati aperti nella prima parte trovano forza e conferma, ma anche risoluzione, nella seconda. Tutto sembra aver trovato il proprio posto, il puzzle sembra ricomporsi, la storia trovare la sua forma e la sua ragione di essere nell’essere.

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