Operazione Teseo
Letteratura italiana
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I 25mila italiani di Creta
"Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower.// La richiesta è stata accolta". Questo è quanto ascoltano dalla voce di Badoglio attraveso la EIAR (Radio Italiana) milioni di italiani l'8 settembre del 1943. Lo stesso annuncio lo ascolteranno nei vari teatri di guerra anche migliaia di soldati italiani che in quello stesso istante realizzano che per loro le cose si metteranno veramente male; si ritroveranno d'un colpo soli e disprezzati da tutti. Dai tedeschi che li considerano dei traditori, dagli inglesi che li considerano degli sconfitti da schiavizzare come pretenderà in seguito De Gaulle.
Ore 17:00 del 19 ottobre la nave "Sinfre" è colpita da un siluro lanciato dal sommergibile inglese "Sportsman", dei 2389 italiani a bordo 1850 affogheranno, sotto lo sguardo indifferente degli inglesi e dei tedeschi, gli unici occupanti delle scialuppe negate agli italiani; solo i Greci mostreranno pietà per i cadaveri di quei ragazzi trascinati dalla corrente sulle loro spiagge. "Operazione Teseo" non è solo una ricostruzione preziosa della storia dei 25mila italiani che vissero e morirono a Creta durante la Seconda Guerra Mondiale ma anche la storia di tanti piccoli grandi eroi, uno fra tutti "Georgos Sfendilakis" nome da antartes (partigiano) del tenente Siro Riccioni che, come molti soldati italiani, non volle arrendersi ai Nazisti, dopo l'armistizio che li consegnava di fatto ai tedeschi, scappò armi in pugno sulle montagne cretesi e lottò per la libertà al fianco dei Greci rischiando la morte in più di un'occasione, salvando la vita a 272 connazionali. Il testo di Necco oltre a colpire per il lavoro certosino e instancabile di ricerca e documentazione storica che traspare in ogni pagina affascina per il ritmo e lo stile narrativo. Ci sono capitoli, per esempio "Gli eredi di Byron", che sembrano usciti dalla penna di Salgari o da quella di Ian Fleming, penso a personaggi come l'abate Archangelos Langouvardos che beffò più volte i tedeschi nascondendo gli inglesi nelle grotte del suo monastero per poi imbarcarli sul caicco
di "Skipper "(Francis Pool) o del "Pirata" (Mike Cumberlege) quindi il capitano Jack Smith Hughes che costruì una radio di fortuna per comunicare con gli agenti al Cairo. E come dimenticare il capitano Monty (George C. Montgomery Woodhouse) archeologo dal fisico possente e Xan (Alexander Fielding) così come il comandante Tom Dunbabin che, issato per giorni su di un albero, fece da vedetta per gli aerei della RAF che bambardarono l'aeroporto Timbaki. Infine Paddy (Patrick Leight Fermor) avventuriero e viaggiatore di mezzo mondo finito in Bulgaria sposato con una principessa che si ritrovò a piazzare esplosivi sotto i treni di Hitler e poi i runners (corrieri), i capetanioi e le migliaia di eroi greci che lottarono per la loro patria, uomini che spesso si comportarono verso gli Italiani da fratelli. Echeggia, dopo la lettura di questo libro, nella nostra memoria la vergognosa frase del piccolo Cesare di Predappio "spezzeremo le reni alla Grecia", meglio le parole del poeta greco Ghiannis Ritsos: «Scesero con le divise a brandelli, con vecchi fucili / senza pane nello zaino senza pallottole. / Si chiudevano i varchi alle spalle solo con piccoli fiumi incolleriti. // Avevano marciato mesi e mesi su pietre sconosciute / sulla neve assieme ai loro ulivi e alle loro vigne / qualcuno lasciò una gamba o un braccio lassù / qualcun altro una gran parte dell'anima»*.
Luigi Necco con questo libro ha ricordato a tutti noi quell'Anima Italo - Greca che l'ottusità fascista avrebbe voluto cancellare.