Narrativa italiana Romanzi storici Non si uccide di martedì
 

Non si uccide di martedì Non si uccide di martedì

Non si uccide di martedì

Letteratura italiana

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Anche in questo libro Andrea Molesini – autore di Non tutti i bastardi sono di Vienna e di Il rogo della Repubblica – sceglie la via del romanzo storico per raccontare torbide relazioni familiari e intrecci criminali, invitando il lettore a esplorare il passato per interrogare il presente. Venezia. Nel più rinomato caffè di San Marco una elegante anziana signora incontra l’avvocato Ridolfi, un giovane dal fare astuto, anche se alcuni dettagli del suo abbigliamento denunciano scarsa affermazione professionale. La signora è una vedova molto ricca e altrettanto cinica, indifferente alle sirene del conformismo. Tra i due si stringe un accordo. Rita, la nipote della vedova, ed Enrico, chirurgo in carriera, sono in viaggio di nozze a Rodi, allora italiana: siamo nel 1938, nei giorni del Trattato di Monaco. Li avvicina un sedicente generale di nome Costantini, che comunica a Rita l’improvvisa morte della nonna, dicendo di averla sposata poco prima che si spegnesse e consegnando alla nipote un testamento che la rende unica erede di una immensa fortuna. Ma il testamento include una clausola capestro, dove si insinua l’avvocato Ridolfi, che fa la sua comparsa a Rodi con una proposta tanto ambigua quanto minacciosa. Tra i quattro, sullo sfondo mondano e corrotto dell’isola levantina, inizia un carosello di mosse e contromosse, che include il ricatto e un incombente delitto: un gioco in cui uno solo potrebbe vincere tutto. Il mistero da Rodi ritorna infine a Venezia, dove i personaggi, messi in scena con piglio umoristico e a tratti satirico, lo condurranno a soluzione.



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Non si uccide di martedì 2023-08-31 15:51:03 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    31 Agosto, 2023
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Intrighi e misteri tra Venezia e Rodi

«E se il nostro prossimo fosse proprio come noi.» disse la giovane sposa a voce bassa, fissando lo specchio. «A volte generoso, altre volte avido, spietato quando meno te lo aspetti, e addirittura santo in altri momenti? Forse i buoni e i cattivi non esistono che nei racconti per bambini, forse anche dentro di me, la tua cara, tenera sposina, si nascondono ora una santa ora un’assassina.... e le due potrebbero essere solo in attesa d’incontrarsi, di conoscersi. […] Qui, ora, ci siamo noi, Enrico, soltanto noi, e siamo in balia di una corrente impetuosa.»

È il 14 settembre 1938 e come tutti i mercoledì l’avvocato Ridolfi sorseggia il caffè sfogliando il “Corriere della Sera” al Florian, in piazza San Marco. Concentrato nella lettura del suo quotidiano non si accorge della presenza dell’anziana signora dall’aria altera e svagata che gli siede vicino osservandolo di sottecchi. Un canticchio voluto quanto studiato della donna porta il legale ad alzare la testa dal giornale e da qui a intessere una fitta conversazione che porterà i due a siglare un accordo. Mebel, l’anziana, fiuta subito l’indole delle persone e ben comprende che l’avvocato ha una certa propensione al compromesso, ben celata, ci mancherebbe, ma presente. Ed è proprio l’uomo che fa al caso suo.

«Sapete cosa mi diceva mia nonna quando ero piccola? Con il denaro Dio illude gli sciocchi e spezza il cuore degli avidi, questo mi ha insegnato.»

Rodi, 29 settembre. La luna di miele è finalmente iniziata. I giornali non parlano che della conferenza di Monaco dove Chamberlain, Daladier e Mussolini giocano alla sorte dei Sudeti girando le carte che il cancelliere Adolf Hitler distribuisce. Enrico e Rita sono convolati a nozze da giusto il tempo di mettere gli anelli e già la donna ha qualche perplessità sulla scelta fatta. Sono benestanti, in particolare la ventunenne Rita. L’arrivo di Costantini annuncia a quest’ultima della morte della vegliarda in Italia a cui segue la scoperta di una grande eredità che però non potrà, ella, intascarsi interamente perché anche lui, in qualità di neo-marito, ha adesso diritto a questa. Al contempo, un altro uomo misterioso bussa alla porta della coppia. È un avvocato, porta con sé una minaccia silenziosa, e la richiesta altrettanto tacita di un quarto della fetta di torta. Non cela la sua generosità stante che basterebbe un piccolo gesto per ottenere la torta intera.

«E poche cose, Rita, sono più tristi di un farabutto mediocre.»

Come comportarsi? A chi credere? Che la nonna abbia davvero sposato il generale Costantini? Quale ruolo riveste davvero l’avvocato? Come aggirare la trappola in cui ciascuno si ritrova? Tra i quattro, sullo sfondo mondano e corrotto dell’isola levantina, che poi riporterà da Rodi a Venezia le vicende, ha inizio un gioco fatto d mosse e contromosse, ricatti e delitti. La scena tornerà dove tutto ha avuto inizio ma quel che si paleserà innanzi al lettore non sarà certo un qualcosa di scontato.
Ci sono libri e poi ci sono i libri coccola. Ecco “Non si uccide di martedì” di Andrea Molesini è proprio un libro di questa seconda categoria. Si apre, si legge, si gusta pagina dopo pagina, si arriva al finale e si resta stupiti ancora una volta perché non solo arriva con un epilogo non scontato ma giunge anche con un epilogo che chiede al lettore una riflessione. Una morale che sa lasciare quel giusto sapore agrodolce in chi legge che fa suo il messaggio e lo custodisce.
Ancora una volta Andrea Molesini, già autore di “Non tutti i bastardi sono di Vienna” e “Il rogo della Repubblica”, propone al suo lettore un romanzo che sa trattare di molteplici tematiche che vanno dalla relazione familiare sino agli intrecci criminali. Il passato, e dunque la chiave del romanzo storico e del periodo a cavallo della Seconda guerra mondiale, è usato per interrogare il presente e cercare quelle risposte spesso troppo vacue per il futuro.
“Non si uccide di martedì” di Andrea Molesini è un romanzo piccolo, forse, nelle dimensioni ma non anche nel contenuto. Da assaporare un poco alla volta.

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