M. Gli ultimi giorni dell'Europa
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Triennio 1938 - 1940: tempo di guerra e di scelte
Dopo “M. Il figlio del secolo” (Premio Strega 2019) e “M. L’uomo della provvidenza”, torna in libreria Antonio Scurati con il terzo volume dedicato al fascismo italiano e a Benito Mussolini, leader e portavoce della dittatura. Con questo terzo capitolo ad essere oggetto della narrazione è il triennio che oscilla tra il 1938 e il 1940.
In libreria dallo scorso 14 settembre 2022, “M. Gli ultimi giorni dell’Europa” si trova ad entrare nel vivo di un periodo storico buio e oscuro. Se in “M. Il figlio del secolo” conoscevamo dell’ascesa di Mussolini, del chi era e del movimento, se in “M. L’uomo della provvidenza” ci trovavamo tra i salotti neofascisti e non e davanti a un romanzo meno dinamico e più statico, in “M. Gli ultimi giorni d’Europa” affrontiamo le leggi razziali, la scellerata e folle alleanza con la Germania nazista, l’opportunismo di Mussolini, il fascismo e il suo incedere e trascinare, il cadere sempre più nel baratro dell’Europa.
Tra queste pagine sorge spontaneo chiedersi come nasce una guerra e viene ancora più spontaneo pensare al presente, al nostro vivere attuale. Perché alla fine la guerra è la guerra, che sia di ieri o di oggi, si erge su uno scacchiere governato da altri con pedine che vengono mosse e quasi mai veri vincitori ma solo tante vittime e morte dilagante. Ecco allora che torniamo nel 1938, Mussolini ha quasi 55 anni, l’impero fascista si estende dal Brennero all’Albissinia ed è stata da lui proclamata l’uscita dalla Società delle Nazioni. In treno, alla nuovissima stazione Ostienze, sta per sopraggiungere il convoglio di aquile e croci uncinate su cui viaggia Aldof Hitler insieme alla sua delegazione di gerarchi per quella visita che toccherà le tre principali città italiane e cioè Firenze, Roma, Napoli. Solo poche settimane sono trascorse dall’Anschluss dell’Austria e della prima “informazione diplomatica” in cui si parla di “questione ebraica” in Italia ma ancora esiste la convinzione dell’attendere, dell’aspettare, dell’aspettare che la brama di potere e potenza si arresti da sola. Lo stesso Renzo Ravenna, avvocato decorato nella Grande guerra e fascista zelante, ne è convinto anche se non riesce a comprendere quella linea presa con l’approvazione delle “leggi razziali”. Una convinzione che al tempo ha portato gli Stati Europei ad attendere, a sottovalutare e infine a essere schiacciati da una verità troppo a lungo negata. Maggiore è ancora lo sgomento quando legge che Nello Quilici, amico giornalista a capo del giornale, appoggia il decreto di espulsione dalle scuole di qualsivoglia alunno di origine ebraica. Margherita Sarfatti che in passato aveva iniziato Mussolini alla diplomazia paga con l’esilio le proprie origini ebraiche essendo oltretutto sostituita da Clara Petacci, giovane fascistissima. Non c’è limite alla provvidenza, tutto sembra andare per “la giusta strada”, tutto sembra percorrere un destino di vittorie e successi per quell’impero inarrestabile e fiero di sé. Galeazzo Ciano, genero del Duce e ministro degli Esteri, si dedica all’invasione dell’Albania ignorando le informative sempre più inquietanti e allarmanti provenienti da Berlino. Ma può davvero Mussolini influenzare le decisioni del Fuhrer? L’Italia è impreparata alla guerra, egli sembra angosciato, eppure, il delirio si porta avanti e quel 10 giugno 1940 eccolo affacciarsi a Palazzo Venezia per annunciare al mondo quelle decisioni irrevocabili di cui la Storia ci ha portato memoria.
Metafora apocalittica dal già titolo, romanzo-romanzo, storia nella Storia, Storia nella storia, ecco che viene ricomposta l’immagine di un puzzle dalle dimensioni corpose e valorose, immagini che riportano l’Italia a riflettere su quella guerra che ha rappresentato un gigantesco equivoco nonché la più grande macchia. Ma nulla tra queste pagine è lasciato al caso. Né la stesura, né l’evoluzione dei contenuti, né l’evolversi di una vicenda che accompagna in un susseguirsi ben cadenzato e ancor meno il logo e la copertina rappresentati dalla M di Mussolini stilizzata dagli esperti degli anni Trenta, al colore nero della lettera su sfondo bianco in cerchio con campo rosso attorno. Scelta visiva d’impatto ma anche significativa perché ci fa comprendere sin dal primo sguardo chi è il protagonista del libro, quali vicende regnano, e il come il Fascismo divenne succube del Nazismo.
Non mancano alcuni piccoli refusi, non mancano alcune imprecisioni storiche che possono starci stante il lavoro di costruzione ma che si potrebbero correggere nelle prossime ristampe (a titolo di esempio a pagina 60 si parla di Alessandro Preziosi quale capo indiscusso dell’antisemitismo fascista quando in realtà fu Giovanni Preziosi a esserlo, o ancora a pagina 85 si parla di Romano Ravenna, ultimo figlio del podestà Renzo Ravenna, quale “battezzato” ma occorre ricordare che non esiste il sacramento del battesimo inteso in senso cattolico nell’ebraismo).
Interessante anche la scelta narrativa impostata in questi tre volumi nel focalizzare sulla figura del primo leader, interessante quanto capace di suscitare riflessioni per la grande complessità della personalità stessa con tutti i suoi “cambiamenti di bandiera”, scelte, azioni e decisioni. Vasta la trattazione del periodo storico nonché delle tematiche, ampio lo spazio che viene rilasciato alla persecuzione ebraica anche per mezzo della voce di due ebrei fascisti. Circa 1/3 del libro ne è oggetto ed è specchio, quale scelta, secondo il modesto parere della scrivente, di una necessità del nostro tempo di ricordare e meditare sulle nostre scelte, sui paradossi, sul clima sempre più pregnante e particolare di ieri e di oggi.
Nel complesso, una lettura intrigante, travolgente, che si legge in modo rapido, composta da brevi e rapidi capitoli, avvalorato da documenti storici ufficiali, dal ritmo incalzante e anche i tratti di una fiction. Una prova ancora più corposa delle precedenti, uno scritto che entra ancor più nel vivo della fase fascista. Da leggere.