Ludus in fabula
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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Una sanguinosa caccia al tesoro
Ludus in fabula è un giallo storico. L’ultimo di Danila Comastri Montanari che ha come protagonista il senatore detective Publio Aurelio Stazio; serie iniziata con Mors tua, che ha registrato un ottimo successo di pubblico. Danila Comastri Montanari è divenuta, infatti, un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del giallo storico, ma non solo: anche per gli estimatori delle civiltà antiche.
Il libro è ambientato nell’antica Roma nell’anno 47 d.C., dove una nuova caccia al tesoro imperversa tra i suoi abitanti con furore: è un gioco facile, alla continua e sollecita ricerca di indizi, elementare e quasi infantile:
“E’ un nuovo gioco molto in voga nell’Urbe, nel quale si devono trovare indizi misteriosi, che è necessario interpretare correttamente per recarsi poi in determinati posti della città, dove vengono lasciate altre tracce, atte a loro volta a dirigere i concorrenti in un luogo ancora diverso. E tutto ricomincia da capo.”
E’ durante una di queste cacce che Pomponia, grande amica del senatore Publio Aurelio Stazio, si imbatte in un macabro ritrovamento: una mano umana giovane, completamente mozzata, abbandonata sul basamento di una statua. E’ troppo per lei, che perde i sensi. Riavutasi non può che recarsi alla porta del suo buon amico, il senatore, per chiedergli di risolvere un caso così macabro. Non solo sarà presto chiaro che quello che all’inizio pare essere solo un modo ludico per trascorrere il tempo, in realtà è “un gioco di morte” che dissemina cadaveri innocenti. Infatti:
“quello che aveva avuto inizio come un banale gioco, ora si rivelava invece come una serie di omicidi tesi a colpire i deboli tra i deboli, bambinetti senza famiglia, senza casa, senza nessuno a difenderli, poveri rifiuti umani abbandonati come bestie selvatiche in una città spietata.”.
Ed ecco come gli interventi di Publio Aurelio Stazio e dei suoi uomini di fiducia quali Castore e il fido amministratore Paride e l’anatomopatologo Ipparco possono mettere fine a una così lugubre e pericolosa messa in scena. Il senatore non è nuovo a rivestire i panni del detective, infatti:
“Publio Aurelio Stazio è l’ultimo rampollo della nobilissima famiglia degli Aureli, che fa risalire le proprie origini ad Anco Marzio. Cresce con poche attenzioni da parte del padre, suo omonimo, uomo autoritario e violento, e della madre, che dopo aver divorziato, si risposa per ben cinque volte e va a vivere in Oriente. Lui cresce con la nutrice Aglaia. Acquisisce la sua fortuna a sedici anni quando il padre muore in un banchetto, lasciando padrone di un ingente ed immenso patrimonio. Ciò gli permette di soddisfare tutte le sue ambizioni: viaggiare, studiare filosofia, e soprattutto corteggiare ed amare tante donne. Risulta allergico al matrimonio, tanto che la sua unione con Flaminia, che sposa a ventidue anni, ha vita breve e va in frantumi dopo la morte del figlio ancora in fasce. (…) Si consola con numerose amanti, con poca o nessuna attenzione alle loro condizioni sociali, grazie alla sua ricchezza, al suo carisma e al suo bell’aspetto. (…) Come se la vita sentimentale, i libri, gli amici e la politica non fossero abbastanza per lui, si ritrova immerso in vari delitti. Contando su vari aiutanti.”.
Il libro è di affascinante lettura. Unisce perfettamente una trama ricca di pathos e di mistero all’amore per le civiltà del passato, descritte con rara minuzia di particolari e di conoscenze. L’antica Roma è dipinta con tratti sapienti e precisi. Una Roma che pare di toccare con mano tanto è vera e viva. La Roma di epoca imperiale con il alto gloria, smodata ricchezza, spesso viziosa depravazione e in basso povertà , fame, superstizione, schiavismo, delinquenza.. Una ricostruzione storica e di costume da leccarsi i baffi! Inoltre un uso ricercato di termini latini spiegati alla fine del testo che arricchiscono e completano la narrazione. Un viaggio nel passato, antico e fascinoso, per comprendere ed accettare un presente, a volte difficoltoso e malagevole. Un trait d’union tra ciò che è e ciò che è stato di rara bellezza. Uno studio e una passione per le civiltà antiche che traspaiono in maniera evidente per tutta la lettura, resa per questo ancora più affascinante ed intrigante.